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La collezione Thannhauser, da tesoro privato a patrimonio collettivo

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van Gogh Paesaggio con la neve © Solomon R. Guggenheim Foundation, New York
van Gogh Paesaggio con la neve © Solomon R. Guggenheim Foundation, New York
Henri Rousseau © Solomon R. Guggenheim Foundation, New York

Henri Rousseau © Solomon R. Guggenheim Foundation, New York

Cézanne, Degas, Manet, Picasso, Van Gogh e tanti altri artisti di fama internazionale, riuniti insieme nella collezione Thannhauser, che, dal Museo Guggenheim di New York, torna finalmente nel Vecchio continente con un mini tour partito più di un anno fa dal Museo Guggenheim di Bilbao, passata per l’Hôtel de Caumont di Aix en Provence e approdata infine al Palazzo Reale di Milano, dove sarà in mostra fino al 1° marzo 2020. Significativa la decisione del Museo Guggenheim di New York di esporre opere così prestigiose nella città meneghina: «La scelta di Milano da parte del Guggenheim è la più chiara conferma del ruolo ormai primario della nostra città nel quadro del sistema espositivo internazionale» spiega Giuseppe Sala, sindaco della metropoli lombarda, e aggiunge: «Molti dei maestri in mostra ebbero un rapporto privilegiato con le avanguardie milanesi, e in generale con il milieu culturale della città che fin dal primo Ottocento fu motore di innovazione per le arti». La mostra, promossa e prodotta da Comune di Milano, Palazzo Reale e MondoMostre Skira, ed organizzata in collaborazione con la Fondazione Solomon R. Guggenheim, è curata da Megan Fontanella, conservatrice di arte moderna al Guggenheim di New York.

Non si può apprezzare fino in fondo l’esposizione senza conoscere la storia della famiglia Thannhauser, la storia di una famiglia alla continua ricerca di bellezza e verità, con la costante voglia di guardare al futuro, in una realtà complessa e sempre più ostile.

Claude Monet © Solomon R. Guggenheim Foundation, New York

Claude Monet © Solomon R. Guggenheim Foundation, New York

Nel 1900 Heinrich Thannhauser inaugurò la propria Galleria di Arte Moderna in uno dei palazzi più eleganti del centro di Monaco di Baviera con l’ambizione di promuovere “tutto ciò che è nuovo, potente, diverso e moderno nella migliore accezione”. Ad Heinrich premeva, da un lato, portare i propri connazionali a conoscenza di nuove forme d’arte provenienti da altri Paesi europei, in particolare dell’arte francese del tardo Ottocento, dall’altro, promuovere il genio di artisti giovani e desiderosi di sfidare i canoni artistici tradizionali, sempre meno adatti ad esprimere il frenetico evolversi degli eventi e della società propri del Secolo breve. Fu così che in breve tempo la Moderne Galerie divenne il punto di riferimento per critici e collezionisti, come Paul Cassirer e Paul Durand-Ruel, che collaborarono con Thannhauser all’allestimento di numerose esposizioni, e, allo stesso tempo, il trampolino di lancio per molti artisti emergenti, giovani, tedeschi e non solo. Tra questi ultimi vi furono, per esempio, gli appartenenti al gruppo espressionista Der blaue Reiter, di cui la galleria ospitò nel 1911 la prima esposizione, frutto della collaborazione già avviata un paio di anni prima con Vasilij Kandinskij. La Moderne Galerie lasciava spazio alle più dirompenti ed irriverenti modalità di espressione, tanto che proprio lì fu organizzata la prima mostra tedesca dei Futuristi italiani: le avanguardie erano pane per i denti della famiglia Thannhauser, affamata di novità e innovazione.

Pablo Picasso Donna dai capelli gialli © Solomon R. Guggenheim Foundation, New York

Pablo Picasso Donna dai capelli gialli © Solomon R. Guggenheim Foundation, New York

Nel 1913 la galleria ospitò la prima grande esposizione di Pablo Picasso in Germania. Questo evento rappresentò una svolta tanto nella vita dell’artista spagnolo quanto in quella dei Thannhauser, in particolare di Justin, il figlio di Heinrich, con il quale Picasso strinse una solida e sincera amicizia che portò i due ad una lunghissima collaborazione. La famiglia Thannhauser infatti entrò in possesso di opere emblematiche per seguire l’evoluzione dell’arte picassiana – basti pensare che al Guggenheim ne donò ben 32, 12 delle quali possono essere ammirate nella mostra di Palazzo Reale. Tra queste ultime, degne di nota sono senz’altro Le moulin de la galette (1900), che Picasso dipinse giovanissimo a Parigi e che testimonia l’inziale vicinanza agli impressionisti francesi, Fernande con una mantilla nera (1905-1906), opera di ispirazione fauvista, in cui è già presente un accenno di quell’esplorazione dello spazio e delle forme che lo porterà, anni dopo, al cubismo e Donna dai capelli gialli (1931), ritratto dell’amante Marie Thérèse Walter, segno di un radicale cambiamento nello sviluppo artistico picassiano. Infine, non si può evitare di sorridere guardando Aragosta e gatto, simpatica tela che l’artista regalò a Justin nel 1965 in occasione del suo secondo matrimonio, e che testimonia tutto l’affetto e la gratitudine del pittore nei confronti del gallerista.

Manet Davanti allo specchio © Solomon R. Guggenheim Foundation, New York

Manet Davanti allo specchio © Solomon R. Guggenheim Foundation, New York

Il ruolo di Justin nella fortuna internazionale e nello sviluppo della galleria di famiglia fu cruciale: durante gli studi a Berlino, Firenze e Parigi, conobbe i mercanti e critici d’arte più in vista dell’epoca, con i quali intrattenne frequenti contatti. A lui si deve l’apertura, nel 1927, della terza e più importante galleria a Berlino (la seconda era stata inaugurata a Lucerna nel 1919 e affidata al cugino Siegfried Rosengart), il cui Il successo fu coronato dalla straordinaria mostra di Henri Matisse del 1930. Justin intuì il potenziale della Capitale tedesca come sede ideale per il dialogo e lo sviluppo artistico, crocevia delle suggestioni provenienti da tutta Europa, a differenza di Monaco, poco propensa ad accogliere gli stimoli delle avanguardie che, con il loro linguaggio schietto e rivoluzionario, suscitarono accese polemiche e portarono i Thannahuser ad optare per la chiusura della Moderne Galerie (1929). Justin non poteva però immaginare quale piega avrebbe preso la storia di lì a pochi anni, trasformando anche la vivace Berlino in una città profondamente chiusa e intollerante.

Cézanne Natura morta fiasco, bicchiere e brocca © Solomon R. Guggenheim Foundation, New York

Cézanne Natura morta fiasco, bicchiere e brocca © Solomon R. Guggenheim Foundation, New York

Negli anni Trenta, a seguito dell’affermazione del Nazionalsocialismo, infatti, la situazione precipitò per i Thannhauser, ricchi ed ebrei. A seguito della morte di Heinrich (1934), occorsa durante un tentativo di fuga verso la Svizzera, e dell’applicazione della Reichsfluchtsteuer, che sancì la confisca della galleria di Berlino (1937), Justin dovette trasferirsi a Parigi, dove rimase fino al 1940, quando l’avanzata delle truppe naziste non risparmiò nemmeno la galleria aperta in Rue de Miromesnil. La famiglia Thannhauser fu costretta ad emigrare oltreoceano e ad abbandonare la cupa Europa. A New York, Justin continuò a dedicarsi alla collezione e ad ampliarla, ma nel 1963, dopo la morte della prima moglie, l’amata Käthe, successiva a quella dei due figli (Heinz, ucciso in Italia durante la Seconda Guerra Mondiale, e Michael, suicidatosi nel 1952), si decise a donare una selezione di opere alla neonata fondazione Guggenheim di cui sposava la missione: portare l’arte contemporanea al cospetto del grande pubblico. Con quello che Domenico Piraina, direttore di Palazzo Reale, definisce “gesto di civiltà e di altruismo”, Justin Thannhauser dichiarò: “L’opera di tutta la mia vita trova infine il suo significato”.

Pablo Picasso Aragosta e gatto © Solomon R. Guggenheim Foundation, New York

Pablo Picasso Aragosta e gatto © Solomon R. Guggenheim Foundation, New York

Dopo la morte di Justin (1976), la seconda moglie, Hilde Breitwisch, donò le restanti opere della collezione alla Fondazione Guggenheim, e dal 1978 sono parte integrante del Museo Guggenheim di New York.

Mai prima d’ora la collezione era stata prestata ad istituzioni europee, e anche per questo sta attirando centinaia di visitatori ogni giorno. In occasione della mostra sono stati organizzati laboratori didattici per bambini e ragazzi con l’obiettivo di accrescere in loro curiosità e interesse per l’arte contemporanea, oltre che per suscitare domande e stimolare la loro fantasia, portando forse a compimento quello che Justin Thannhauser aveva solo in parte realizzato: rendere l’arte accessibile a tutti e fare di essa un veicolo per imparare, crescere e migliorarsi.

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Cittadina del mondo, viaggiatrice e lettrice infaticabile, laureata in filosofia, ha scoperto la Germania durante gli studi universitari e da allora non può farne a meno. Collabora con "Comunicazione Filosofica".

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