Guida per amare i tedeschi

In casa…

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Zu Hause © il Deutsch-Italia
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A DIO PIACE LA BIONDA

A ognuno il suo mestiere, ma per una domenica due amici di Colonia, Karl e Manfred hanno deciso di non dar retta ai proverbi. Niente di straordinario se il primo non fosse l’oste di una delle più note birrerie della città, e il secondo pastore nella Christuskirche. «Se i fedeli non vengono in chiesa, li andrò a cercare dietro il bancone in osteria», ha detto padre Manfred Bertram, quarantasette anni, e l’esperimento è riuscito.

Per la verità, anche l’oste Karl Schiesberg, quarantatré anni, ha riempito la Christuskirche «come solo avviene la sera di Natale». I fedeli clienti del locale, il Weisser Heigoder, lo avevano seguito per vedere come se la cavava dal pulpito. «Vi auguro», ha detto Karl al termine della predica, «che abbiate sempre una fresca bionda con voi». Intendeva un boccale di Kölsch, la leggera birra renana. «E che troviate qualcuno che ne offra sempre una gratis quando non avrete un marco in tasca», ha aggiunto in uno slancio di carità cristiana.

«Dio si trova sempre là dove la gente è in festa», sostiene padre Manfred. Anche lui non se l’è cavata male, dietro il bancone a vendere birre, würstel e polpette. «Sono riuscito a convincere un avvocato a tornare in chiesa dove non veniva da anni», ha raccontato al termine dell’esperimento, «per la verità dopo che si era scolato dieci birre. »

Non si è trattato solo dello scherzo tra due amici. Le chiese tedesche si svuotano. Solo a Colonia nel ‘93 sono usciti dalle loro comunità 5120 protestanti e 6941 cattolici. In tutta la Germania, oltre 300mila, equamente spartiti tra fedeli di Roma e di Lutero. Un atto che non è solo formale. Ogni cittadino è obbligato a pagare le tasse alla sua Chiesa, la classica decima, anzi appena meno: l’8 per cento, in più. A meno che non dichiari esplicitamente di “non” appartenere ad alcuna confessione.

E un bell’obolo: 19mila miliardi di lire all’anno da parte dei cattolici, e 16.500 per gli evangelici, ma diventano sempre meno. Uno scrittore religioso come Heinrich Boll, premio Nobel nel ‘72, si ribellò: non voleva uscire dalla Chiesa ma trovava ingiusta la tassa e si rifiutò di pagarla. Il vescovo di Colonia gli inviò l’ufficiale giudiziario a pignorargli i mobili di casa. L’editore Axel Springer, il padre della «Bild Zeitung», invece, uscì dalla Chiesa protestante per versare il suo 8 per cento, pari a diversi miliardi, a una setta semisconosciuta. Gli evangelici cercarono di opporsi, sostenendo che la nuova fede abbracciata dall’editore non era «valida». Ma in base a quale norma e secondo chi?

Uta-Frauke Heinemann ha lasciato la religione del padre, il protestante e socialista presidente della Repubblica, Gustav Heinemann, per diventare cattolica. Ed è stata la prima donna a ottenere una cattedra di teologia. Poi ha scritto un libro che è diventato un best-seller mondiale, Eunuchi per il Regno dei Cieli, e la Chiesa l’ha «licenziata»: come può una teologa mettere in dubbio l’esistenza dell’inferno, la parola dei Vangeli, e perfino la verginità della Madonna?

«Lei sarà uscita dalla Chiesa, suppongo», le ho chiesto.

«Oh, no: come avrei diritto di criticare se fossi fuori?», e Frau Uta continua a pagare la decima: 40mila marchi nel ‘93.

«Il vescovado mi ha mandato una lettera di ringraziamento come fa con tutti i migliori contribuenti», sorride lei. Una decima pagata con i diritti d’autore dei libri blasfemi.

Non si creda però che le «abiure» siano solo una questione di soldi. Le tasse sono la classica goccia, il motivo scatenante, ma sempre meno fedeli si identificano con la propria Chiesa: il 69 per cento, cattolici e no, dichiara che «la Chiesa non mi dice più nulla». Non condivide le posi-zioni delle autorità sul sesso, sul divorzio, il matrimonio dei preti, i metodi anticoncezionali. Il 61 per cento crede ln Dio, il 51 è convinto che esista «una vita dopo la morte», ma si affida sempre più alla propria coscienza, insofferente a essere guidata dall’alto.

Non è che i tedeschi non commettano peccati: sono afflitti da colpe. Noi ci pentiamo e possiamo dimenticare, sicuri di aver ottenuto il perdono da Dio, dalla famiglia o, nel caso, dagli elettori. I tedeschi si sentono marchiati a vita, schiacciati dalla consapevolezza di non poter raggiungere quell’idea di perfezione a cui si sentono obbligati dalla nascita.

In Italia si crede che la Germania sia un Paese a maggioranza protestante, ma è vero solo in parte. Nella vecchia Repubblica Federale per la prima volta nell’84 i cattolici passarono in testa, con 27 milioni contro 25, grazie anche agli emigrati e alla loro più alta natalità. Con la riunificazione, sono tornati in maggioranza i protestanti, ma anche la Chiesa evangelica attraversa una crisi profonda.

«Vi presento il mio compagno», ha annunciato dal pulpito il nuovo pastore della Chiesa evangelica di Menz, un villaggio di 500 abitanti nei pressi di Magdeburgo, nella ex DDR. Ma la comunità non si è scandalizzata. «Dalla mia ammissione non mi è stata rivolta alcuna cattiva parola», ammette il religioso Wolfgang Loebe, trent’anni; «la gente del paese pensa in modo più aperto di quanto alcuni vogliono credere». Il suo vescovo Christoh Demke ha commentato: quel che conta è come svolge il suo lavoro. Ma a pochi chilometri di distanza, nella Bassa Sassonia, occidentale e che si presume più avanzata, il vescovo Horst Hrischler è di parere opposto: «L’omosessualità contrasta con la morale cristiana, non può essere accettata nei fedeli, né tanto meno nei pastori». L’ala destra della Chiesa, il gruppo «Lebendige Volkskirche», gli dà ragione e chiede l’allontanamento dei pastori omosessuali. Il teologo Andreas Gerber, ventinove anni, si è dovuto impegnare alla castità prima di venire ordinato pastore a Hannover.

«Ciò significa», ha domandato, «che dovrò separarmi anche dal mio amico? »

«Noi non possiamo dirle quel che deve fare», gli ha risposto un funzionario della diocesi, «ma lo faccia di nascosto».

La Chiesa ricorre alla pubblicità sui giornali per bloccare l’esodo: «Problemi di droga? Problemi di cuore? Noi siamo gli esperti», ma con risultati modesti. Si progetta di chiudere le chiese che abbiano meno di cinquanta «clienti» abituali, come se fossero negozi di jeans o birrerie.

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Roberto Giardina, dal 1986 in Germania, è corrispondente per il QN (Giorno-Resto del Carlino- La Nazione) e Italia Oggi. Autore di diversi romanzi e saggi, tradotti in francese, spagnolo, tedesco. In Germania è uscito "Guida per amare i tedeschi", "Anleitung die Deutschen zu lieben" (Argon e Goldmann), "Complotto Reale" (Bertelsmann), "In difesa delle donne rosse" (Argon), "Hundert Zeilen", "Berlin liegt am Mittelmeer" (Avinus Verlag), "Pfiff", romanzo sulla Torino degli Anni Sessanta e la rivolta operaia di Piazza Statuto; "Attraverso la Francia, per non dimenticare il Belgio"; "Lebst du bei den Bösen?", "vivi tra i cattivi, la Germania spiegata a mia nipote"; e recentemente "Il Muro di Berlino. 1961-1989".

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