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Wir schaffen das. Cinque anni dopo

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Wir schaffen das © il Deutsch-Italia
Wir schaffen das © il Deutsch-Italia
Angela Merkel © Emilio Esbardo per il Deutsch-Italia

Angela Merkel © Emilio Esbardo per il Deutsch-Italia

Wir schaffen das, ce la faremo, tre parole e la Germania non fu più quella di prima. Frau Merkel pronunciò l’esortazione ai suoi tedeschi cinque anni fa, il 31 agosto del 2015. Ma il Paese non ce l’ha fatta, anche se quasi tutti hanno tentato, con ottimismo. La notte del 5 settembre decise da sola di non chiudere le frontiere innanzi all’esodo dei disperati dal Sud. In quattro mesi giunsero un milione e centomila Flüchtlinge, fuggiaschi, non migranti come li chiamano in Italia. Una cifra poi corretta: furono 890mila, ma in quei giorni regnava il caos, forse alcuni furono contati due volte passando da un Land all’altro, forse alcuni non chiesero ufficialmente asilo, tentando di proseguire, per la Francia, la Scandinavia o la Gran Bretagna.

La Merkel era accusata di non avere grandi visioni, di governare come una madre di famiglia, la Mutti, la mammina dei tedeschi. E ha pagato cara la prima volta che agì da statista. Fu un errore giusto, in apparenza un’affermazione priva di senso. Giungevano in diecimila ogni notte, per fermarli avrebbe dovuto mandare l’esercito. Che avrebbe detto il mondo? I soliti tedeschi, spietati nazisti. E sarebbe stato un dramma per l’Italia: respinti anche dall’Austria, sarebbero confluiti tutti su Trieste. Ma in Italia, e altrove in Europa, non si può accettare che un politico tedesco compia una scelta per motivi ideali. Sarò ingenuo, ma sono sicuro che quella notte, Frau Angela decise pensando al profitto delle industrie nazionali.

La frontiera era quella tra Austria e Baviera. E i bavaresi accolsero i fuggiaschi a braccia aperte, poi vennero distribuiti nel resto del Paese, troppi in breve tempo e le strutture di accoglienza saltarono. Non c’era personale sufficiente, né alloggi attrezzati. Si dové sistemarli in parte in provincia, dove si trovavano alberghi vuoti, case disabitate. In alcuni paesi con duemila abitanti vennero accolti mille profughi. Una soluzione provvisoria si prolungò per mesi, le tensioni furono inevitabili. Si è fatto molto, lo sforzo è stato eccezionale, ma non è bastato.

Il Duomo di Colonia © il Deutsch-Italia

Il Duomo di Colonia © il Deutsch-Italia

Il punto di svolta, la notte di San Silvestro del 2005. A Colonia, duemila giovani arabi, in gran parte del Maghreb, aggredirono un migliaio di donne. Si cercò di tenere nascosta la notizia per cinque giorni, dopo fu peggio. Crollò la fiducia nei mass media. I tedeschi si sentirono traditi, il clima cambiò.

Alcune versioni continuano a essere ripetute, e sono false: la Merkel non accolse solo i profughi dalla Siria, perché più qualificati. Arrivarono da ogni parte, anche dall’Afghanistan e dal Pakistan. Per l’esattezza, dal 2015 al 2017, i siriani che chiesero asilo furono 474mila. Cinque anni dopo, solo la metà ha un lavoro, quasi sempre non qualificato.

AfD

AfD

Secondo il politically correct, non si dovrebbe dire che i populisti dell’AfD hanno guadagnato voti a causa dei profughi. Erano al 4,7 alle elezioni del 2013, la loro avanzata è cominciata dopo Colonia. Nel 2016 avvennero diversi attentati, fino all’attentato di Natale a Berlino (12 morti, tra cui un’italiana). Nel 2017, l’AfD balzò al 12,6, per la prima volta un partito dell’estrema destra è entrato al Bundestag. L’anno scorso in tre elezioni regionali all’Est hanno raggiunto il secondo posto. La Germania, il Paese più stabile d’Europa, entrò in crisi. Ci sono altri motivi, certamente, ma il disagio economico non è il principale: i tedeschi stavano peggio nel 2013, e a votare AfD è soprattutto il ceto medio.

Ed è scorretto constatare che le violenze sessuali sono aumentate a causa dei profughi musulmani. Ma in Baviera, ad esempio, un terzo delle violenze è compiuto da stranieri (anche da europei dell’Est), ma in rapporto alla popolazione sono meno del dieci per cento. Non è un giudizio razzistico. Se un migliaio di giovani ventenni sono costretti a vivere in un campo, si crea una bomba sociale. Inoltre, non sono preparati all’impatto con una società diversa, dove la donna ha pari diritti, e si comporta liberamente.

© il Deutsch-Italia

A una conferenza a Roma, uno del pubblico, per timore di accettare il fatto, mi ha voluto contraddire: la notte di Colonia sarebbe una fake news, non ci furono stupri. Si manipola la traduzione dal tedesco, in effetti ci furono solo abusi sessuali per ore. Che cosa cambia? E, sempre a causa degli ultimi profughi, in gran parte musulmani, è aumentato l’antisemitismo, che ha contagiato molti dei giovani turchi, magari nati in Germania che appena ieri avevano rapporti normali con i loro compagni ebrei.

Nel citare la frase di Frau Angela, infine, si dimentica sempre la seconda parte: noi ce la faremo, ma se non ce la faremo questo non sarà più il mio Paese. Ce l’ha fatta la Merkel: dopo il 2015, perse un terzo dei consensi personali, ma, grazie all’energia con cui ha fronteggiato l’emergenza per il Covid, ha riconquistato la fiducia dei tedeschi.

Haben sie es geschafft?

© Youtube Focus Online

 

© per gentile concessione di Italia Oggi

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Roberto Giardina, dal 1986 in Germania, è corrispondente per il QN (Giorno-Resto del Carlino- La Nazione) e Italia Oggi. Autore di diversi romanzi e saggi, tradotti in francese, spagnolo, tedesco. In Germania è uscito "Guida per amare i tedeschi", "Anleitung die Deutschen zu lieben" (Argon e Goldmann), "Complotto Reale" (Bertelsmann), "In difesa delle donne rosse" (Argon), "Hundert Zeilen", "Berlin liegt am Mittelmeer" (Avinus Verlag), "Pfiff", romanzo sulla Torino degli Anni Sessanta e la rivolta operaia di Piazza Statuto; "Attraverso la Francia, per non dimenticare il Belgio"; "Lebst du bei den Bösen?", "vivi tra i cattivi, la Germania spiegata a mia nipote"; e recentemente "Il Muro di Berlino. 1961-1989".

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