Il 25 aprile 1945, alle ore otto del mattino, mediante la radio, il Comitato di Liberazione Nazionale, impose la resa ai presidi nazisti e fascisti. “Arrendersi o perire”, questa era la frase che Sandro Pertini, che era alla testa del comando partigiano che liberò Milano, pronunciò alla radio.
Alla liberazione dell’Italia dalla dittatura si poté arrivare grazie al sacrificio di tanti giovani ragazzi e ragazze che, pur appartenendo ad un ampio ed eterogeneo schieramento politico (dai comunisti ai militari monarchici, passando per i gruppi cattolici, socialisti ed azionisti), si chiamavano con un solo nome: partigiani. Combatterono al fianco di molti soldati provenienti da Paesi diversi e lontani.
Tantissimi italiani (donne, uomini e bambini) dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 hanno deciso di lasciare le loro case o hanno disertato l’esercito per contrastare l’occupazione nazista dell’Italia e il Governo fascista. Per i successivi due anni, fino alla fine di aprile del 1945, hanno combattuto in ogni modo possibile l’occupazione dei tedeschi. Era gente comune, con poche armi, che già soffriva le penurie della guerra, eppure è riuscita a “resistere”.
La scelta della data del 25 aprile come “festa della Liberazione” (o come “anniversario della Liberazione d’Italia”) fu presa poco meno di un anno dopo, il 22 aprile del 1946, quando il governo italiano provvisorio – il primo guidato da Alcide De Gasperi e l’ultimo del Regno d’Italia – stabilì con un decreto che il 25 aprile dovesse essere “festa nazionale”. La data fu fissata in modo definitivo con la legge n. 269 del maggio 1949, presentata da De Gasperi in Senato nel settembre 1948. Da allora, il 25 aprile è un giorno festivo, come le domeniche, il Primo maggio, il giorno di Natale e da alcuni anni la festa della Repubblica, che ricorre il 2 giugno. La guerra in Italia non finì il 25 aprile 1945, ma continuò ancora per qualche giorno, fino agli inizi di maggio.
La Liberazione metteva fine a vent’anni di dittatura. Un evento epocale, una “rivoluzione”, quella che non c’era stata durante i governi liberali e poi sotto la lunga ombra del regime, e che finalmente avrebbe portato di lì a un anno, per la prima volta, l’intera popolazione adulta italiana (comprese le donne) alle urne per decidere, con il referendum del 2 giugno 1946, fra monarchia e repubblica.
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Milano liberata
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Le parole di Sandro Pertini: “Arrendersi o perire”
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