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C’è un po’ di Londra al Chiostro del Bramante

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Il Chiostro del Bramante © il Deutsch-Italia
Il Chiostro del Bramante © il Deutsch-Italia
La mostra © il Deutsch-Italia

La mostra © il Deutsch-Italia

Quando si pubblica una foto sui social network è sempre forte la tentazione di usare uno dei “filtri” disponibili sulle applicazioni per cellulari, al fine di mostrare il proprio scatto nella migliore qualità possibile. La realtà, nella sua imperfetta bellezza e nella sua reale crudezza, sembra fare paura all’essere umano dei nostri giorni, influenzato dalle patinate immagini appunto dei cosiddetti influencer, dove ogni particolare è ritoccato ad arte per sublimare l’utopia di una perfezione inarrivabile. Se si sceglie di lanciarsi nella battaglia all’ultimo like, con una fotografia che non è stata preventivamente corretta, è quasi d’obbligo specificare che l’immagine è assolutamente “#nofilter”.

Il Chiostro del Bramante © il Deutsch-Italia

Il Chiostro del Bramante © il Deutsch-Italia

Il Chiostro del Bramante di Roma, pienamente al passo con i tempi degli smartphone sempre a portata di flash, ha fatto dell’hashtag “no filter” il sottotitolo della mostra in corso fino al 23 febbraio del 2020, la prima in Italia che riunisce due tra i più significativi esponenti della pittura novecentesca mondiale: Francis Bacon e Lucian Freud.

È la realtà nuda e cruda, senza filtro, quella ritratta nei dipinti prestati dalla Galleria di Arte Moderna e Contemporanea Tate di Londra per allestire l’esposizione “Bacon, Freud, la Scuola di Londra”, con la curatela di Elena Crippa.

La struttura, dalle linee classiche tipicamente rinascimentali, progettata nel 1500 circa dall’architetto Donato Bramante, ha accolto nelle sue sale oltre 45 opere tra dipinti, disegni, incisioni, che ripercorrono il periodo della scuola londinese tra il 1945 e il 2004, attraverso la pittura di 6 diversi artisti, tra cui due di origine tedesca, che trovarono nella città di Londra il luogo ideale per lavorare, vivere ed esprimere la propria arte. I temi affrontati nei lavori di Francis Bacon, Lucian Freud, Leon Kossoff, Michael Andrews, Frank Auerbach e Paula Rego, sono variegati, ma riconducibili ad un unico comune denominatore: la pittura come strumento della rappresentazione della realtà che dirige la mano dell’artista per descrivere la vitalità e la fragilità della natura dell’uomo.

Girl with a kitten - L. Freud © il Deutsch-Italia

Girl with a kitten – L. Freud © il Deutsch-Italia

L’esposizione si apre con Lucian Freud, il nipote del padre della psicanalisi Sigmund. Nato a Berlino nel 1922, Lucian emigrò a Londra con la famiglia nel 1933, dopo l’ascesa di Hitler al potere, e nella Capitale londinese ha vissuto e operato fino al 2011. Freud ha incentrato la sua arte sulla figura umana ritratta attraverso sessioni estenuanti di posa dal vivo poiché, come lui stesso sosteneva, «i miei ritratti devono essere ritratti di persone, non simili alle persone (…) il materiale pittorico è la persona. Voglio che la pittura sia carne». L’opera di Freud scelta per accogliere il visitatore è “Girl with a kitten”, in cui Lucian ritrasse la sua prima moglie, Kathleen Garman, nell’atto di stringere un gattino dagli occhi verdi, quasi terrorizzati. Ogni particolare è delineato con cura e il ritratto diventa vivo mediante il riflesso della luce nelle grandi iridi della donna, le sue labbra carnose, l’elettricità dei capelli che scompiglia il tratto netto della lucida chioma castana, la forte presa del gattino.

Head of E.O.W. - Auerbach © il Deutsch-Italia

Head of E.O.W. – Auerbach © il Deutsch-Italia

In questa prima sezione della mostra, un altro ritratto che cattura l’attenzione del visitatore è “Head of E.O.W.” di Frank Auerbach, artista tedesco nato a Berlino nel 1931 e mandato dalla famiglia a Londra nel 1939– dove vive e lavora tuttora – per sfuggire alle persecuzioni naziste.

La donna ritratta, con carboncino e pastello su carta, è Estella Olive West, che Auerbach incontrò nel 1948 durante uno spettacolo teatrale in cui recitavano insieme, e con cui ebbe una lunga relazione. In questa opera, particolarmente suggestiva nei suoi tratti drammatici, è visibile uno strappo sulla fronte, causato dalla maniacale ricerca della perfezione che portava l’artista a cancellare e ridisegnare usurando la carta.

L'Urlo - Francis Bacon © il Deutsch-Italia

L’Urlo – Francis Bacon © il Deutsch-Italia

Oltre a Lucian Freud, la punta di diamante di questa mostra è Francis Bacon, artista di origini australiane, ma nato a Dublino nel 1909 e, successivamente trasferitosi a Londra nel 1926 prima, e nuovamente nel 1930, dopo un periodo passato tra Parigi e Berlino. Notoriamente Bacon rappresentava la figura umana in maniera distorta, riflettendo il senso d’angoscia della Gran Bretagna del Dopoguerra. L’urlo dell’uomo in giacca e cravatta nell’opera “Study of a portrait”, sembra materializzare il rumore sordo dell’abisso nero che fa da sfondo. L’intensità dell’angoscia umana esce dalla tela e travolge anche chi la osserva.

The sitting room - Auerbach © il Deutsch-Italia

The sitting room – Auerbach © il Deutsch-Italia

Non ci sono solo ritratti, ma anche scene di vita quotidiana, come nel dipinto “The sitting room” di Auerbach, che descrive, con colori caldi e pennellate consistenti, il salotto di Estella Olive West, nel suo appartamento nella zona Nord di Londra, visitato regolarmente dall’artista tedesco.

Una sezione molto interessante della mostra è quella dedicata ai nudi di Freud, in cui l’anatomia delle forme è scolpita da un esemplare gioco di luci ed ombre che conferisce alla carne umana la vitalità reale, che è una caratteristica fondamentale nella tecnica dell’artista tedesco.

The dance - Paula Rego © il Deutsch-Italia

The dance – Paula Rego © il Deutsch-Italia

Non si può rimanere indifferenti alle diverse fasi della vita di una donna che danzano nel dipinto di Paula Rego, pittrice portoghese nata a Lisbona nel 1935 e trasferitasi a Londra nel 1951, dove tuttora vive e lavora. Nell’opera “The dance”, il movimento delle figure trova il suo contrasto nella staticità dell’edificio sullo sfondo, ispirato ad una fortezza usata come luogo di prigionia e di tortura durante la dittatura di Estado Novo.

Particolarmente intensa è l’inquietudine che emerge dal dipinto “Melanie and me swimming”, di Michael Andrews, pittore britannico nato a Norwich nel 1928, che visse e operò a Londra fino al 1995. Andrews ha trasformato la serena immagine di un padre che insegna alla propria figlioletta a nuotare in uno scenario cupo, dove la bimba ha uno sguardo atterrito e la gradazione del colore scuro usato per l’acqua fa sembrare il laghetto di montagna un profondo abisso.

Il nuoto è protagonista anche nella tela “Children in the swimming pool” di Leon Kossoff, pittore inglese nato nel 1926, che è vissuto ed ha operato a Londra fino al 4 luglio scorso. In questo dipinto però l’effetto è totalmente diverso rispetto a quello di Andrews: la visione dello spazio è ampia e le pennellate dai vividi colori trasmettono a chi guarda l’energia dei movimenti e le voci dei soggetti rappresentati.

Un ulteriore elemento da notare in questa mostra è l’uso essenziale delle luci che illuminano soprattutto le opere d’arte, lasciando le sale in una suggestiva penombra che porta il visitatore a concentrarsi maggiormente sui lavori esposti e a contemplare la profondità dell’esistenzialismo umano rappresentato negli stessi.

 

Bacon, Freud e la scuola di Londra


© Youtube Chiostro del Bramante

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Concetta De Mauro
Nata a Taranto, vive e studia a Roma. Laureanda in Giurisprudenza presso l'Università "La Sapienza" di Roma, ama il mare e il rispetto dell'ambiente. Le sue passioni: arte, letteratura, teatro e cinema.

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