Come dire: l’altra faccia delle medaglie. Ricordate la canzone di Paolo Conte? “E i francesi che si incazzano…”. Questa volta a… non prenderla bene, anche se non certo contro gli italiani, bensì contro loro stessi, sono i tedeschi. Tutt’altro che soddisfatti del bilancio a cinque cerchi della Germania. Almeno, secondo il quotidiano popolare “Bild”, che si domanda se sia convenuto mezzo miliardo di denaro dei contribuenti per le “sole” 37 medaglie conquistate dagli atleti con la bandiera nero-rosso-oro ai giochi di Tokio appena conclusi.
In effetti ai commentatori del quotidiano tedesco (e non solo) il 9° posto nel medagliere dietro la non certo amata Francia e appena davanti l’altrettanto non proprio diletta Italia – a pari merito quanto ad ori (10), un argento in più, ma 3 medaglie in assoluto in meno rispetto alle 40 degli azzurri – non è andato giù: «È stato il peggior bottino di medaglie dalla riunificazione». Per fare un paragone, scrive il giornale, «nelle Olimpiadi del 1992 (a Barcellona, n.d.r.) ci furono 92 medaglie, delle quali 32 d’oro».
Così mentre dai noi giustamente si esulta davanti al record di podi fatto registrare dai nostri rappresentanti, si leva alta la lamentela teutonica, come spesso capita in simili deludenti situazioni non necessariamente o non solo sportive. In soldoni: tirando le somme, tra quelli versati dal ministero degli Interni alle federazioni di punta (317) e quelli del ministero della Difesa sotto forma di aiuti alle formazioni sportive militari (186), nel periodo dal 2017 al 2021, sono stati spesi 503milioni di denaro pubblico. Facendo un calcolo un po’ sbrigativo la “Bild” sottolinea che ogni medaglia è costata 13,6milioni di euro. Però, bontà sua, salva dal computo quella d’oro del tennista Zverev «che al contribuente non è costata un centesimo, in quanto il professionista non ha mai beneficiato delle sovvenzioni pubbliche allo sport».
Particolarmente deludenti, secondo i commentatori sportivi tedeschi, sono stati i risultati in discipline come il tiro (nessuna medaglia), e negli sport di squadra (calcio, hockey, palla a mano, basket) ugualmente senza podi. Per non parlare del fatto che nell’atletica leggera, un tempo prateria di conquiste aperte per la Germania (sia dell’Ovest sia dell’Est), ben 90 partecipanti hanno riportato a casa appena tre medaglie. Ci si consola con judo (3 medaglie), lotta (3), tennis da tavolo (2) e 4 medaglie in totale nelle discipline equestri.
Pessimista la “Bild” anche sul prossimo futuro olimpico della Germania. Ma la colpa sembra essere tutta del Covid! «A causa della pandemia si è verificata una falla gigantesca soprattutto nello sport agonistico giovanile. Nazioni come Australia o Nuova Zelanda, che durante il Corona (i tedeschi usano soprattutto questa parola per definire la pandemia, n.d.r.) si sono chiuse completamente concentrandosi a tutto gas nello sport ci sono sfuggite (passi per l’Australia, ma la Nuova Zelanda…n.d.r.)».
Quanto al numero 1 del CIO, il tedesco Thomas Bach, «vincitore o perdente?» è stata la domanda retorica. Diplomatica la risposta: «Il presidente del CIO ha imposto i giochi con la frusta, a dispetto dei timori di tutto il mondo. Quasi tutti gli sportivi lo ringraziano. Il suo azzardo con 11mila olimpionici è andato alla fine bene. Il CIO riceve per il ciclo olimpico con i giochi invernali del 2018 in Corea del Sud e quelli di Tokio circa 4,1miliardi di euro in diritti televisivi, il 90 per cento dei quali distribuiti tra gli altri alle federazioni sportive mondiali e ai comitati olimpici. In aggiunta ci sono 1,9miliardi di euro dagli sponsor».
Appena accennato, nel bilancio della “Bild”, il tema doping. Anche al riguardo, però, nonostante i media germanici siano stati in generale molto meno scettici o sospettosi di quelli britannici o d’oltre Atlantico nei suoi confronti, non è mancata una stoccatina al nostro velocista Marcell Jakobs. Riconoscendo che ci sono stati pochi casi dichiarati di abuso di sostanze vietate, il giornale sembra voler invitare all’attesa: «L’argomento è aperto. L’aspetto negativo della lotta al doping è che spesso casi positivi vengono scoperti anni dopo attraverso le analisi successive. C’è già un polverone sul doppio vincitore olimpico italiano Lamont Jakobs, perché c’è un’inchiesta sul suo ex nutrizionista. Jakobs è stato testato meno di altri top-sprinter, a Tokio si è estremamente migliorato».
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