Scenari

Effetto pandemia: anche la Germania teme la recessione economica

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L'economia tedesca in calo © il Deutsch-Italia
L'economia tedesca in calo © il Deutsch-Italia

“Uno shock senza precedenti per l’economia”: è il giudizio espresso dall’Istat – l’Istituto Nazionale di Statistica – in relazione all’andamento dell’economia italiana nell’ultimo bimestre 2020. Per risollevarsi servirà un nuovo miracolo italiano pari a quello compiuto dal nostro Paese nel dopoguerra, secondo alcuni osservatori.

Il prof. Marco Caliendo © Unipotsdam.de

Il prof. Marco Caliendo © Unipotsdam.de

Neppure la Germania, tuttavia, a lungo indicata come nazione-modello sul piano politico e socio-economico – recentemente anche nella gestione del Coronavirus messa a confronto con l’Italia – è esente dal rischio recessione. Il primo allarmante sintomo di stagnazione sarebbe riconducibile alla mancata crescita del prodotto interno lordo. È quanto sostiene il prof. Marco Caliendo, docente di Economia Empirica presso l’Università di Potsdam e analista nel settore imprenditorialità per l’Università di Bonn: «Secondo una definizione frequentemente utilizzata, si verifica una recessione quando il prodotto interno lordo (PIL) di un Paese non è aumentato in due trimestri consecutivi rispetto ai trimestri precedenti. Ciò è praticamente inevitabile per il 2020, e anche per l’economia tedesca una recessione è inevitabile».

Tuttavia ci sono segnali positivi che lasciano ben sperare sul fronte pandemia – rassicura il professore. E se la situazione si normalizzasse di nuovo durante l’estate – come è accaduto in Cina – è prevista una nuova crescita del Prodotto Interno Lordo intorno al 2,8 per cento nell’anno in corso. Nel 2021 questo calo potrebbe essere addirittura più che compensato dagli effetti di recupero, e il PIL potrebbe aumentare nuovamente fino al 3,7 per cento. Molto dipenderà dal protrarsi delle misure restrittive, secondo Caliendo. Se le misure di contenimento del virus verranno mantenute oltre l’estate, la ripresa economica potrebbe ritardare fino al 2021 e quindi risultare lenta.

Gli “effetti collaterali” di tali restrizioni tuttavia non si fermano qui. Altri aspetti devono essere presi in considerazione perché il quadro generale risulti completo. «Sappiamo dagli studi sullo stato di disoccupazione dei lavoratori che se il lockdown durasse più a lungo, potrebbero verificarsi malattie mentali. L’aumento della violenza domestica è stato anch’esso argomento di discussione nelle ultime settimane. Le misure restrittive di blocco hanno naturalmente un impatto negativo complessivo sul benessere psicologico della popolazione, che può avere conseguenze negative a lungo termine anche sul piano economico. Allo stesso tempo, un allentamento troppo rapido nella vita pubblica delle persone potrebbe portare nuovamente ad un aumento del numero di infezioni e di conseguenza a nuove restrizioni e misure di protezione, che sarebbero poi ancora più difficili da affrontare e da gestire»

LA LUCE AL DI LÀ DEL TUNNEL

Insomma il quadro è – allo stato attuale delle cose – piuttosto preoccupante, secondo lo studioso italo-tedesco. E i provvedimenti adottati dal Bundesregierung per il contenimento della pandemia potrebbero non essere sufficienti a migliorare la situazione di stallo economico che la Germania sta attraversando.

Un mercato del lavoro flessibile – che conceda più spazio ai contratti di lavoro a tempo determinato, potrebbe essere la strada giusta da seguire – suggerisce il docente. Tuttavia, se si presume che la crisi cambierà anche le nostre strutture economiche, ad es. sotto forma di crescente digitalizzazione in tutte le aree, occorrerà pensare a ulteriori misure a medio termine – parola chiave “formazione permanente” – per evitare la disoccupazione.

Le prestazioni lavorative di breve durata erano già aumentate in passato, come accadde in seguito alla crisi economica globale del 2008, e tale strategia contribuì a colmare la temporanea flessione della domanda, evitando molti licenziamenti. Questo può rivelarsi un vantaggio per i dipendenti, secondo Caliendo, ma ovviamente anche per le aziende, che sono molto più flessibili nella loro strategia occupazionale e possono quindi prepararsi alla prossima ripresa insieme al proprio pool di dipendenti. I lavoratori autonomi non se la passano meglio, seppure il quadro tedesco presenta sicuramente meno zone d’ombra di quello italiano. Lavoratori autonomi e piccoli imprenditori lavoro robot 05sono spesso molto colpiti anche qui, sottolinea il professore. Alcuni di loro registrano inevitabilmente grosse perdite nel settore delle vendite, non vi sono riserve di liquidità sufficienti e gli ammortizzatori sociali si dimostrano talvolta inadeguati. Sono previsti – a seconda delle dimensioni dell’azienda – aiuti per l’emergenza tra i 9.000 e i 15.000 euro. L’obiettivo è sostenere il lavoro autonomo, i liberi professionisti, ma anche artisti e artigiani durante la crisi in modo che non debbano rinunciare al loro lavoro a lungo termine. Per il settore della ristorazione, recentemente è stato anche deciso di ridurre temporaneamente l’IVA dal 1 ° luglio al 30 giugno 2021 all’aliquota fiscale ridotta del sette percento. Questo senza dubbio aiuterà. Almeno nel breve e medio termine.

Ma soprattutto non dobbiamo dimenticare – conclude l’economista – che, in quanto nazione esportatrice, siamo fortemente dipendenti dallo sviluppo dell’economia globale. A questo proposito, le previsioni per la ripresa del mercato del lavoro tedesco dipendono inevitabilmente anche dalla situazione di altri Paesi, che sono spesso ancora più incerte delle previsioni per la Germania.

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