Il sette gennaio del 1894, una domenica, due bambini di quattro anni giocano sulla riva dell’Inn a Passau, la nostra Passavia. Il fiume è gelato, un piccolo fa qualche passo, la superficie ghiacciata si spezza, e sprofonda nell’acqua. L’amichetto non esita, alla sua età non si rende conto di correre un rischio mortale, si precipita in aiuto e lo tira fuori appena in tempo. Il giornale locale, la “Donau Zeitung”, riporta il 9 gennaio la notizia, in una breve, poche righe senza i nomi dei protagonisti, l’eroico bambino e il suo compagno di giochi. Quel piccolo fatto di cronaca viene rievocato 127 anni dopo dalla “Süddeutsche Zeitung”.
La storia del XX secolo sarebbe cambiata se quel bambino fosse scomparso nell’acqua gelida dell’Inn al confine tra l’Austria e la Germania. Si chiamava Adi, il nomignolo infantile di Adolf Hitler, nato a Brunau il 20 aprile del 1989, dove suo padre era doganiere. Dopo una promozione, nell’agosto del ‘92 Alois si trasferì a Passau con la famiglia, andò a abitare nella Kapuzinerstrasse, al numero 31 oggi il 5, la strada che fiancheggia il fiume. La casa apparteneva alla famiglia Kühberger, i padri si frequentavano, i bambini fecero amicizia, giocavano ogni giorno per strada, le madri li sorvegliavano dalla finestra.
L’eroico salvatore si chiamava Johan Nepomuk Kühberger, di qualche mese più giovane dell’amichetto, nato l’11 ottobre dell’‘89. Due destini paralleli: nel 1914, Adolf emigrato a Monaco, indossa la divisa e va in guerra, Johan viene ordinato prete. Nel 1918, Adolf è un reduce senza futuro, Johan diventa organista nel Duomo di Passau, poi nel ‘22, maestro del coro. Il suo amico d’infanzia prepara un Putsch a Monaco.
Adolf non imparò mai a nuotare, forse proprio a causa di quello spavento. Nel ‘39 provocò la guerra e 60milioni morti, e fece uccidere sei milioni di ebrei. Johan sempre nel ‘39 divenne monsignore per volere di Pio XII. Morì dove era nato, a Passau, nel 1957, e tutta la vita si rammaricò per il suo gesto: perché non sono rimasto a riva, e non ho lasciato che annegasse? Si sentiva responsabile per milioni di vittime, almeno così vuole la storia, o la leggenda, perché non abbiamo prove. Johan raccontava la verità?
Ognuno può credere quel che vuole, ci sono prove per una tesi e per l’altra. È credibile che un bambino di 4 anni salvi un coetaneo da un fiume gelato? Ma invece che nell’Inn, Adi potrebbe essere caduto in uno dei tanti stagni, o in una fontana. Il mancato annegamento del futuro Führer è raccontato da Anna Elisabeth Rosmus nel libro “Out of Passau Leaving a City Hitler called Home”, la storia di una città che Hitler chiamava casa sua, pubblicato negli Stati Uniti. La “Bayerischer Rundfunk”, la radio bavarese, ha trasmesso tre anni fa un documentario radiofonico, riportando le testimonianze di quanti avevano conosciuto l’organista, tra cui quella di Max Tremmel, il suo successore nel Duomo. Durante il III Reich, era tabù rievocare quell’incidente d’infanzia: il Führer non può rischiare d’annegare, ed essere salvato da un futuro prete, neppure a quattro anni.
Testimonianze riportare di seconda o terza mano, di dubbio valore per gli storici ufficiali che pretendono di avere sempre documenti scritti e autenticati. Difficile per un incidente finito bene di un gioco tra bambini. La “Donau Zeitung” scrisse che “un bambino era stato salvato da sicura morte tra i ghiacci dell’Inn…”, i due piccoli avevano quattro anni, e abitavano in una casa sul fiume. Quanti erano i bambini di quattro anni in quella strada compagni di giochi? Perché un sacerdote dovrebbe mentire?
Gli storici detestano quanti si divertono con il “cosa sarebbe successo se…”. Però spesso anche loro non resistono alla tentazione. Senza Adolf i nazisti non avrebbero conquistato il potere, la Seconda Guerra Mondiale non ci sarebbe stata. Ne siamo sicuri? Hitler non è l’uomo del destino che crea la storia, fu un prodotto del suo tempo. La rivoluzione l’avrebbero fatta i rossi, la Germania conquistata dalla Russia. La guerra sarebbe avvenuta contro Stalin, la “cortina di ferro” sarebbe sorta lungo il Reno, gli ebrei sterminati nei gulag? Monsignor Johan non avrebbe avuto rimorsi.
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Peccato che ci fosse il “Salvatore” !!!