“Annelena im freien Fall”, in caduta libera, è il titolo della “Welt”. In un mese ha compiuto errori fatali, non è più la favorita per succedere a Angela Merkel, e diventare la prima Cancelliera verde. L’hanno superata i due candidati uomini, anzi dovrei scrivere maschi. È vittima dell’”Hass der Zeit”, cioè dell’odio del nostro tempo, è il commento sulla “Süddeutsche Zeitung”. Confesso di aver pensato alla difesa del clima, invece mi sbagliavo. La colpa è del sessismo, il male odierno, sostiene la scrittrice Jagoda Marinić, figlia di immigrati dalla Dalmazia, 44 anni il 20 settembre, una settimana prima delle elezioni che Frau Baerbock non è più sicura di vincere.
Tutti accusano Annalena, perfino i suoi compagni di partito, solo perché non sopportano una donna al vertice? Una vecchia tattica, comune anche in Italia. Appena si critica una politica, scatta la difesa della vittima: ce l’hai con me perché sono una donna. Qualche volta sarà vero, non sempre. Non mi aspettavo che venisse usata anche in Germania, e da un giornale serio come la “Süeddeutsche” che, per la verità, affida la difesa d’ufficio a una collaboratrice. I commenti, si sa, sono liberi, e non impegnano la testata.
Secondo l’ultimo sondaggio, solo il 16 per cento dei tedeschi sceglierebbe Annalena come Cancelliera, in una votazione all’americana. Ha perso ben 12 punti in un mese. In testa balza il cristianodemocratico Armin Laschet, otto punti in più, seguito a 26 dal socialdemocratico Olaf Scholz, cinque punti in più. A quasi un terzo degli interrogati (il 29) non piace nessuno dei tre. La maggioranza dei tedeschi, dunque, ne deduce Marinic, non vuole essere guidata da una donna.
Strano, dopo i sedici anni di Frau Angela, che rimane la politica più amata. Nel 2005, prima di essere sconfitto, il macho Gerhard Schröder dichiarò: questa donna non potrà mai diventare Cancelliere, e, ancora peggio, sua moglie aggiunse: “non può guidare il Paese una donna che non è madre”. Ma vinse Frau Merkel, sia pure per poche migliaia di voti. A capo dell’Europa c’è sempre una tedesca, Frau Ursula von der Leyen, e la ministra della Difesa in Germania è sempre una donna, Annegret Kramp-Karrebauer.
So che le signore al vertice possono essere un alibi. Le donne in Germania guadagnano, a parità di compiti, sempre in media il 25 per cento in meno. E giovedì il Bundestag ha votato una legge a favore delle quote rosa nei direttivi delle grandi aziende nazionali. Le manager sono troppo poche, ma la discriminazione comincia alla base: se non si lascia fare esperienza e far carriera alle donne, poi è difficile trovare donne competenti da promuovere dirigenti.
Infine, la quarantenne Annalena è stata scelta come sfidante per la Cancelleria, proprio in quanto donna. La regola del partito verde è che una donna abbia la precedenza se si trova alla pari con un uomo, e Robert Habeck, benché più preparato, le ha dovuto cedere il passo. Le colpe di Frau Baerbock sono lievi in confronto a quelle di molti colleghi. Si è attribuita gratifiche natalizie come leader del partito, e non le ha denunciate come di dovere al Bundestag, e ha abbellito il curriculum vitae, ma per i tedeschi è un peccato mortale, e rivela superficialità. Karl Theodor von und zu Guttenberg, ministro della Difesa, e probabile erede della Merkel, fu costretto a dimettersi per aver copiato la tesi di laurea.
I Verdi non perdonano la loro leader non perché sia donna: sono convinti che il partito sia crollato nei pronostici dal 31 per cento al 21 perché Annalena si è rivelata immatura. Lo sospetta il 26 per cento degli ecologisti.
Sahra Wagenknecht, della Linke, è attaccata ferocemente dai suoi compagni che non l’avrebbero neppure voluta candidare al Parlamento. Non in quanto sia la moglie di Oskar Lafontaine. Non sopportano che Sahra, bella ed elegante lo so che è un commento sessista, ma non mi si può impedire di avere buon gusto, abbia semplicemente ragione con le sue critiche al partito che dimentica i temi sociali, e il problema dell’immigrazione, perdendosi dietro il politically correct e il me too. La Linke è guidata da due donne, Susanne Henning-Wellsow e Janine Winsler, ma è al 6 per cento e rischia di non superare lo sbarramento del 5. L’SPD è guidato da Frau Saskia Esken (sia pure in coppia con un maschio) e nei sondaggi è al 15, il livello più basso toccato nella storia dal partito socialdemocratico.
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