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Cecilie Hollberg, la tedesca che costudisce il David (e non solo)

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Il David di Michelangelo @ Galleria dell'Accademia di Firenze
Il David di Michelangelo @ Galleria dell'Accademia di Firenze
Cecilie Hollberg @ Galleria dell'Accademia di Firenze

Cecilie Hollberg @ Galleria dell’Accademia di Firenze

Cecilie Hollberg, nata in Bassa Sassonia, a Soltau, studi universitari di Storia, Lettere, Scienze politiche, Lingua e letteratura italiana e tedesca presso le Università di Roma, Monaco e Gottingen, è dal 2015 la direttrice della Galleria dell’Accademia di Firenze. L’odierna Galleria dell’Accademia fu istituita nel 1882, ma la sua nascita risale al 1784, quando il Granduca di Toscana Pietro Leopoldo riorganizzò l’Accademia delle Arti del Disegno, fondata nel 1563 da Cosimo I de’Medici, nella moderna Accademia di Belle Arti. La nuova istituzione occupò i locali del trecentesco Ospedale di San Matteo e quelli del convento di San Niccolò di Cafaggio. Il museo si arricchì con le soppressioni delle chiese e dei conventi ordinate da Pietro Leopoldo nel 1786 e da Napoleone Bonaparte nel 1810. L’evento decisivo per la storia del museo fu il trasferimento del David di Michelangelo da Piazza della Signoria nell’agosto 1873. La scultura più celebre del mondo attese nove anni, custodita in una cassa di legno, la conclusione della costruzione della Tribuna progettata dall’architetto Emilio De Fabris per accoglierla.

Il David di Michelangelo @ Galleria dell'Accademia di Firenze

Il David di Michelangelo @ Galleria dell’Accademia di Firenze

Abbiamo incontrato la dottoressa Hollberg proprio nel giorno in cui il David, che si prepara (speriamo a breve) a “rincontrare” i numerosi visitatori che ogni giorno arrivano da tutto il mondo per ammirarlo, è stato sottoposto ad un esame completo in vista di tale evento. Il lavoro, come ci ha spiegato la direttrice durante il colloquio, comincia dal volto. Tutto viene documentato e fotografato, ogni centimetro di superficie studiato, scrutato e poi spolverato dopo il periodo di chiusura del museo. Sono state anche spolverate tutte le altre opere per il progetto di digitalizzazione ad altissima risoluzione che si sta tenendo nel museo fiorentino.

Dottoressa Holberg, un lungo periodo di chiusura a causa della pandemia di Covid-19. Immagino ci siano molti problemi, ma anche speranze per la prossima riapertura.
Il mio sogno è riportare questo museo a quello che si merita, negli ultimi mesi abbiamo perso molto tempo, ma stiamo recuperando. Stiamo mettendo a posto la struttura e sono stati realizzati dei lavori sui vecchi impianti. Lavori di base che mancavano da decenni. Sulla quale struttura costruiremo il resto. I vecchi impianti comportano dei costi molto elevati di consumo che saranno abbattuti nel futuro. Quindi un nuovo impianto di areazione che sarà in funzione già da fine maggio, con un nuovo percorso in sicurezza secondo le disposizioni ministeriali. Puntiamo di connettere il Museo con il mondo internazionale.

Ma il sogno, che si sta già realizzando, è anche la galleria in GIGAPIXEL, uno dei progetti dietro le quinte partati avanti dal museo, ossia una campagna di acquisizione digitale della nostra preziosa collezione. Si tratta di una tecnica di ripresa fotografica ad altissima risoluzione, ottenuta tramite l’unione di più macrofotografie di dettagli di uno stesso soggetto, che consente ingrandimenti di gran lunga superiore a ciò che l’occhio umano può percepire con una resa di colori, toni, dettagli e nitidezza altrimenti non raggiungibili. Il progetto ha preso avvio in fase sperimentale nell’agosto del 2019 con l’acquisizione del Trittico della Pentecoste di Andrea Orcagna, all’epoca in restauro. Ora si procede nelle sale del museo con le riprese di oltre 50 dei maggiori capolavori in collezione, spaziando dalle grandi pale, da Perugino a Bronzino, all’Allori, ai preziosi fondi d’oro, fino ad arrivare alla sezione degli strumenti musicali, senza dimenticare le sculture in gesso ed il modello in terra cruda del Ratto della Sabina del Giambologna.

L’acquisizione in Gigapixel delle opere dell’Accademia

Quando riapre al pubblico la Galleria dell’Accademia?
La Galleria dell’Accademia di Firenze riapre finalmente martedì 2 giugno per la Festa della Repubblica Italiana, dopo il periodo di chiusura dovuto appunto all’emergenza Covid-19. Novità di questa riapertura è la diminuzione del costo del biglietto intero da 12 a 8 euro, ferme restando le gratuità di legge e le riduzioni in atto. Altra importante novità: sarà possibile scaricare la “App” “The Right Distance”, basata sulla tecnologia bluetooth e scaricabile gratuitamente in museo sia per IOS che per Android. L’applicazione mobile rende lo smartphone del visitatore uno strumento di sicurezza, poiché lo avverte vibrando quando la distanza con gli altri turisti scende sotto la soglia consigliata. È obbligatorio, ovviamente, l’uso delle mascherine e di guanti monouso, e il rispetto della distanza interpersonale di almeno 1 metro e mezzo. Noi comunque non abbiamo mai smesso di lavorare, in smart working, venendo personalmente quando necessario a controllare.

@ Galleria dell'Accademia di Firenze

@ Galleria dell’Accademia di Firenze

Lavorare nella cultura in Italia da tedesca cosa comporta?
Ho gli stessi problemi dei miei colleghi italiani che lavorano nella cultura: la burocrazia che blocca costantemente il nostro lavoro, delimita ogni passo. Con loro mi confronto costantemente. A Firenze, quando sono arrivata, mi sono presentata ai nostri vicini e li ho invitati qui alla Galleria dell’Accademia tutti, cercato di mettere insieme il quartiere, proponendo di collaborare in modo sinergico, dialogare, fare squadra fra Conservatorio Cherubini, Opera del Duomo e Istituto degli Innocenti. Ha funzionato! Mi sono sentita veramente accolta, anche perché io non sono arrivata da colonizzatore, mi sono proposta come promotrice di iniziative comuni per amore della cultura.

Differenza tra Ministero dei Beni culturali in Italia e in Germania: la spiega ai nostri lettori?

Monika Gruetters © CC BY-SA 3.0 Christof Rieken WC

Monika Gruetters © CC BY-SA 3.0 Christof Rieken WC

Il Ministero dei Beni culturali in Germania non c’è, e tutti gli italiani si meravigliano di questo. La cultura in Germania è una materia degli Stati federali, ogni Stato ha un suo Parlamento e un suo “referente cultura”, e vede coinvolta la ministra di Stato per la cultura Monika Grütters (CDU) come figura centrale. I processi burocratici sono più veloci. La cultura infatti deve essere lasciata più libera in Italia per facilitare una programmazione a lungo termine da parte dei direttori dei Musei. Avremmo bisogno di snellire gli stessi concorsi, renderli più autonomi e celeri localmente, oggi centralizzati dal Ministero. Serve più autonomia nella gestione.

Il video messaggio della Cancelliera Merkel del 9 maggio scorso ha evidenziato l’attenzione dedicata alla cultura e alla sua struttura organizzativa in Germania. Immagino che concordi con questo pensiero.
Si, grande attenzione va prestata. Lo abbiamo vissuto in questo periodo, la Cultura è anche Economia. È sopra l’Economia. Se crolla la cultura, crolla tutto.

La sua vecchiaia dove la immagina? In Italia o in Germania?
La mia vecchiaia la vedo allo specchio ogni mattina. Vivo giorno per giorno.

Mi risponde sorridendo.

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Cecilia Sandroni, per formazione semiotico del teatro, è membro della Foreign Press di Roma come Italienspr (italienspr.com/global press), oltre ad essere un'esperta di relazioni internazionali nella comunicazione. Le sue competenze spaziano dal teatro-cinema, alla fotografia, al restauro, con la passione per i diritti umani. Indipendente, creativa, concreta, ha collaborato con importanti istituzioni italiane e straniere per la realizzazione di progetti culturali e civili.

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