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Indovinare il mondo

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Indovinare il mondo
Indovinare il mondo © il Mulino editore

Indovinare il mondo © il Mulino editore

«… il dio concesse la divinazione per correggere la stoltezza umana: nessuno infatti che sia assennato possiede un’ispirazione profetica e veritiera, se non quando la facoltà intellettiva è messa in catene dal sonno, o è alterata da una malattia, o da una divina frenesia. È proprio invece dell’uomo assennato ricordare e considerare ciò che è stato detto in sogno o da svegli dalla natura divinatrice ed ispirata, e distinguere con un criterio ragionevole tutte quante sono le immagini che ha visto, per capire come e a chi indichino un male o un bene futuro, o passato, o presente. Non è infatti compito di chi è preda di questa pazzia e si trova ancora in questo stadio giudicare ciò che gli è apparso e le parole che ha pronunciato, ma come si dice bene e fin dall’antichità, il compiere e il conoscere le proprie cose e se stessi è proprio soltanto dell’uomo assennato. Di qui deriva la consuetudine per cui si stabiliscono i profeti come interpreti per le predizioni divine: alcuni li chiamano indovini, ignorando del tutto che questi sono interpreti delle parole e delle visioni enigmatiche, e non indovini, e che sarebbe assai più giusto chiamarli interpreti delle cose vaticinate» [Platone, Timeo, 71-e 72-b]. Così Platone nel suo Timeo.

Indovinare il mondo © il Mulino editore

Giulio Busi (foto propria)

Fin dall’antichità l’uomo si è sempre interrogato circa la possibilità di predire il futuro, ed ha assegnato a questa vera e propria arte un ruolo importante tanto nella Filosofia che nella Letteratura, oltre che nella vita di tutti i giorni. La mantica (μαντική in greco antico, parola tecnica derivata da μάντις, indovino) è la protagonista di “Indovinare il mondo – Le cento porte del destino” (Ed. Il Mulino, 240 pp., 15 euro) ultima opera di Giulio Busi, filologo italiano e direttore dell’Istituto di Giudaistica presso la “Freie Universität” di Berlino.

Con questo libro l’autore, come egli stesso afferma, non vuole risolvere i problemi inerenti la possibilità di “indovinare” il futuro, ma prova a gettare uno sguardo sul fenomeno della premonizione attraverso numerosi episodi, letterari e non, tutti legati al vissuto dei personaggi che raccontano le proprie esperienze. Episodi storici, personaggi famosi, scrittori e testimonianze di amici, per lo più amiche (e la cosa che la premonizione si sveli maggiormente all’animo femminile, come sosteneva Platone, non è forse casuale), sono l’occasione per lo scrittore di solcare le intrigate vie che percorrono il mondo, fin dall’antichità, attraverso lo scandaglio dell’anima umana.

Il tempio di Delfi

Il gran teatro dell’anima”, come lo chiama Busi, è quel luogo dove l’impossibile si manifesta come possibile, dove il nostro passato, il nostro presente e il nostro futuro, in qualche modo coesistono. Ed ecco allora che vi incontriamo il re Egeo che cerca risposte alle sue angosce dalla dea Temi a Delfi, così come Cassandra che predice tragedie indicibili, restando inascoltata profetessa a Micene. Ma è il luogo in cui anche un Franz Kafka, a due anni dalla sua morte, nella primavera del 1922, predice in un frammento le tragiche scene di deportazione ad opera dei nazisti che, di lì a qualche anno, saranno tristemente note al mondo e al suo popolo in particolare.

Questo luogo trasversale del tempo, come dicevamo, è quello che vede come protagoniste anche persone per così dire comuni, poco famose. Come alcune amiche di Busi che, coperte dall’anonimato di nomi di fantasia, raccontano allo scrittore piccoli episodi personali, molto significativi all’interno di questa narrativa fluida del tempo. È il caso di “Isabella”, che giovane scrittrice a Milano, avrà un colloquio molto speciale con un operaio a cui aveva aperta la sua cantina per prendere delle misure per certe riparazioni. Costui, dal marcato accento sardo, le predirà un futuro felice sia da un punto di vista lavorativo che personale, ma altrove, all’estero. Questo precorrendo con precisione gli eventi che, Isabella ne è sicura, sono stati per così dire “indirizzati” dall’umidità, fonte direttrice della divinazione, presente nella cantina milanese. Oppure la tragica fine di Malka (venuta a mancare nel novembre del 2019), conoscente personale dell’autore, che un giorno confida all’amica Ester tanto quale sarà il destino di quest’ultima (riceverà un incarico di prestigio in Israele) quanto la crisi pandemica dovuta al Covid-19 (in particolare in Italia settentrionale). Harry, il figlio, confessa al telefono ad Ester, affranta per la perdita della cara amica, che già in precedenza la madre aveva avuto una premonizione in sogno: aveva previsto la tragedia delle “Torri gemelle”.

I racconti esaminati da Busi sono come “un progetto in situazione”, dove si può tentare di costruire una grammatica in cui ricercare un “corpus” della divinazione. Ed allora, dopo il “Teatro dell’anima”, vera “fenomenologia della premonizione”, si potrà rintracciare una parte propriamente “normativa” nella sezione denominata “L’ora oscura”, dove ciò che si ricerca è la decostruzione da un punto di vista semantico delle premonizioni, per approdare infine ad una terza parte dedicata alla rifrazione divinatoria. Infatti, in questa ricerca di significato della premonizione, qualcosa può “andare per storto”, ciò che all’apparenza sembra dritto si può rivelare obliquo, a seconda della prospettiva. Come il manico di un cucchiaio immerso in un liquido.

Busi osserva, scruta i personaggi dall’esterno, cercando di cogliere le cento porte del destino. Come esso si sveli agli individui che ne sono attraversati, per mezzo del tempo che scorre, è il fascino intimo e segreto di questa arte divinatoria tutta da scoprire.

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Nato a Roma, laureato in Filosofia all'Università "la Sapienza", è giornalista professionista. Ha collaborato con ilSole24Ore, con le agenzie stampa Orao News e Nova, e in Germania con il magazine online ilMitte.

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