Le pensioni non sono un granché, ma i tedeschi continuano a lavorare per piacere. Tra i motivi che li inducono a continuare a rimanere attivi, il denaro viene al sesto posto. Il guadagno extra servirebbe per esaudire un desiderio, cambiare auto, o concedersi una vacanza, solo per un terzo è necessario per i bisogni essenziali. Un risultato contradditorio di un recente sondaggio, ma gli intervistati potevano dare più di una risposta.
In media si va in pensione con il 60 per cento dell’ultimo stipendio, e per molti non si arriva ai 1.500 euro al mese, appena sufficienti anche se il costo della vita in Germania è inferiore a quello italiano, se si tiene conto di tutte le spese. Una famiglia a Berlino o a Monaco non è obbligata ad avere due auto per poter andare al lavoro, e le mutue in cambio delle trattenute offrono un buon servizio, non occorre pagare privatamente per fare una radiografia urgente, o un’analisi.
Nel 2019, l’otto per cento di uomini e donne di almeno 65 anni continuava a lavorare, il doppio rispetto a dieci anni prima. Soprattutto i lavoratori qualificati continuano a restare attivi. Finiscono per cedere alle pressioni delle loro società che non riescono a trovare giovani dipendenti che siano in grado di svolgere il lavoro. Un quarto dei dipendenti con un alto livello di qualificazione resta dunque attivo, compensato oltre il salario con benefit che sfuggono al fisco. Tra i meno qualificati la percentuale scende al 13 per cento.
“Spass an der Arbeit”, il piacere di lavorare, è la prima risposta data dal 97 per cento dei pensionati attivi, seguita con il 94 dal desiderio di restare in contatto con i colleghi. Oltre un terzo degli anziani è single. Poi si resta al lavoro per rimanere in forma, per il desiderio di sentirsi utili, e per avere una sfida che dia senso alla vita.
Fino al 2012 si andava in pensione a 65 anni, poi il limite è stato portato a 67, ma non di colpo all’italiana. I patti in Germania si mantengono. Un fenomeno come gli esodati non si potrebbe mai avere. Il limite è salito di un mese all’anno, e oggi è giunto a 65 anni e 10 mesi. Angela Merkel compirà 67 anni il 17 luglio, e ha deciso di andare in pensione, anche se è sempre la politica più amata. Chissà se resterà attiva, magari scrivendo le memorie, o si godrà il tempo libero. Ognuno può andare in pensione quando vuole, pochi attendono il limite, e si perde il due per cento ogni anno di anticipo. Dal 2012, l’età media in cui si è deciso di andare in pensione è di 64 anni.
Facile compensare continuando a lavorare nella stessa ditta, o dedicandosi a un’altra attività. Non ci sono limiti al cumulo. Se le imprese non trovano dipendenti, non si porta via il lavoro ai giovani. Al contrario, magari si sfrutta la propria professionalità e esperienza per creare lavoro.
Fino al 2005, la pensione era tassata solo sul 50 per cento dell’ammontare. Grazie allo splitting (si somma il reddito di marito e moglie, e si divide per due, un vantaggio se uno dei coniugi non guadagna), e grazie alla quota esente di 16.500 euro a testa, una coppia finisce per pagare molto meno di un single. Un privilegio? Ma da allora la quota esente diminuisce sempre progressivamente del due per cento all’anno. Anche in questo caso si mantengono i patti: se sei andato in pensione 15 anni fa, la tua quota esente non cambia.
I fondi pensione rendono poco a causa dei tassi quasi a zero decisi della Banca Centrale Europea, e i futuri pensionati riceveranno meno di quanto speravano. Le casse pensioni sono in difficoltà come l’Inps in Italia. Si calcola che nel 2035 mancheranno un milione di lavoratori a causa del crollo delle nascite. Ma è un dato che non viene aggiornato. In Spagna, Francia e Italia nel gennaio scorso le nascite sono diminuite del venti per cento a causa del Covid. Solo in Germania si va in controtendenza. Nel 2020, le nascite sono salite del 9,3 per cento. Effetto della clausura per la pandemia? Certamente, ma il trend era in crescita già da tempo: il quoziente di natalità che era il più basso in Europa insieme a quello italiano, con l’1,3 è salito a 1,5. Nascono più bambini grazie alle misure sociali decise a favore delle famiglie. In futuro non dovrebbero mancare giovani lavoratori per pagare le pensioni a padri e nonni.
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