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Igor Caiazza: “Grazie a Piazzolla ho scoperto il Jazz”

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Igor Caiazza © Paola Esposito
Igor Caiazza © Paola Esposito
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Igor Caiazza © Paola Esposito

Campano, illustre professore d’orchestra, Igor Caiazza ha collaborato in Europa con i più grandi direttori come Muti, Abbado, Boulez, Maazel, Barenboim e Dudamel, la carriera sinfonica di altissimo livello e le molteplici collaborazioni con grandi artisti come Bobby McFerrin, Placido Domingo, Lang Lang, Stefano Bollani, Mika, Zucchero, Elio, Andrea Bocelli, hanno influenzato il suo approccio alla musica. È da poco uscito il suo primo album da leader “Blu”, con una delle etichette di spicco del panorama jazz: Abeat Records.

Blu è il suo primo album dove lei è a capo del progetto musicale, mentre fino ad ora aveva sempre lavorato come orchestrale o comunque in gruppo. Come è maturata la decisione di fare un album da leader?
Intanto proprio da leader non è, perché io lascio molto spazio agli altri per poter suonare. In orchestra non c’è mai quello che si definisce leader, perché ogni orchestrale è una piccolissima parte di un puzzle che viene completato con l’aiuto di tutti. Questa cosa qui ho cercato di portarla nell’album, difatti non c’è un brano dove suono solo io ho, anzi in qualche brano giusto accompagno gli altri. Proprio perché ritengo che una bella musica o un bel brano è fatto da un insieme di bravi musicisti, e non solo o in gran parte da un singolo. Posso dire leader nel senso che la musica dei brani è stata scritta da me, e quindi ho dato una direzione, una traccia, ma poi ho lasciato molta libertà nell’interpretazione agli altri colleghi.

Igor Caiazza © Paola Esposito

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Si dice che il jazz sia un genere di nicchia o per gente di una certa età. Pensa che si debba rinnovare per attirare un pubblico più giovane?
Penso proprio di sì, sia il jazz che la musica classica, ma in genere tutti quei tipi che si definiscono di nicchia, dovrebbero smettere di pensare di essere di nicchia, di arroccarsi e di negare a tutti gli amanti della musica di avvicinarsi, perché altrimenti diventano generi musicali solo per quelli che la comprendono, o solo per quelli che l’hanno studiata e che riescono a capire le note, i passaggi e le armonie.

Da bambino ognuno ha i propri sogni, chi vuol fare il calciatore, chi l’astronauta, lei voleva fare musica o sognava altro?
Io volevo fare il batterista. Mi ricordo che quando avevo quattro anni al compleanno chiesi a mio padre di regalarmi la batteria. A cinque anni ho iniziato a studiare musica, poi ho iniziato il percorso al conservatorio. Non ho mai avuto nessuna altra idea se non quella di suonare.

A me piace molto: “La ragazza di Montedidio”. Può parlarci di questo brano?
Questo è un brano dedicato ad un artista che si chiama Isabella Ducrot,La Ragazza di Montedidio” è lo pseudonimo con cui lo scrittore Erri De Luca l’ha descritta. Da bambino lo scrittore napoletano abitava di fronte a lei, in una zona di Napoli, dietro Piazza del Plebiscito, che si chiama per l’appunto “Montedidio”. De Luca ne parla in uno dei suoi romanzi, definendo Isabella Ducrot come la “ragazza di Montedidio” e io ho voluto fare una dedica a questa persona straordinaria intitolandole un brano dell’album. Isabella Ducrot è un personaggio meraviglioso, amante dell’arte, della musica e di altissimo spessore culturale, è una specie di regina dei salotti romani. Io ho avuto la fortuna, qualche tempo fa, di conoscerla e spesso sono stato a cena a casa sua, dove ho potuto incontrare magnifiche persone. Questo per me è stata una possibilità di crescita culturale e intellettuale straordinaria e molto intensa.

Igor Caiazza © Paola Esposito

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So che ha lavorato molto anche in Germania, ci racconta qualcosa della sua esperienza tedesca?
Io in Germania ho iniziato a lavorare grazie a Claudio Abbado! Devo dire che sono stato molto fortunato: già lavoravo alla Scala di Milano, quando lui mi scelse per il ruolo di percussionista per la Mahler Chamber Orchestra, che era formata da musicisti provenienti da tutto il mondo, scelti personalmente da lui, e che aveva la sede a Berlino. Sono stato per sei anni il Principal Percussionista di questa orchestra, diretta dal Maestro Abbado, con cui ho suonato alla Philharmonie di Colonia, alla Philharmonie e al Musikfest di Berlino, all’Opera House di Sydney, in Cina, in Giappone, e ho inciso dischi con Deutsche Grammophone, e insegnato regolarmente all’Orchesterzentrum NRW di Dortmund. Sono anche endorser per Yamaha Music Europe, che ha sede ad Amburgo.

Il Jazz lo ha scoperto da subito, o magari si è avvicinato pian piano?
Al jazz mi sono avvicinato piano piano, nel senso che venendo dalla batteria da giovanissimo ero un rockettaro, poi iniziando il conservatorio ho cominciato a studiare la marimba e il vibrafono, strumenti che mi hanno fatto approcciare ad Astor Piazzolla. La musica di Piazzolla, di cui quest’anno ricorre il centenario della nascita, è fatta di composizioni paragonabili quasi alla musica classica, ma la sua musica fondeva anche il tango e il jazz, con la musica classica. E questo mi ha dato lo spunto per avvicinarmi al jazz, un genere che rispetto alla musica classica ti rende libero, nel senso che ti permette di esprimere te stesso e quindi per me è stata una scappatoia per uscire dal mondo accademico, dalle regole e dalle restrizioni di quel tipo di musica, tanto è vero che da quando è iniziata la pandemia, mi sono dedicato solo al Jazz.

Igor Caiazza © Paola Esposito

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Nella presentazione dell’album “Blu”, c’è un passaggio che mi ha colpito che dice:e, da un’aulica perfezione insita nell’essere musicista classico, è scaturita una ricerca gioiosa di un sound aperto, teso alla comunione tra i diversi stili e alla condivisione con l’ascoltatore”. Può spiegare meglio, diciamo per quelli un po’ meno preparati, che cosa vuol dire e che cosa ha voluto fare?
Più semplicemente le musiche di “Blu” sono pensate nella semplicità più totale, le melodie, le armonie sono molto semplici, molto accessibili perché volevo creare una musica non di nicchia, (tanto per rimanere in tema con la domanda precedente), quasi potrei azzardare tendente al Pop. Tant’è vero che, ascoltando il mio disco, non si può parlare di jazz puro, certo i brani hanno una struttura jazzistica e sono suonati e interpretati da musicisti jazz, ma è una musica quasi tendente al Pop, ma nel senso di popolare, più vicino possibile ad una facilità di ascolto, a una semplicità di comprensione, proprio per condividerla con più gente possibile.

Tant’è che per registrarlo ha voluto come compagni di viaggio un gruppo niente male, da Fabrizio Bosso a Javier Girotto, da Gabriele Evangelista a Amedeo Ariano, per finire con Giacomo Riggi. A prescindere che è un album bellissimo, è più facile fare un bell’album con musicisti di questo calibro o è più complicato?
Per la mia esperienza specifica, per questo lavoro è stato semplicissimo, proprio per l’idea stessa che già avevo dell’album, siamo andati in studio e di quasi tutti i brani è stata, come si dice, “buona la prima”. Perché in quanto era musica semplice, volevo che tutti fossero a loro agio nell’approccio ai brani. Ovviamente con musicisti di questo calibro tutto ciò è stato abbastanza semplice. Sono tutti miei amici, ma completamente diversi tra di loro. Basta pensare a Girotto, con il suo stile unico che è completamente diverso da quello di Fabrizio Bosso. Amedeo Ariano che è un batterista bravissimo abituato a suonare musica pop, Evangelista un talento che potrebbe suonare qualsiasi cosa e per finire con Giacomo Riggi, un polistrumentista che ha suonato anche con “Le Cirque du Soleil”, dove era il band leader.

Domanda finale: progetti attuali, futuri e il sogno nel cassetto, se ce l’ha…
Intanto il progetto attuale è promuovere “Blu”: ho fatto un concerto con Fabrizio Bosso a fine maggio, ad agosto ne farò altri due con Karima, mentre a fine settembre un concerto a Parigi, alla Galleria Continua. Progetti futuri: sto lavorando a una composizione che fonde la musica classica al Jazz.

 

La ragazza di Montedidio – Igor Caiazza

© Youtube Igor Caiazza

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