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In Sicilia, alla corte degli Hohenstaufen: Konrad von Würzburg

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Il Cancelliere aulico ricevuto alla corte di Federico II, a palazzo della Favara di Palermo - Diemer Hofhaltunga
Il Cancelliere aulico ricevuto alla corte di Federico II, a palazzo della Favara di Palermo - Diemer Hofhaltunga

Federico II © CC BY-SA 2.5 Raffaele Esposito Wikipedia

Non molti turisti sanno che il 28 luglio del 2018 è stata inaugurata, nell’area prospiciente al castello Maniace in Ortigia a Siracusa, la 37esima stele dedicata alla famiglia sveva degli Hohenstaufen, il cui maggiore esponente fu Federico secondo di Svevia, che fece costruire il castello tra il 1232 e il 1239, poco dopo il ritorno dalla Terra Santa. Proprio il 13 dicembre del 1250, quando ancora la sua grande lotta con il Papato e i Comuni era ancora in corso, il grande imperatore fu stroncato dalla morte. E con questo breve scritto intendiamo anche celebrare la sua memoria a 770 anni dalla morte.

Molti ricordano dagli anni scolastici la casata degli Hohenstaufen come quella dei re di Sicilia, con la connessa scuola di corte di poesia siciliana che Francesco de Sanctis mise all’inizio della sua famosissima storia della letteratura italiana, mentre non pochi ex studenti di liceo classico hanno memoria del cosiddetto “notaro” Jacopo da Lentini, principale poeta di quella scuola. Ma altri studiosi conoscono un parallelo menestrello, Konrad von Würzburg, che praticò la corte del più noto discendente di Federico, Manfredi.

Un figlio della Baviera
Würzburg

Würzburg

Konrad nacque a Würzburg nel 1225, quando era re di Svevia Corrado quarto, figlio legittimo di Federico. Fu un lirico ed epico, nonché maestro di poesia popolare. Esperto di latino, un vagabondo delle lettere antiche, che le antiche fonti chiamavano “Mastro Corrado”. Ancora però non si conoscono le tappe dei suoi viaggi dalla Franconia all’antica Svevia, passate al Regno di Baviera solo dopo il Congresso di Vienna del 1815. Giunse fino a Roma, dove conobbe il fermento francescano e le laudi d’amore dell’epoca. Corrado scrisse su mandato di vari nobili, soprattutto brevi poemi che riassumevano le più famose leggende e i più noti miti del Mediterraneo in Dolce stil novo, per tutta la fase centrale del dodicesimo secolo, morendo in circostanze misteriose. Buona parte della sua vita è ancora avvolta fra le nubi. Cessò di cantare per sempre a Basilea nel 1287, dopo aver visto l’estinzione della casata e l’insurrezione dei “Vespri Siciliani” del 1282, quando i Baroni si rivoltarono contro i francesi di Carlo d’Angiò, nel nome dell’ultima erede di Federico, Costanza, figlia di Manfredi e moglie di Pietro d’Aragona, futuro re di Sicilia.

Codex Manesse Heinrich von Meiße

Codex Manesse Heinrich von Meiße

A parte Heinrich von Meissen, suo biografo, di lui però ben poco ci è rimasto. Fu il più grande artista della sua epoca. Infatti il suo poetare fonde perfettamente il genere mitologico con la cultura cavalleresca del tempo. E lo stesso biografo lo citerà come l’ultimo, ma non però il meno importante, della classe artistica dei “Menestrelli”. Wagner e Wilhelm Grimm nell’800 lo individuarono a capo della rete di autori che per lingua e temi diedero vita alla Germanistica. Infatti, Richard Wagner, nel 1850 ne trasse il Lohengrin dalle sue saghe su “Il cavaliere del cigno”; mentre Wilhelm Grimm pubblicò con note critiche un manoscritto che ritrovò a Treviri, in un antico monastero benedettino, il poema “La fucina d’oro” (1841), fondamentale per la ricostruzione della storia del popolo tedesco.

Codex Manesse - Konrad von Würzburg

Codex Manesse – Konrad von Würzburg

Nondimeno, Konrad compose leggende sacre e la singolare “Pantaleon”. dove descrisse epicamente l’eroismo dei martiri cristiani. All’interno di quest’ultima saga, si presentò come un fabbro che sta lavorando un prezioso ornamento per la Vergine Maria. E con le strofe, dette “Lamento dell’arte”, declama la decadenza progressiva del suo poetare. È un allegoria in versi molto originale perché esprime esteticamente con rara perfezione la prossimità a “Sorella morte”, quasi analoga alle laudi francescane.

Ma Konrad non mancava di arguzia e ironia: nella raccolta “Quello che il mondo ci offre”, datata 1260, ecco una breve ode: “dove sempre sorge il sole per due amanti\ che devono trascorrere le loro ore d’amore in silenzio\lì fino alla fine scambieranno le loro carezze immancabilmente\E giammai nessuno potrà cancellare i sogni di coloro che si amano.\I loro occhi sono pieni di lacrime al mattino quando devono dividersi\Ma nessuno dei due è felice\Ognuno, che brucia d’amore in segreto per una donna leggiadra, ha ragione di temere il futuro!”.

La Sicilia centro culturale europeo
Incoronazione di Manfredi

Incoronazione di Manfredi

E mentre lo scrittore di Würzburg e una schiera di altri menestrelli giravano nelle numerosi corti nobiliari dell’Europa centrale, legandosi alle indicazioni dei principi e nobilotti locali, una serie di eventi innovativi avveniva in Italia, soprattutto in Sicilia: l’accentramento del potere nelle mani di un singolo sovrano, Federico II di Svevia, nella capitale di fatto del suo impero, Palermo e la nascita della scuola poetica siciliana, prodromica al dolce stilnovo fiorentino, ma anche anticipatoria della lingua italiana. Furono due circostanze irripetibili nella storia della Sicilia: se l’accentramento politico istituzionale fu un elemento comune alla Germania e alla Sicilia con la presenza di un Re di Sicilia anche Re del Sacro Romano Impero, ciò che rese unica l’esperienza siciliana fu la coincidenza fra Corte, Governo, perfino del Re, con la classe intellettuale. Poeti, scienziati, scrittori, storici, filosofi, giuristi erano al contempo uomini di governo. Costoro solo in quell’epoca resero un profondo e validissimo apporto alla realtà dell’Isola, quando nei decenni fra il 1212 e il 1250 il lungo Regno di Federico Imperatore – a sua volta, fine poeta – fu d’esempio nella storia medievale come entità statale profetica nei secoli a venire che poteva essere imitato per l’unificazione nazionale.

Purtroppo, altri eventi storici ne impedirono l’attuazione, e con essa fu bloccata la unificazione linguistica del nostro Paese, come del resto per la Germania, il tutto per motivi altrettanto noti.

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