Guida per amare i tedeschi

La Germania aveva gli occhi verdi

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La Germania aveva gli occhi verdi

RAPPORTI (MOLTO) PARTICOLARI

I rapporti bilaterali tra Italia e Germania in fatto di sesso sono semplici e ingannevoli a causa d’un equivoco: avvengono in quella terra di nessuno che sono le spiagge d’estate, in particolare quel tratto che va da Chioggia alle Marche, il Teutonengrìll. In realtà, né Germania né Italia. Una battigia occupata da un esercito invasore il cui arrivo è atteso di anno in anno con trepidazione (economica ed erotica), e che non ha voglia di avanzare oltre la testa di ponte.

II Teutonengrìll come una Dunkerque del sesso, dove è difficile individuare vincitori e vinti. Anzi è impossibile. Ognuno si considera a giusta ragione trionfatore. A parte i pochi, sui due fronti, che al termine delle vacanze non hanno ingaggiato combattimento alcuno. Il malinteso è dunque programmato.

Gli italiani che presidiano le spiagge considerano le tedesche una facile preda, e non comprendono che sono loro invece la selvaggina. Le turiste venute dal Nord giudicano gli indigeni della penisola petulanti e arroganti playboy. Pappagalli, appunto, un’altra parola italiana entrata nel vocabolario tedesco, insieme con «ciao», «libero», «catenaccio», «cappuccino», e poche altre. Sarà vero (sempre meno), ma per il resto dell’anno, nelle rispettive patrie, e anche sull’Adriatico tornato deserto, la verità quotidiana è diversa.

Il giudizio sugli amanti latini, tutto fuoco e passione, non sembra condiviso dalle italiane che li sopportano per gli altri undici mesi. E le tedesche rientrate a casa si trasformano, e respingono con durezza ogni assalto degli eventuali pappagalli che si siano lasciati tentare da una trasferta invernale al Nord.

Molti anni fa, fece sensazione il primo Sex live-show, al Salambò, mitico locale della Grosse Freiheit, la via più sfrenata di St. Pauli, il quartiere del peccato ad Amburgo, gestito dal francese René Durand. La legge tedesca vieta l’atto sessuale in scena, ma le autorità anseatiche chiudevano un occhio, nel clima post «‘68». I giornali parlarono delle performances di «Johnny l’irlandese» e della sua partner e connazionale. Mi venne chiesto un servizio.

La sera che andai al Salambò, non potei assistere al numero. Johnny era in crisi. O meglio era Peppino il calabrese, che si esibiva con una parrucca di riccioli biondi, a incontrare qualche problema, e non di surmenage, benché eseguisse il numero cinque volte al giorno, così mi assicurò. Gli parlai dietro le quinte, e mi costrinse a una seduta psicoanalitica improvvisata. La ragazza si rifiutava di esibirsi da quando aveva scoperto che il partner si era innamorato: con Johnny sì, non con Peppino. Professional is professional, ma come si fa a tradurlo in calabrese?

Era giunto come operaio specializzato, ed aveva presto scoperto questa diversa specializzazione, grazie a resistenza e a tempismo. Peppino «teneva» un’altra ragazza, che esercitava il mestiere più tipico di St. Pauli. «Ho cercato di convincerla a fare il numero con me sul palcoscenico, ma proprio si rifiuta», mi confidò. Assolutamente non capiva le timidezze di una «professionista»: perché ovunque sì, e non sulle gloriose tavole d’un palcoscenico? La terza donna, la «vera» fidanzata di Peppino, era rimasta al paese sul Mar Tirreno, in sua fedele attesa. Ma non giudichiamolo troppo male. Si comportava come Luigi Pirandello che giunto all’Università di Bonn alla fine del secolo scorso si lasciò coccolare dalla bionda figlia dell’albergatore, che gli dava da mangiare cinque volte al giorno e rallegrava il suo esilio. L’ingrato però scriveva a casa lamentandosi che «gli mancava il sole», proprio come un Gastarbeiter qualsiasi. Lasciò Bonn, tornò alla sua Agrigento, sposò la fidanzata, e visse con lei infelice per il resto della vita. Se avesse accettato il posto di assistente a Bonn e sposato la bionda renana, probabilmente avrebbe messo su pancia, e magari scritto romanzi rosa invece dei suoi algidi drammi.

Non rividi più «Johnny» e non so come abbia risolto la sua schizofrenia d’amore (dal mio articolo venne tratto un film senza dirmi grazie), ma i suoi problemi, e quelli di Pirandello, sono comuni a molti italiani che non riescono a orizzontarsi nelle questioni sentimentali in Germania. I tempi sono cambiati dal debutto di «Johnny», ed i sex shows sono entrati in crisi a causa del sesso elettronico dei videotapes, ma qualche problema esiste sempre.

Come far capire che all’apparente liberalità dei quartieri come St. Pauli si accompagna il moralismo del resto della città? Che il sesso viene confinato in un ghetto dove tutto è ammesso, perché al di là della strada o della piazza tutto torna ad essere proibito? Che si rischia l’arresto importunando una passante che magari ha appena finito la sua esibizione in un locale alla «Salambò»? Professional is professional, appunto.

Di equivoco in equivoco, ho l’impressione che i miei connazionali tendano a sottovalutare il «rivale» tedesco. Non frequento Rimini, e forse sotto l’ombrellone saranno distratti, ma quando giocano in casa sono avversari di tutto rispetto, direi i più temibili. So di espormi all’ironia dei compatrioti, ma rischio per amore della verità.

L’uomo tedesco ha fantasia, è romantico e sa parlare alle donne. Magari in latino. Una mia conoscente incontrò da studentessa l’«amore della sua vita», per una calle di Venezia, e lui universitario sceso dal Nord l’abbordò, come un pappagallo, che in tedesco diventa Papagei. Non le fischiò dietro, ma le si rivolse timido con le parole: «Oh tu, pulcherrima puella», senza sbagliare il caso del vocativo. Promosso sul campo.

Il tedesco ha affinato le sue arti per necessità: per ogni scapolo tra i venticinque e i trenta c’è a disposizione solo una mezza Fraùlein. La sua corte sarà alt modisch, cioè antiquata, ma a qualcuna, a più d’una, piace. Italiani in trasferta, ripassate Ovidio.

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Roberto Giardina, dal 1986 in Germania, è corrispondente per il QN (Giorno-Resto del Carlino- La Nazione) e Italia Oggi. Autore di diversi romanzi e saggi, tradotti in francese, spagnolo, tedesco. In Germania è uscito "Guida per amare i tedeschi", "Anleitung die Deutschen zu lieben" (Argon e Goldmann), "Complotto Reale" (Bertelsmann), "In difesa delle donne rosse" (Argon), "Hundert Zeilen", "Berlin liegt am Mittelmeer" (Avinus Verlag), "Pfiff", romanzo sulla Torino degli Anni Sessanta e la rivolta operaia di Piazza Statuto; "Attraverso la Francia, per non dimenticare il Belgio"; "Lebst du bei den Bösen?", "vivi tra i cattivi, la Germania spiegata a mia nipote"; e recentemente "Il Muro di Berlino. 1961-1989".

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