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Niente rivincita per Martin

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Friedrich Ebert Stiftung © il Deutsch-Italia
Friedrich Ebert Stiftung © il Deutsch-Italia
Martin Schulz, ex segretario e presidente dell'Spd

Martin Schulz, ex segretario e presidente dell’Spd

Niente rivincita per Martin Schulz. In Germania si vota il 26 settembre, e nel discorso di fine anno, Frau Merkel ha ribadito che proprio non ci ripensa, nonostante le pressioni e gli appelli, è decisa a andare in pensione: il 17 luglio compirà 67 anni, e vuole godersi la vita. Governa da 16 anni, e ha eguagliato il record di Helmut Kohl. Martin Schulz nel 2017 condusse l’Spd al peggior risultato di tutti i tempi, il 20,5 per cento. Colpa di Angela, e anche sua, come ammise con fairplay.

Quando scese in campo, illuse e si illuse, nei sondaggi superò la signora, invocando un ritorno ai vecchi valori della socialdemocrazia: ci battiamo per i diseredati, una campagna che si ispirava ai “Miserabili” di Victor Hugo, che lui ha letto in francese. Guidò il partito a sinistra e sbatté contro il muro della Linke. Rimise la barra verso il centro, saldamente occupato dalla Merkel. Troppo tardi.

Saskia Esken © CC BY-SA 3.0 Olaf Kosinsky (kosinsky.eu) WC

Saskia Esken © CC BY-SA 3.0 Olaf Kosinsky (kosinsky.eu) WC

Ora potrebbe avere una chance. I sondaggi per i socialdemocratici sono disastrosi, intorno al 15, non sono più un grande partito popolare. La base ha scelto come leaders la coppia mista, la signora Saskia Eskens e Norbert Walter-Borians. Un disastro. Sperano in una coalizione a tre, con Verdi e Linke, come quella che guida (malissimo) Berlino. In base alle previsioni, non ce la dovrebbero fare, ma anche se si riuscisse a conquistare una risicata maggioranza, il Cancelliere sarebbe un Verde.

Perché non scendere ancora in campo, Martin? Perché non imitare Matteo Renzi, che spera ancora in un gran ritorno, dopo aver promesso l’abbandono della politica? Ma i politici tedeschi sono diversi. Sconfitti, rinunciano a tardive vendette. Gerard Schröder è tornato a fare l’avvocato, Joschka Fischer il suo ministro degli Esteri, si occupa della sua agenzia di consulenza internazionale.

A 64 anni, sette in meno di Massimo D’Alema, Martin Schulz non si ripresenterà neanche per una poltrona da deputato, e diventa presidente della Ebert Stiftung, la fondazione culturale dell’Spd. Il posto giusto per Martin. Libraio in gioventù, è una persona colta, ed ha esperienza internazionale. Era un politico di provincia, i compagni lo mandarono a Bruxelles, lui si conquistò la ribalta, quando il 2 luglio del 2003, si scontrò con Berlusconi che gli propose il ruolo di Kapo in un suo film. Un’offesa per tutti i tedeschi, che sul tema nazismo sono sensibili.

È sempre la prima cosa che si cita nel curriculum di Schulz. Ma alla Ebert Stiftung farà bene. La fondazione, nata nel lontano 1925, quando Hitler era uscito da pochi mesi dal carcere di Landsberg (condannato per il fallito putsch di Monaco del ‘23), è un’istituzione importante per capire la Germania: «Dovrà sviluppare utopie e visioni per il futuro», ha promesso Martin nell’accettare l’incarico.

La presentazione del programma del Goethe Institut Berlins © il Deutsch-Italia

La presentazione del programma del Goethe Institut Berlins © il Deutsch-Italia

Parole retoriche? La Ebert ha un bilancio di 194milioni che investe per la formazione di giovani meritevoli in ogni parte del mondo: li forma, e li chiama a studiare in Germania. Decine di primi ministri, di ministri, di dirigenti di azienda, di professionisti, in tutto il mondo parlano tedesco e sono grati alla Germania. La cultura non rende? Il giovane che deve tutto alla Ebert, un domani sarà amico dei tedeschi. E allo stesso modo agisce la Adenauer Stiftung, l’analoga fondazione dei cristianodemocratici (167milioni di finanziamenti), senza dimenticare il Goethe Institut (circa 400milioni). La cultura è l’investimento che costa meno, ed è difficile calcolare gli utili. Un ingegnere in Pakistan comprerà un domani una macchina utensile “Made in Germany” perché ha imparato a leggere Goethe in tedesco.

 

© per gentile concessione di ItaliaOggi

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Roberto Giardina, dal 1986 in Germania, è corrispondente per il QN (Giorno-Resto del Carlino- La Nazione) e Italia Oggi. Autore di diversi romanzi e saggi, tradotti in francese, spagnolo, tedesco. In Germania è uscito "Guida per amare i tedeschi", "Anleitung die Deutschen zu lieben" (Argon e Goldmann), "Complotto Reale" (Bertelsmann), "In difesa delle donne rosse" (Argon), "Hundert Zeilen", "Berlin liegt am Mittelmeer" (Avinus Verlag), "Pfiff", romanzo sulla Torino degli Anni Sessanta e la rivolta operaia di Piazza Statuto; "Attraverso la Francia, per non dimenticare il Belgio"; "Lebst du bei den Bösen?", "vivi tra i cattivi, la Germania spiegata a mia nipote"; e recentemente "Il Muro di Berlino. 1961-1989".

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