Forse dovremmo essere gratificati. Invece di imitare i tedeschi, sono loro che copiano noi. Dopo l’equo canone deciso a Berlino, il ministro delle Finanze, il socialdemocratico Olaf Scholz, ha reso obbligatorio lo scontrino fiscale. Non ha spaventato gli evasori fiscali, irritato i consumatori e i negozianti, e ha scatenato la rabbia degli ecologisti. Ogni scontrino è troppo lungo, riporta una serie di dati, compreso il nome della cassiera, e l’orario dell’acquisto, preciso al secondo. Il risultato è una striscia di carta di due milioni e 200mila chilometri, sufficiente a fasciare la terra una cinquantina di volte. A quante tonnellate di carta equivale, e a quanti alberi abbattuti?
Gli hanno fatto presente che in Italia, dove il Kassenbon, lo scontrino, esiste da anni, non è servito a bloccare l’evasione fiscale. Ma noi non siamo purtroppo un buon esempio per i prussiani. E la Francia? Mentre Scholz ci copia, i francesi hanno abolito la ricevuta obbligatoria per le “bagatelle”, per le sciocchezzuole, un cono gelato, o un pacchetto di caramelle, ad evitare anche una montagna di spazzatura supplementare. Da settembre per una spesa fino a 10 euro non servirà lo scontrino, a meno che il cliente non lo richieda espressamente. Dall’anno prossimo, aboliti fino ai 20 euro, e dal 2022 fino ai 30 euro.
E l’evasione? Secondo Scholz senza scontrino il Finanzamt, l’Ufficio imposte, perderebbe almeno dieci miliardi di euro all’anno. I tedeschi non pagano le tasse volentieri, le pagano se hanno paura. A nulla è servito l’appello del Handelsverband Deutschland (HDE), l’associazione dei commercianti.
«Il Kassenbon non servirà a niente, dichiara il suo presidente Josef Sanktjohanser, 69 anni, in una lunga intervista alla “Welt”, ma i politici socialdemocratici sono difficili da convincere, e la CDU non si è opposta con forza». Lo scontrino non eviterà l’evasione: con il primo tasto, da sempre, sulla cassa viene registrata l’operazione che non è possibile cancellare senza lasciare tracce, spiega, non importa se lo scontrino viene poi stampato oppure no. E ci sarà un problema per la spazzatura: gli scontrini non possono essere buttati nello stesso bidone dei giornali, la loro carta ha un trattamento chimico particolare, e va riciclata a parte. Si spenderà di più per lo smaltimento: i tedeschi detengono il record mondiale per il consumo di carta. L’anno scorso, a testa hanno buttato 242 chili, tra giornali e imballaggi.
«I politici, continua Sanktjohanser, cercano di guadagnarsi le simpatie degli elettori con queste azioni contro i commercianti, sospettatti di truffare lo Stato, e di praticare prezzi troppo bassi danneggiando gli agricoltori e gli allevatori. Ma il problema è l’offerta troppo elevata rispetto ai consumi. Se i contadini non ricevono abbastanza non è colpa dei commercianti».
Invece di preoccuparsi delle ricevute per pochi euro, il Governo dovrebbe regolare le vendite online, che spesso avvengono evadendo il fisco. In dieci anni, ricorda Sakntjohansen, sono scomparsi 40mila negozi al dettaglio, e ne rimangono 150mila, molti al limite della sopravvivenza. E chiudono soprattutto nei paesi e nei piccoli centri. Spesso, bisogna prendere l’auto per fare la spesa, e andare fino al più vicino supermercato, a decine di chilometri.
Chi controllerà gli scontrini? I poliziotti dovranno fermare i clienti all’uscita del caffè, come dovrebbe avvenire in Italia. Basta controllare gli esercizi di tanto in tanto, conclude, per verificare se la dichiarazione dei redditi è veritiera. Quando abitavo a Parigi, decenni fa, chiesi alla signora della mia lavanderia, che mi rilasciava un conto a matita su un pezzetto di carta, come venisse controllata. «Basta vedere quanto consumo di elettricità, mi spiegò, e quelli del fisco a forfait calcolano quante camicie ho lavato».
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