Ai tedeschi, è noto, l’Italia piace. Se non altro per trascorrerci le vacanze. E molti di loro amano anche la nostra lingua. Frequentano corsi nel Bel Paese, meglio se accoppiati a lezioni di cucina mediterranea. Si iscrivono alle nostre Università per stranieri, come quelle di Perugia o di Siena. Oppure la imparano semplicemente a casa loro, nei nostri benemeriti Istituti di cultura in Germania, o anche nelle istituzioni tedesche, come la Volkshochschule, l’altrettanto amata Università popolare. Insomma, si può dire che sono molti i tedeschi che conoscono, anche bene, l’italiano. Soprattutto negli ambienti dove ci si aspetta che sia così, come le redazioni dei giornali o delle televisioni. Ma, evidentemente, ci sono le eccezioni. E così è capitato di restare di stucco guardando il “Morgen Magazin”, il popolare e seguitissimo contenitore di informazioni mattutino, in onda a settimane alternate rispettivamente sui due canali pubblici ARD e ZDF. Proprio l’ARD, il primo canale di stato, nella puntata di martedì 28 settembre, ha mandato in onda un servizio che elogiava l’Italia per la sua encomiabile attività nella diffusione del vaccino anti Covid, anche grazie all’introduzione di più severi e stringenti obblighi per i cittadini che vogliono ottenere il cosiddetto green-pass. Una delle sequenze del servizio aveva come set un non meglio precisato centro di vaccinazione dell’ASL Roma 3, con tanto di immancabili primule nei pannelli sullo sfondo.
«Nel centro vaccinazione di Roma funziona come al bazar», esordisce il giornalista tedesco, presentando il protagonista della vicenda, un giovanotto in maniche di camicia, tale Fabrizio, che effettivamente non vorrebbe farsi vaccinare, si preoccupa degli effetti collaterali, ma ha bisogno, assolutamente, spiega, del vaccino “per non perdere il lavoro”. Ciò nonostante tentenna, tratta con due sanitari e alla fine se n’esce con una proposta: «Fatemi solo mezza dose, tanto devo lavorare soltanto mezza giornata».
Ovviamente non siamo in un bazar e Fabrizio, alla fine, si deve rassegnare alla punturina. Ma ecco che, mentre riceve l’iniezione, la telecamera zooma sulla sua mascherina nera: decorata da una bella scritta, bene in vista, a caratteri bianchi in stampatello. Un’iscrizione di indubbia raffinatezza: “BUONGIORNO UN CAZZO”. Sì, proprio così.
La telecamera indugia sulla mascherina, il giornalista tedesco non fa una piega, non traduce certo quello che c’è scritto, anche perché forse non l’ha neppure capito. L’ineffabile Fabrizio, a sua volta, non si scompone minimamente. Si limita soltanto a sospirare: «Purtroppo non essere vaccinato è uno stigma». A questo punto, per restare sempre in argomento televisivo, ci sarebbe voluto un commento, in romanesco, del popolare vicequestore Rocco Schiavone, interpretato da Marco Giallini…
Viene da chiedersi, però, come sia stato possibile che in un ambulatorio pubblico, dove certamente un servizio da parte di una televisione tedesca non poteva essere stato improvvisato o passare come ordinaria amministrazione, nessuno del personale medico, paramedico e probabilmente anche dirigenziale o addetti stampa che dir si voglia, abbia notato la scritta sulla mascherina del signor Fabrizio, permettendo che si presentasse così “decorato” davanti alla telecamera. Per non parlare, poi, del giornalista autore del reportage, della sua troupe – verosimilmente locale, come è la prassi per questo genere di riprese – e della struttura redazionale che lo ha preparato per la messa in onda e trasmesso. Possibile che a tutti sia sfuggita se non altro quella parolina della nostra lingua che, anche all’estero, è conosciuta e famosa quasi come “pizza” e “mamma”?
Chissà, forse se si fosse trattato della “griffe” di una marca di abbigliamento, magari qualche zelante funzionario avrebbe provveduto ad oscurarla con i classici pixel.
Ma tant’è. Al grande pubblico tedesco il significato della scritta sulla mascherina sarà sfuggito, chi l’ha capita, come gli italiani di Germania che avranno assistito alla trasmissione, si sarà fatto una risata sopra. E qualcuno si sarà ricordato che, parecchi anni, fa un buontempone teutonico fece annunciare su manifesti affissi in una prestigiosa Università del suo paese, la seriosa lectio magistralis di un noto luminare italiano: il professor Stronzo Bestiale.
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