L’SPD, il partito socialdemocratico, stabilirà un nuovo record alle prossime elezioni, il 26 settembre. Secondo i sondaggi andrà incontro alla peggior sconfitta nella sua storia, superando in discesa il risultato ottenuto quattro anni fa da Martin Schulz (il 20,5 per cento). Secondo la più ottimistica delle previsioni non dovrebbe andare oltre il 16 per cento, nonostante che la CDU/CSU non abbia ancora scelto il candidato per la successione a Frau Merkel, decisa a andare in pensione. Dopo un anno di emergenza a causa del Covid, l’SPD non riesce a conquistare voti, sempre incerta sulla rotta, andare decisa a sinistra, o non irritare gli elettori moderati. Imitare in ritardo i Verdi, serve a poco.
La coppia alla guida del partito, Norbert Walter-Bojans e Frau Saskia Esken, nella classifica di popolarità dei politici, si trovano oltre al 15esimo posto, come dire in “Serie C”. E se la prendono con i vecchi compagni, colpevoli di tutto. Wolfgang Thierse, uno dei personaggi storici dell’SPD, 77 anni, ha chiesto a Frau Saskia: «Mi chiedo se ci sia ancora posto per me, se mi attaccano i due capi di quello che ritenevo il mio partito. Se lo pensi, eccoti la mia tessera».
Sarebbe colpevole di aver violato il politically correct, di non aver preso le distanze dal razzismo, e infine di non condividere la politica identitaria, cioè di ritenere che si possa continuare a parlare di uomini e donne. “Così si spacca la società”, aveva scritto Thierse in un commento per la “Frankfurter Allgemeine”. Altro peccato mortale, la FAZ è un quotidiano conservatore. È certamente una forzatura, ma sarebbe come se il partito socialista avesse espulso Sandro Pertini, perché ripeteva che gli piacevano le donne.
È probabile che Wolfgang Thierse sia poco conosciuto in Italia. Ci incontrammo prudentemente per strada a tarda sera a Berlino Est, nell’ottobre ‘89, ultimo mese prima della caduta del “Muro”, per evitare la curiosità della Stasi, il servizio segreto del regime. Faceva parte del Neues Forum, il piccolo gruppo di contestatori. Mi diede informazioni e non scrissi il suo nome. Nessuno prevedeva che la fine fosse così imminente.
Thierse, come Frau Merkel, è uno dei pochi politici della scomparsa DDR, ad essere sopravvissuto alla riunificazione. È stato presidente del Bundestag dal ‘98 al 2005, quando Gerhard Schröder era cancelliere, e poi vicepresidente fino al 2015, con Frau Merkel, che lo stima. Non abbastanza socialdemocratico per Saskia?
Oggi lei butterebbe fuori anche Willy Brandt, dicono i vecchi compagni. Nata nel ‘61, racconta che i genitori entrarono nell’SPD perché ammiravano Willy, che riuscì a riconquistare la Cancelleria nel ‘69, avviando il processo politico che avrebbe portato alla caduta del Muro e alla fine della guerra fredda. Ma per lei a vent’anni Brandt non era abbastanza a sinistra. Nella sua biografia si vanta di aver portato pacchi a domicilio e ad aver fatto la cameriera, non per necessità economica, come tanti studenti suoi coetanei. Sulla trentina ha deciso di non lavorare per badare ai tre figli avuti in quattro anni. Scelta onorevole, resa possibile dallo Stato sociale.
L’SPD ha sempre avuto due anime, ma vince quando non dimentica i suoi elettori tradizionali, anche gli operai oggi appartengono alla piccola e media borghesia. Nel 2019, per scegliere la coppia che avrebbe dovuto prendere la guida del partito, furono indette eliminatorie regionali, come una sorta di Coppa dei Campioni, e alla fine Saskia e Walter batterono in semifinale Olaf Scholz, il ministro delle Finanze, ovviamente troppo a destra per la base. In finale, Frau Saskia è stata eletta con il 75 per cento.
Un trionfo? Forse no. È stato il secondo peggior risultato nella storia per un candidato presidente sceso in campo contro nessuno. In realtà, il suo ideale di democrazia, è quella della DDR, dove gli avversari non erano graditi. Non lo dicono i conservatori, ma molti socialdemocratici che restano a fianco di Thierse e si battono per la libertà di opinione. Michael Roth, sottosegretario per le Questioni europee, commenta: «Le accuse a Wolfgang sono assurde. Nessuno ha il monopolio della ragione. Chi non vuole avere Thierse nel partito, non capisce nulla».
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