PESSIMISTI
«Helfen Sie mir, Herr Derrick!» «Mi aiuti, Derrick», singulta al telefono uno studente di lettere in una puntata della ventennale serie tedesca. E Derrick salva il giovane bene, che si è lasciato coinvolgere in un traffico d’auto rubate verso l’Europa orientale.
Solo Derrick, nella Germania del dopo unità, sembra in grado di compiere miracoli. Ma anche lui, Horst Tappert, il settantenne attore diventato celebre in 104 Paesi nelle vesti del comprensivo poliziotto di Monaco di Baviera, adesso è stanco.
«Non ne posso più di questa Germania», ha dichiarato; «appena possibile me ne andrò a vivere nella mia villa sul lago di Garda. La Germania diventa sempre meno umana. Sono pessimista per il futuro». Tappert osserva anche che i suoi connazionali sono cambiati: più irritabili, scorretti e pigri. Le mitiche virtù teutoniche sono scomparse ed emergono nuovi difetti, o si accentuano quelli antichi: l’insofferenza e l’arroganza.
Per Derrick dunque l’Italia di Tangentopoli è meglio della Repubblica Federale di Helmut Kohl? A qualcuno verrà voglia di sorridere. Ma non in Germania. Sempre più tedeschi (il 20 per cento per la precisione) nei desideri per l’anno nuovo hanno confessato di voler espatriare. E se ne vanno realmente centomila all’anno. Prima del «muro» erano appena 60mila. Fra i posti preferiti, prima della Francia, e insieme con la Spagna, c’è proprio il nostro Paese.
Forse un sociologo non citerebbe mai Derrick, ma con il commissario della Kriminalpolizei è d’accordo il concittadino Patrick Susskind, l’autore più venduto degli ultimi vent’anni con il suo Profumo, che preferisce vivere in una soffitta (elegante) di Parigi: «La mia piccola, sicura, confortante Repubblica Federale non sarà più quella di prima » aveva previsto nel tripudio della riunificazione.
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