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Quel razzista dello zio Tom

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Onkel Tom Straße © il Deutsch-Italia
Onkel Tom Straße © il Deutsch-Italia
La fermata della U3 Onkel Tom Straße © il Deutsch-Italia

La fermata della U3 Onkel Tom Straße © il Deutsch-Italia

Come averla dimenticata fino ad ora? Dopo la Mohrenstrasse, la via dei mori, che dovrebbe cambiare nome dopo 300 anni, in quanto razzista, purché si riesca a trovare una denominazione al di sopra di ogni sospetto, a Berlino ora tocca alla “Onkel Toms Hütte”, la capanna dello zio Tom. stazione della metropolitana nel quartiere residenziale di Zehlendorf. Razzista? Ma se il romanzo di Harriet Beecher Stowe, apparso nel 1852, denunciò le condizioni degli schiavi africani negli Stati meridionali degli Usa?

Il libro, secondo la leggenda, avrebbe provocato la Guerra di Secessione, Nord antischiavista contro Sud, come a scuola si studiava che le “Mie prigioni” di Silvio Pellico, pubblicato nel 1832, fu per l’impero austro ungarico peggio di una battaglia perduta.

La capanna dello zio Tom

La capanna dello zio Tom

”Uncle Tom’s Cabin” vendè 300mila copie, e quando Abramo Lincoln incontrò l’autrice nel 1862 le avrebbe detto: “Allora questa è la piccola signora che ha scatenato questa grande guerra”. Che fosse stata provocata per abolire la schiavitù, è vero come credere che gli Stati Uniti entrarono nella Seconda guerra mondiale preoccupati della sorte degli ebrei, o che hanno voluto fare fuori Gheddafi per portare la democrazia in Libia. Lessi la “Capanna dello Zio Tom” quando andavo alle elementari, e mi sembrò un libro stucchevole e falso. Allora amavo Salgari, che è uno scrittore anticolonialista, anche se non si mosse mai dalla sua Torino.

Alloggi a Zehlendorf © il Deutsch-Italia

Alloggi a Zehlendorf © il Deutsch-Italia

Non importa, “Uncle Tom” oggi è un insulto rivolto ai cittadini di colore, e il nome a Berlino va cancellato. Lo chiede Moses Pölking, 22 anni, giocatore di basket del Brema, «ma la mia ragazza abita a Zehlendorf», spiega, ed ha lanciato una petizione già firmata da settemila berlinesi. Ero convinto che a dare il nome alla stazione del metro fossero stati gli americani. Il quartiere apparteneva al loro settore, Berlino era divisa in quattro fette, una per ogni potenza vincitrice. A Zehlendorf si vedono ancora gli alloggi dei militari yankee, lunghi e a due piani, niente affatto provvisori. Dopo la riunificazione furono ristrutturati e venduti ai berlinesi. Invece mi sbagliavo.

La fermata della U3 Onkel Tom Straße © il Deutsch-Italia

La fermata della U3 Onkel Tom Straße © il Deutsch-Italia

La vera storia è diversa, semplice e divertente. Nella zona si trovava una semplice osteria nel verde dove i berlinesi amavano andare per una bevuta e una merenda fuori porta. E l’oste si chiamava Thomas. È lui il Tom che diede il nome alla strada, nel 1880. È probabile che a quell’epoca pochi berlinesi avessero visto un uomo di colore, o letto il libro di Mistress Harriet, piena di buone intenzioni, ma che non era mai stata negli Stati del Sud, non conosceva la vita nelle piantagioni. L’osteria nel bosco è sopravissuta fino al 1970. Werner Kautz, presidente dell’associazione degli abitanti del quartiere, si oppone al cambiamento: «Onkel Tom in Germania non è insulto, e il nome della stazione ricorda la storia della nostra Heimat». Ma già riceve minacce e lettere di insulti.

La Clayallee © il Deutsch-Italia

La Clayallée © il Deutsch-Italia

E non è finita. Nel bel quartiere ricco di verde, rischia anche la Clayallée, il viale che porta il nome del generale Lucius D. Clay, comandante del corpo di occupazione americano nella Capitale dopo la fine della guerra, prima della nascita delle due Germanie, la Repubblica Federale e la comunista DDR. Nessuna strada o piazza dovrebbe essere dedicata a un militare, si chiede oggi. Quasi sempre a ragione, ma Clay salvò Berlino quando l’Armata Rossa strinse d’assedio la metropoli.

La Clayallee © il Deutsch-Italia

La Clayallee © il Deutsch-Italia

A Washington si diede per perduto il settore occidentale. Perché e come difendere un’isola chiusa nella Germania Orientale? Ne valeva la pena rischiando la terza guerra mondiale? Clay riuscì a organizzare il ponte aereo, dal 24 giugno del ‘48 al 12 maggio del ‘49, che rifornì di viveri, medicinali e carbone un milione e mezzo di berlinesi occidentali. Un’impresa considerata impossibile. Berlino Ovest gli deve la libertà. Ma senza Clay i rossi avrebbero preso l’intera Berlino, e non sarebbe stato necessario erigere nel 1961 un muro. Colpa sua la divisione. Il primo giugno del ‘49, la Kronprinzstrasse, la strada del principe ereditario, fu ribattezzata con il suo nome, onore raro per chi è ancora in vita. Il generale è scomparso nel 1978 a 80 anni. I suoi soldati nella Berlino in macerie erano in maggioranza di colore. I fans del politically correct sono sempre sicuri di non sbagliare ma ignorano la storia.

 

 

 

© per gentile concessione di ItaliaOggi

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Roberto Giardina, dal 1986 in Germania, è corrispondente per il QN (Giorno-Resto del Carlino- La Nazione) e Italia Oggi. Autore di diversi romanzi e saggi, tradotti in francese, spagnolo, tedesco. In Germania è uscito "Guida per amare i tedeschi", "Anleitung die Deutschen zu lieben" (Argon e Goldmann), "Complotto Reale" (Bertelsmann), "In difesa delle donne rosse" (Argon), "Hundert Zeilen", "Berlin liegt am Mittelmeer" (Avinus Verlag), "Pfiff", romanzo sulla Torino degli Anni Sessanta e la rivolta operaia di Piazza Statuto; "Attraverso la Francia, per non dimenticare il Belgio"; "Lebst du bei den Bösen?", "vivi tra i cattivi, la Germania spiegata a mia nipote"; e recentemente "Il Muro di Berlino. 1961-1989".

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