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Perché non guidare un treno in Germania?

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Stazione © il Deutsch-Italia
Stazione Centrale di Berlino © il Deutsch-Italia
Treni italiani © il deutsch-italia

Treni italiani © il deutsch-italia

Quand’ero bambino in Sicilia si andava in vacanza da Palermo a Cefalù, in treno lungo il mare. Con la locomotiva a vapore, forse oggi bisogna ricordarlo. Un maturo signore in giacca e cravatta anche ad agosto, la testa fuori dal finestrino, prendeva i tempi per non annoiarsi da stazione in stazione. Era un pendolare e cercava di vincere la noia. Due ore in accelerato per una settantina di chilometri. All’arrivo, andava a congratularsi con il macchinista e il fuochista se avevano battuto il record. O a rincuorarli.

© il Deutsch-Italia

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Guidare una locomotiva era un sogno dei ragazzi, non il mio confesso. Oggi, non so. Tutto è automatizzato, e temo che anche pilotare un Freccia Rossa non sia tanto emozionante. In Germania, la Deutsche Bahn, non riesce a trovare personale. Grazie a Greta e al nuovo imperativo ecologico, si torna a puntare sui binari, si abbassano i prezzi per far concorrenza agli aerei sulle tratte nazionali. Servono centomila dipendenti, e a causa del calo delle nascite scarseggiano i giovani. Mancano almeno duemila macchinisti in grado di guidare un ICE, il treno superveloce da 300 km all’ora. È entrato in servizio nel 1991, e ormai molti dei 20mila macchinisti stanno per andare in pensione. Nei prossimi anni andrà peggio. Gli immigrati non servono, neppure come controllori o addetti, dovrebbero almeno parlare un tedesco rudimentale.

Anja Schmiedeke © Twitter

Anja Schmiedeke © Twitter

Il capo del personale Martin Seiler ha quindi lanciato una proposta di lavoro in Europa: chi vuole venire in Germania a indossare la divisa arancione dei ferrovieri? I tedeschi non trovano seducente guidare un treno, non un mestiere con status symbol. Prima del Covid, per 912 posti di macchinista vacanti si sono presentati solo 257 disoccupati, dice Anja Schmiedeke, portavoce dell’Ufficio del lavoro. La Deutsche Bahn offre gratis il corso di addestramento. Non basta. Ti prendono anche se non sai dire neanche Guten Tag, e ti offrono il corso di lingua. Ti aiuta a cercare casa o, se ti accontenti, puoi alloggiare in uno dei residence per ferrovieri, che come da noi esistono in ogni città. I giovani verranno seguiti nella loro nuova vita all’estero da assistenti che gli aiuteranno sbrigare le incombenze quotidiane e, se occorre, perfino accompagnarli dal medico.

© il Deutsch-Italia

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L’addestramento dura tre anni. L’apprendista riceve 711 euro il primo anno, poi 750 e all’ultimo 850. Ma Herr Seiler promette un corso abbreviato e intensivo. Dopo la paga potrà arrivare a 49mila euro lordi all’anno. Non molto, forse, confrontato con quanto guadagna un pilota della Lufthansa. Eppure ai comandi di un ICE si ha la responsabilità per un migliaio di passeggeri, il triplo di un Boeing. E anche alla cloche si è affidati al computer di bordo. Per un confronto, un macchinista italiano appena assunto riceve 1.400 euro al mese, per arrivare con l’anzianità a tremila. Forse, oltre la paga, servirebbe una campagna per ridare prestigio alla figura del macchinista e del capotreno, magari con qualche telefilm commissionato alla tv di Stato.

 

© per gentile concessione di ItaliaOggi

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Roberto Giardina, dal 1986 in Germania, è corrispondente per il QN (Giorno-Resto del Carlino- La Nazione) e Italia Oggi. Autore di diversi romanzi e saggi, tradotti in francese, spagnolo, tedesco. In Germania è uscito "Guida per amare i tedeschi", "Anleitung die Deutschen zu lieben" (Argon e Goldmann), "Complotto Reale" (Bertelsmann), "In difesa delle donne rosse" (Argon), "Hundert Zeilen", "Berlin liegt am Mittelmeer" (Avinus Verlag), "Pfiff", romanzo sulla Torino degli Anni Sessanta e la rivolta operaia di Piazza Statuto; "Attraverso la Francia, per non dimenticare il Belgio"; "Lebst du bei den Bösen?", "vivi tra i cattivi, la Germania spiegata a mia nipote"; e recentemente "Il Muro di Berlino. 1961-1989".

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