A Monaco, l’“Oktoberfest” per il secondo anno non si farà, incerto è l’immediato futuro della “Buchmesse” a Francoforte, sempre a causa del Covid. Nell’attesa, i responsabili della più grande fiera del libro al mondo, mi hanno invitato a seguire un dibattito online sul politically correct in letteratura. Non sono riuscito a collegarmi, forse non sono tecnologicamente all’altezza, o eravamo in troppi. Ho visto che erano in molti a lamentarsi di non poter seguire quanto si diceva.
Lo posso immaginare: bisognerà rivedere i classici? Gustav von Aschenbach, il protagonista di “Morte a Venezia”, che nella laguna minacciata dal colera, è affascinato dal giovinetto Tadzio, è un pedofilo? Anche Goethe non la passerebbe liscia. A 72 anni, a Marienbad scrisse poesie d’amore per la diciottenne Ulrike von Levetzow, che sognava di sposare. Peggio di Woody Allen.
Sarò prevenuto, ma ero convinto che i partecipanti al dibattito non avrebbero seguito la corrente, difendendo il diritto di scrittori e poeti a scrivere quel che sentono e vogliono. I tedeschi alla cultura ci tengono, e hanno il senso del ridicolo. Non tutti, ovviamente. Tempo fa, imitando gli americani, un piccolo gruppo pretese che la Gemäldegalerie nascondesse nei magazzini “Amore terrestre”, o “Amor omnia vincit”, di Caravaggio, il ritratto di un adolescente nudo, che poi era il suo amante Francesco Boneri. Il capolavoro si trova a Berlino dal 1815, e non scandalizzò i benpensanti prussiani dell’epoca. Il direttore del museo rispose: non ci penso nemmeno. E il beffardo Eros di Caravaggio è sempre al suo posto.
Temo che un salotto culturale sia meno indicativo di uno stadio per capire un Paese. Dire no, o fare outing nel mondo del calcio potrebbe essere pericoloso. Una battuta è costata cara a Jens Lehmann, 51 anni, ex portiere della nazionale, giocò anche nel Milan, condannato senza processo e senza appello alla morte civile. Giorni fa, ha inviato al suo ex compagno Dennis Aogo, 33 anni, un messaggio scherzoso, ma che alludeva al suo colore. Aogo, ex terzino destro della nazionale, nato in Germania, con passaporto tedesco, di origine sudafricana, ora è commentatore per Sky. “Ti hanno preso in schwarzenquote?”, gli ha scritto Jens. Lavori in quota nera? Una battuta stupida, di cattivo gusto, nelle intenzioni non cattiva.
Un messaggio privato che Dennis ha subito messo in rete, con il commento “sono ferito”. Non bastava una telefonata all’amico? Ha scatenato una valanga di insulti contro Jens. Ina, la moglie di Dennis, è intervenuta: mi vergogno di essere tedesca. L’Herta di Berlino ha subito reagito licenziando Lehmann, che sedeva nel consiglio di sorveglianza. Tutte le reti televisive private e pubbliche hanno comunicato che non inviteranno più Lehmann. Perfino la società in cui il portiere giocò le prime partite a 15 anni, si è affrettata a comunicare che Jens è “persona non grata”. Una condanna alla morte civile.
Non è finita. Per la legge del contrappasso, anche Dennis non potrà più commentare le partire per Sky, almeno per il momento. In diretta ha detto che non so quale allenatore “trainieren bis zum Vergasen” i suoi giocatori, cioè li allenava fino alla camera a gas, un paragone con Auschwitz. Una battuta di estremo cattivo gusto, come paragonare giovani atleti super pagati agli ebrei sterminati dai nazisti? Alle prime critiche, Aodo ha giocato d’anticipo e si è autosospeso. Chissà se la moglie si vergogna anche di lui? Goethe, Mann e Michelangelo Merisi detto il Caravaggio sono meno importanti di due vecchie glorie del calcio? Appena sarà possibile, finita l’emergenza, tornerò alla Gemäldegalerie, domani potrebbe essere troppo tardi.
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