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I cani vittime della Covid

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La notizia non è che durante la chiusura a causa del Covid, i berlinesi abbiano preso un cane in casa come scusa per andare a passeggio. È avvenuto ovunque, anche in Italia. Sorprende che, appena arrivato il liberi tutti all’inizio delle vacanze, se ne siano sbarazzati in fretta. Consegnati al canile municipale, o abbandonati in un prato o in un bosco. I tedeschi sono convinti di amare gli animali, sempre pronti a criticare gli altri. A cominciare dagli italiani perché sparano ai passerotti, e mangiano i conigli, altro animale comprato durante il lockdown per distrarre i figli piccoli, e ora buttato fuori casa. Comunque, il Kaninchen, il coniglio, alla cacciatora o arrosto si trova ormai sul menu di molti ristoranti italiani in Germania, e i miei amici ristoratori mi garantiscono che è apprezzato anche dai fedeli clienti tedeschi.

In questi mesi nella sola Berlino sono stati consegnati 60 conigli al rifugio per gli animali. Si presume che quelli messi in libertà siano dieci volte di più. I conigli selvatici si vedono al mattino presto nei giardini e nei parchi della Capitale. Ma quelli domestici, nati in gabbia, hanno scarse probabilità di sopravvivenza. Non sanno procurarsi il cibo, e nella metropoli si aggirano anche predatori come le volpi e gli orsetti lavatori.

Non solo conigli. I genitori hanno ospitato anche criceti, cavie, e perfino topi, ma soprattutto cani, di preferenza cuccioli. Il Tierheim, il rifugio per gli animali, di Berlino è uno dei più moderni e grandi d’Europa, scrive la “Süddeutsche Zeitung”. Ospita cani e gatti, anche poni, asinelli, scimmie, pappagalli, perfino serpenti. Mesi fa, un giovane ha consegnato al Tierheim un boa di due metri e 60.

Annette Rost, una delle addette, racconta che fin dal primo giorno della pandemia ha ricevuto decine di richieste al giorno d’adozione per cani e gatti. L’amore è finito in fretta. Tra la primavera e l’inizio dell’estate, sono stati consegnati al rifugio 80 cuccioli, molti in pessime condizioni. Le famiglie, spiega, hanno sottovalutato l’impegno che richiede un cagnolino, e i costi.

I cani ufficialmente denunciati a Berlino sono poco più di centomila, e in genere aumentano di mille o duemila all’anno. Nel 2020, la popolazione canina è cresciuta di 6.203 unità, più del triplo. Tra nascite e morti, e immigrati, gli esseri umani sono stati appena 467 in più. I tedeschi hanno preferito cani d’appartamento, poco ingombranti, carlini, chihuahua, bassotti, e così via. Sono pochi quelli comprati in un negozio d’animali, garantiti, in buona salute. Il virus ha favorito gli affari degli allevatori illegali e dei contrabbandieri di cuccioli, dalla Polonia, Ungheria, Repubblica Céca. Sono allevati male, denuncia Frau Rost, nati con malattie genetiche: “Appena si ammalano, i padroni, si affrettano a portarli da noi, e quasi sempre in gravi condizioni.”

Le famiglie che comprano cani da allevatori non regolari, anche in internet, non lo fanno solo perché hanno un reddito modesto. Molti professionisti sono andati a comprare un cane di razza in Polonia per 1.500 o duemila euro, racconta Frau Annette, e poi li consegnano a noi, appena “si rivelano difettosi”, cioè si ammalano.

Ma un cane non è un elettrodomestico, curare un animale costa al Tierheim diverse migliaia di euro. Il bilancio finisce in rosso, e il rifugio sopravvive grazie alle donazioni. Chi non ha un giardino tiene i conigli in una scatola di cartone in terrazzo e non ha idea di che cosa dargli da mangiare, alcuni li nutrono con una scatoletta per i cani o i gatti. Una famiglia `ha adottato un Husky bastardo, una razza che ha bisogno di grande movimento, e poi l’ha chiuso in uno stanzino. Un bastardo mezzo Rottweiler e mezzo Dobermann è stato tenuto in una gabbia per polli, dove riusciva a stare solo sdraiato. Quando i cani sono diventati irrequieti e incontrollabili sono finiti da Frau Annette. Ci vorrebbe un maggior controllo delle autorità, propone. La legge esiste già: dal 2016 a Berlino è vietato allevare animali da chi non sia autorizzato, dopo aver controllato le sue competenze. Ma che fare se neanche i prussiani rispettano la legge?

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© per gentile concessione di ItaliaOggi

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Roberto Giardina, dal 1986 in Germania, è corrispondente per il QN (Giorno-Resto del Carlino- La Nazione) e Italia Oggi. Autore di diversi romanzi e saggi, tradotti in francese, spagnolo, tedesco. In Germania è uscito "Guida per amare i tedeschi", "Anleitung die Deutschen zu lieben" (Argon e Goldmann), "Complotto Reale" (Bertelsmann), "In difesa delle donne rosse" (Argon), "Hundert Zeilen", "Berlin liegt am Mittelmeer" (Avinus Verlag), "Pfiff", romanzo sulla Torino degli Anni Sessanta e la rivolta operaia di Piazza Statuto; "Attraverso la Francia, per non dimenticare il Belgio"; "Lebst du bei den Bösen?", "vivi tra i cattivi, la Germania spiegata a mia nipote"; e recentemente "Il Muro di Berlino. 1961-1989".

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