I tedeschi amano i gelati. In quasi ogni paese e città si trova una Eisdiele “Venezia”, una gelateria italiana. Li gustano anche d’inverno. In estate a Berlino ho visto in coda un centinaio di golosi in attesa davanti alla gelateria nella Arcade, la galleria di negozi e ristoranti al centro della Potsdamerplatz di Renzo Piano, magari per ordinare un cono con una solitaria pallina. Ora a causa del Covid e con l’arrivo della primavera, si potrà gustare un gelato andando a passeggio, ma se ci siede al tavolino all’aperto di una gelateria sarà obbligatorio mostrare il test.
Amano il gelato all’italiana, ma pretendono ogni stagione un gusto nuovo. Abbiamo il gelato al puffo di un poco allettante colore violaceo, il gelato alla liquirizia o ai funghi. Lo Spaghettieis, coperto da un velo di gelatina rossastra per simulare la salsa di pomodoro, rimane da anni il preferito.
Pietro Vannini, 56 anni, gelataio a Worms, in Renania Palatinato, si è conquistato una lunga intervista sulla “Süddeutsche Zeitung”. Ha inventato il gelato Lutero per celebrare uno storico evento. Cinquecento anni fa, il 18 aprile del 1521, a Worms, il monaco ribelle si rifiutò innanzi all’imperatore Carlo V di ritrarre le sue critiche alla Chiesa di Roma. « È la prima volta che un gelato viene dedicato a un personaggio storico, o a un artista», si vanta Pietro Vannini, che a Worms è una celebrità, grazie alla gelateria aperta nel centro storico nel 1995.
Vuol brevettare la ricetta del Luteroeis? gli chiede il quotidiano di Monaco. «Ma quando mai, tutti ti copiano, sono decine i gelatai che pretendono di avere inventato lo Spaghettieis o la stracciatella». E rivela gli ingredienti: il gelato del monaco è a base di coriandolo e di cumino, latte, panna, burro, uova, con frutta candita, mandorle e miele. Una ricetta mediterranea, sostiene.
Da siciliano, sciovinista e prevenuto, non ho mai provato il gelato al puffo, e prevedo che quello di Lutero non mi piacerebbe. Troppo dolce. Io sono per i sorbetti alla frutta e per le granite, mettere la panna sul gelato di limone per me è un sacrilegio, come il parmigiano sugli spaghetti alle vongole. Chiedo scusa a Vannini, «giunto in Germania 40 anni fa da una sperduta valle nelle Dolomiti», precisa la “Süddeutsche”.
Il gelato di Pietro sarebbe piaciuto al monaco Martino?
Era un mangione, come prova la sua stazza nei ritratti di Cranach, non un buongustaio. Più della qualità apprezzava la quantità. Sarebbe colpa sua se la cucina tedesca non è all’altezza di quella italiana o francese.
Gli hamburger hanno conquistato il mondo, come la pizza, ma non sono nati in Texas, come credono gli americani. Vengono da Amburgo, come prova il nome. Le anseatiche polpette sono senza Dio, un cibo ateo, sentenzia il teologo Massimo Salani, hanno radici nel protestantesimo. Il fast food sarebbe colpa di Martin Lutero.
«L’hamburger non è da cattolici», avverte Salani, «l’avanzata del fast food è la completa dimenticanza della sacralità del cibo. Nel fast food si soddisfa la fame il più in fretta possibile per poi dedicarsi ad altro. Il rapporto individualistico tra l’uomo e Dio instaurato da Lutero si riflette anche sul modo di mangiare».
Il monaco condannò la Roma dei prelati crapuloni, predicò il ritorno alla vita semplice, a tavola e a letto. E abolendo la quaresima tolse il piacere della tavola: solo dopo il digiuno, si può gustare a pieno un manicaretto.
A Wittemberg hanno restaurato la casa in cui abitò. E si sono meravigliati per la dimensione della cucina, troppo angusta per preparare manicaretti, dieci metri quadrati appena. Ho il sospetto che il florido nemico dei Papi sia calunniato. Un proverbio a lui attribuito sentenzia: “la birra è opera dell’uomo, il vino è creazione divina”. Se tornasse oggi a Worms farebbe la coda innanzi all’Eisdiele del cattolico Pietro, ma non si limiterebbe a una pallina con la panna.
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