Quando fa bel tempo solitamente l’isola più grande della Germania, Rügen, affacciata sul Mar Baltico, è animata dai primi turisti che approfittano del fine settimana per ritagliarsi uno spazio tranquillo nell’angolo più soleggiato del Paese. A guardare le sue spiagge dall’alto, decine di puntini variopinti, con indosso giacche antivento, ma i piedi nudi nella sabbia, camminano lungo la costa orientale dell’isola nel tratto che collega Binz e Sassnitz.
Almeno a primo impatto, Binz ha ben poco di tedesco: le ville eleganti bianche e ocra e gli hotel con balconi in stile Liberty con vista mare fanno pensare alla Danimarca o ai Paesi ancor più a Nord. Chi si incammina in direzione Sassnitz, però, perde presto di vista i riferimenti architettonici per ambientarsi piuttosto in un paesaggio in cui dune e alberi si susseguono infiniti; non si vede altro per chilometri e chilometri… e a destra, solo il mare.
A spezzare la dolcezza di un paesaggio tanto riposante, dopo un’ora abbondante di cammino, sono degli edifici in apparenza disabitati e vecchi, che emergono imponenti da dietro gli alberi, mentre continuano ad alternarsi, segnalati con precisione, tratti di spiaggia per nudisti e tratti di spiaggia per cani.
Procedendo sulla riva, è impossibile ignorare la struttura grigia oltre le dune: un unico complesso architettonico in otto blocchi, sei piani di finestre dai vetri rotti che si ripetono ininterrotte, passo dopo passo, per 4,5 km. Solo lasciando la spiaggia, attraversando la pineta e raggiungendo la costruzione abbandonata si capisce, complice qualche cartello, di non trovarsi in un luogo senza storia avvolto nel mistero, bensì di avere di fronte i resti del progetto più grandioso realizzato nella Germania di Hitler degli anni Trenta: il cosiddetto “colosso di Prora”. La visita al centro di documentazione fuga ogni dubbio sul passato dell’edificio, voluto dal Führer stesso come resort per le vacanze dei tedeschi negli anni d’oro del nazionalsocialismo; il nome, “Kraft durch Freude” (“la forza attraverso la gioia”), suggella in tre parole l’idea di possanza (felice) di cui il popolo tedesco in villeggiatura avrebbe dovuto essere portatore e simbolo, se solo il progetto fosse stato portato a termine. Idealmente, il KdF avrebbe ospitato, nelle sue diecimila stanze con vista sul Baltico, ventimila persone alla volta, e un enorme auditorium incluso nel resort (ma mai eretto) le avrebbe addirittura accolte tutte contemporaneamente nelle ore dedicate alla propaganda e all’indottrinamento.
Non fu costruito altro, però, oltre agli otto blocchi in cemento progettati dell’architetto Clemens Klotz per il luogo di villeggiatura di concezione hitleriana: con l’avvicinarsi della Seconda guerra mondiale, le priorità della Germania divennero altre e il colosso di Prora passò in secondo piano, così che mai neanche un tedesco vi passò, allora, un periodo di vacanza.
Piuttosto, è interessante guardare alle varie altre funzioni che il colosso di Prora ha svolto negli anni dal dopoguerra ad oggi – da ospedale per i soldati nazisti feriti in guerra a rifugio per gli sfollati di Amburgo, bombardata dall’offensiva alleata nel corso del conflitto, a campo di addestramento per i soldati della Repubblica Democratica Tedesca a location, non molto tempo fa, per feste proibite nel corso delle quali alcune parti sono andate a fuoco.
Il Deutsche Jugendherbergswerk (DJH), l’ostello della gioventù più grande della regione Meclemburgo-Pomerania Anteriore, dal 2008 occupa i 150 metri più a Nord del complesso (400 posti letto e 1.000 piazzole per camper). Le tende dei campeggiatori sull’erba rada antistante l’edificio rallegrano i blocchi di cemento in cui, nello stato attuale di rovina, nemmeno le più fervide immaginazioni riescono a figurarsi un’atmosfera vacanziera.
Più controversa, per concludere, è la faccenda relativa agli appartamenti di lusso costruiti all’estremità meridionale della struttura e all’hotel e centro benessere. I conservazionisti storici temono che un edificio così significativo possa essere privato della propria funzione di monito ai posteri.
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Le bellezze di Rügen
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Prora, la colonia di Hitler
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