In Germania non lo si vedeva da qualche tempo. Adesso “il Trap” è tornato. Con il suo sorriso Giovanni Trapattoni irrompe ancora una volta nelle case e nei principali luoghi pubblici tedeschi grazie alla nuova campagna pubblicitaria di una nota catena di supermercati. Lo slogan sfrutta in tempi di crisi da Corona-Virus quel “Flasche leer”, una delle frasi simbolo della sua celebre, indimenticabile “Wutrede”, il “discorso della rabbia”, come ribattezzarono i tedeschi la leggendaria conferenza stampa nella sede del Bayern Monaco del 10 marzo 1998, due giorni dopo la sconfitta della sua squadra in Bundesliga contro lo Schalke 04 per 0-1. E che nessuno, in Germania, ha dimenticato. Perché “Flasche leer”, “was erlauben Strunz”, e soprattutto “Ich habe fertig”, non soltanto stravolsero in grammatica, sintassi e quant’altro la lingua di Goethe preveda, ma sono entrate e rimaste da allora nel linguaggio corrente di tutti i tedeschi. Un mito anche in Germania, Giovanni Trapattoni, che allenò il Bayern per tre stagioni di Bundesliga (1994-95, e dal 1996 al 1998), vincendo un campionato (1997), una Coppa di Germania Cup (1998) e la allora Coppa di Lega (1997). Neppure in suo meno felice ritorno in terra tedesca, sulla panchina dello Stoccarda (stagione 2005-2006, con esonero prima del termine) riuscì a scalfire la popolarità del personaggio anche in questo Paese.
“Flasche leer” (letteralmente tradotto: “bottiglia vuota”) fu la frase-metafora con la quale Trapattoni intendeva scuotere alcuni giocatori del Bayern, che a suo avviso non avevano dato il giusto rendimento in campo. Stavolta il messaggio, ironico, invita simpaticamente i consumatori che fossero rimasti a corto di bottiglie di una marca birra, perché svuotate, a ricomprarle al supermercato in questione. Beninteso, sottolinea il Trap con il gesto della mano sinistra, riportando in cambio di quella piena una bottiglia vuota. “A rendere” come diciamo noi, “mehrweg” (multiuso) come dicono i tedeschi.
Giovanni Trapattoni non è certo alla sua prima esperienza come testimonial pubblicitario. Anche in Germania. Gli spot televisivi di alcune sue campagne del passato sono rimasti ugualmente leggendari quasi quanto la sua “Wutrede”.
Basti pensare a quelli per la campagna di una nota marca di yogurt tedesca, ma assai diffusa anche in Italia. O alla promozione di un’indistruttibile lavatrice, sempre teutonica. Per non parlare di quella dei veicoli commerciali della Fiat, passando per un ghiotto invito a consumare, lui italiano, una nota marca di “Maultaschen”, sorta di ravioloni ripieni, specialità tedesca per eccellenza. Anche noi italiani lo ricordiamo per le impossibili, quanto divertentissime, “creazioni” nella nostra lingua. Come il detto “non dire gatto se non ce l’hai nel sacco”.
Giovanni Trapattoni, che ha compiuto 81 anni il 17 marzo scorso, non allena più dal settembre 2013, quando concluse la sua esperienza come “ct” dell’Irlanda. Alle spalle una carriera di calciatore, cominciata da giocatore nel Milan nel 1957, e terminata nel 1972 a Varese (una sola stagione, n.d.r.) e di allenatore di Milan, Juventus, Inter, Cagliari, Fiorentina – per citare i club italiani – oltre che Bayern, Stoccarda, Benfica e Salisburgo all’estero. Ma come dimenticarlo sulla panchina degli azzurri dal 2000 al 2004? Inutile ricordare qui tutto quello che ha vinto. Ora vive a Cusano Milanino, il paese lombardo dove è nato, con la moglie Paola. E come si può notare, non ha ancora nessuna intenzione di mettersi da parte. Grande Trap!
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