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La polizia controlla l’albero genealogico?

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Albero genealogico Goethe
Controlli di polizia © il Deutsch-Italia

Controlli di polizia © il Deutsch-Italia

Ho sempre vissuto da straniero, o da estraneo, da quando ho tredici anni, siciliano a Roma, Torino, Milano. Italiano ad Amburgo, Parigi, Bonn, ora a Berlino. Dovrei andare in giro non solo con la carta di identità, ma anche con un documento con il mio albero geneaologico fino ai bisnonni? Nell’ondata di antirazzismo che continua in Germania, per conseguenza di quanto accade negli Usa, viene messa sotto accusa la polizia del Baden-Württemberg: avrebbe avviato una Stammbaumrecherche, una ricerca appunto sulle radici etniche di quanti sono stati arrestati durante la notte di violenze che devastò il centro di Stoccarda il venti giugno. Il bilancio fu di una ventina di agenti feriti, alcuni in modo grave. Sui 39 aggressori fermati, quindici erano immigrati, e sui 24 tedeschi undici avevano il passaporto, magari nati in Germania, ma erano di origine straniera, figli di profughi. Cioè in totale due terzi venivano da fuori. Il ministro degli Interni, il cristianosociale Horst Seehofer, si indignò: chi abusa della nostra ospitalità va subito espulso. Impossibile comunque per chi ha ottenuto la cittadinanza. Ma non è lui sotto accusa.

Saskia Esken © CC BY-SA 3.0 Olaf Kosinsky (kosinsky.eu) WC

Saskia Esken © CC BY-SA 3.0 Olaf Kosinsky (kosinsky.eu) WC

La “Süddeutsche Zeitung” ha messo sotto accusa le autorità di Stoccarda, e subito si è sdegnata Frau Saskia Esken, leader dei socialdemocratici, e i Verdi. La polizia è razzista. Ma a quanto pare non è vero: non risulta da nessun documento che il capo della polizia a Stoccarda abbia ordinato la ricerca geneaologica, e non se ne parla nei verbali del consiglio comunale. C’è solo una domanda dei cristianodemocratici che si chiedono come mai i violenti erano in gran parte stranieri. È anche vero che i documenti ufficiali non sempre sono una sicurezza: l’ordine è stato forse impartito solo verbalmente. È una questione delicata e ogni parola di troppo rischia di provocare un’accusa di razzismo.

Winfried Kretschmann © CC BY-SA 3.0 RudolfSimon WC

Winfried Kretschmann © CC BY-SA 3.0 RudolfSimon WC

Resta il fatto che i giovani in prima linea durante le devastazioni (auto in fiamme, vetrine infrante) erano in maggioranza stranieri. È un problema sociale, a che serve negarlo per rispettare il politically correct? Bisogna chiedersi il perché l’integrazione sia fallita. Senza dimenticare che da nove anni il Baden-Württemberg ha un premier dei Verdi, il primo e l’unico in Germania. Winfried Kretschmann, 72 anni, professore in pensione, ha dichiarato che «se i dati della polizia sono veritieri, è necessario compiere un’indagine sull’ambiente sociale dei giovani… la violenza rimane violenza, non importa se i genitori vengono dalla Siria o sono tedeschi».. Il che non mi sembra una richiesta razzista. Ma, ad evitare equivoci, i giovani non sono tutti arabi, alcuni vengono dall’Europa dell’Est.

Controlli di polizia © il Deutsch-Italia

Controlli di polizia © il Deutsch-Italia

In realtà le autorità tedesche hanno sempre indagato sulle origini dei presunti colpevoli di reati, non per razzismo, ma come un’attenuante. Quando giunsi ad Amburgo, decenni fa, il quartiere a luci rosse di Sankt Pauli era una sorta di ghetto del sesso, dove tutto o quasi era tollerato, evitato dagli abitanti della città anseatica. Bastava passare una piazza e ci si trovava nell’Amburgo moralista e puritana. I nostri immigrati non capivano la differenza, e venivano denunciati per molestie solo per fischiato dietro a una ragazza. I giudici cercavano di tenerne conto. Un mio amico a Colonia, un professore italiano, è chiamato a far da consulente per i ragazzi coinvolti in risse: un adolescente siciliano o pugliese per temperamento è portato a esagerare? Lui quasi sempre risponde di sì, e favorisce una sentenza più mite. Perché a Berlino lo spaccio della droga è controllato dagli arabi? Ma si pretende che non si dica. E la polizia ha l’ordine di non rivelare l’etnia di chi arresta.

 

 

© per gentile concessione di ItaliaOggi

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Roberto Giardina, dal 1986 in Germania, è corrispondente per il QN (Giorno-Resto del Carlino- La Nazione) e Italia Oggi. Autore di diversi romanzi e saggi, tradotti in francese, spagnolo, tedesco. In Germania è uscito "Guida per amare i tedeschi", "Anleitung die Deutschen zu lieben" (Argon e Goldmann), "Complotto Reale" (Bertelsmann), "In difesa delle donne rosse" (Argon), "Hundert Zeilen", "Berlin liegt am Mittelmeer" (Avinus Verlag), "Pfiff", romanzo sulla Torino degli Anni Sessanta e la rivolta operaia di Piazza Statuto; "Attraverso la Francia, per non dimenticare il Belgio"; "Lebst du bei den Bösen?", "vivi tra i cattivi, la Germania spiegata a mia nipote"; e recentemente "Il Muro di Berlino. 1961-1989".

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