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Una polpetta tra Est ed Ovest

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Il classico hamburger
Il classico hamburger
Un McDonalds © il Deutsch-Italia

Un McDonalds © il Deutsch-Italia

Una polpetta tra Est e Ovest. Cinquant’anni fa, il 4 dicembre del 1971 fu aperto il primo McDonald’s a Monaco, il secondo in Europa, dopo Amsterdam. Un anniversario in apparenza senza importanza, ma gli hamburger fanno parte della storia della Germania ancora divisa, e quindi d’Europa. Sono un simbolo, del capitalismo, sognato dagli europei al di là della Cortina di Ferro. La Süddeutsche Zeitung ha dedicato una lunga intervista al protagonista, che non è stato facile scovare. A suo modo fu una storia d’amore.

Walter Rettenwender, aveva vent’anni nel 1969, figlio di un imprenditore austriaco, per spirito d’avventura faceva il cameriere su un transatlantico dell’“Amerika-Holland Linie”. Si usava ancora viaggiare per nave e non volare in low cost, come ai tempi del Titanic. Si innamorò di una passeggera e per lei rimase negli Stati Uniti. In Ohio trovò lavoro solo nella catena di McDonald.

Monaco di Baviera © il Deutsch-Italia

Monaco di Baviera © il Deutsch-Italia

Due anni dopo, i dirigenti della società decisero di partire alla conquista dell’Europa, scoprirono che avevano un cameriere che parlava tedesco, e spedirono Walter in Baviera. Il giovane aprì il locale in un quartiere popolare, vicino allo stadio del München 1860, la squadra cittadina allora più forte del Bayern, oggi langue in Serie B.

La scelta non piacque a Theo Kroch, il capo di McDonald, che aveva scelto Monaco perché la sua amica era di Salisburgo. Come quasi tutti gli americani, Theo poco capiva del Vecchio Continente. Avrebbe preferito una via al centro, ma Walter vide giusto, cinque anni dopo era a capo dei 500 McDonald in Germania. Oggi sono il triplo. Mezzo secolo fa, un hamburger costava 95 Pfennig, e un Deutsche Mark valeva sulle 700 lire, se non ricordo male, oggi costa un euro, che in lire fa circa il triplo. Walter nel ‘91 ne ebbe abbastanza e tornò in Austria, ma Susan non lo seguì.

Gli americani, convinti di aver inventato la pizza, credono di aver inventato anche gli hamburger nel 1860. Il merito andrebbe a un certo Fletcher Davis, un oste texano, anche se basterebbe il nome per far capire che sono nati a Amburgo, dove da sempre li chiamano Buletten o Frikadellen. Per altri bisogna risalire alle Königsberker Klöpse, le polpette con i capperi di Königsberg, la città di Immanuel Kant, che ne era goloso.

Le Buletten

Le Buletten

Il primo locale di Walter si trovava nella Martin-Luther Straße, una coincidenza straordinaria. Il monaco ribelle, tra le altre sue colpe, è anche accusato del cattivo gusto culinario dei tedeschi, che amerebbero la quantità piuttosto che la qualità, secondo il teologo Massimo Salani: “Nel fast food si soddisfa la fame senza piacere, scrive, per poi dedicarsi ad altro… nelle polpette, nel modo di mangiare si riflette il rapporto individualistico tra uomo e Dio instaurato da Lutero”.

Dalla teologia alla politica, l’hamburger rimase per mezzo secolo il sogno proibito dei tedeschi dell’Est, anche se anche nella Ddr avevano le Buletten. Nell’estate del 1995, Günter Grass pubblicò il romanzo Ein weites Feld, letteralmente un vasto campo. Il titolo è una citazione da Effie Briest di Theodor Fontane, e fu tradotto due anni dopo da Einaudi in Una lunga storia.

Appena cade il Muro, il protagonista Theo Wuttke va alla ricerca di un McDonald a Berlino Ovest, un pellegrinaggio a cui Grass dedica una cinquantina di pagine. Come dire: tutto questo per una polpetta. Il futuro Premio Nobel era contrario alla riunificazione. Il suo romanzo venne fatto letteralmente a pezzi da Marcel Reich- Ranicki, il principe dei critici tedeschi: Grass era uno scrittore fallito.

Un McDonalds © il Deutsch-Italia

Un McDonalds © il Deutsch-Italia

Si sbagliava, ma fu coraggioso nell’opporsi alla riunificazione contro tutti, e sulle polpette non aveva tutti i torti. Nei primi mesi dopo la caduta del Muro, un mensile italiano mi chiese di seguire per alcuni giorni una famiglia dell’Est fuggita all’Ovest, padre madre e due figli. Come vivevano, cosa pensavano, erano delusi? Alla fine di tre giorni, invitai la famigliola a pranzo. I giovani genitori scelsero un ristorante di pesce, che era un lusso nella Germania comunista. Lo pescavano nel Baltico, ma lo esportavano in cambio di valuta pregiata. I figli, un bambino e la sorellina, vollero andare da McDonald. Vinsero loro. E io risparmiai a malincuore sulla nota spese.

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© per gentile concessione di ItaliaOggi

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Roberto Giardina, dal 1986 in Germania, è corrispondente per il QN (Giorno-Resto del Carlino- La Nazione) e Italia Oggi. Autore di diversi romanzi e saggi, tradotti in francese, spagnolo, tedesco. In Germania è uscito "Guida per amare i tedeschi", "Anleitung die Deutschen zu lieben" (Argon e Goldmann), "Complotto Reale" (Bertelsmann), "In difesa delle donne rosse" (Argon), "Hundert Zeilen", "Berlin liegt am Mittelmeer" (Avinus Verlag), "Pfiff", romanzo sulla Torino degli Anni Sessanta e la rivolta operaia di Piazza Statuto; "Attraverso la Francia, per non dimenticare il Belgio"; "Lebst du bei den Bösen?", "vivi tra i cattivi, la Germania spiegata a mia nipote"; e recentemente "Il Muro di Berlino. 1961-1989".

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