Ogni tre giorni, questo il titolo del saggio di Laura Backes e Margherita Bettoni, “Alle drei Tage- Wenn Männer Frauen töten end was dagegen tun müssen” (DVA Verlag; 20 euro), quando gli uomini uccidono le donne e che cosa dover fare per evitarlo. Nel 2019, in Germania le vittime della violenza maschile sono state 119, e i casi di violenza familiare 119mila circa. Nel 2017 le vittime furono 141. Laura Backes è vicecapo della sezione cultura allo “Spiegel”, che recensisce il libro alla vigilia della festa delle donne, a Berlino è un vero giorno di festa, tutto chiuso. Margherita Bettoni, 33 anni, è nata a Trento, lavora a Amburgo, specializzata anche in reportage sulla mafia.
Una collaborazione italo tedesca, e la prima notizia è che il femminicidio non è un fenomeno tipicamente italiano e meridionale, come si continua a credere. Nel 2018, le donne vittime dei loro partner in Italia furono 81, e 111 l’anno seguente. Difficile trovare dati certi di anno in anno.
Nel 2018, su centomila donne in percentuale si sono avuti 4,12 casi di violenza familiare in Lettonia, e 3,57 in Lituania, seguite da Malta (1,70) e Cipro (1,36). Dal Baltico al Mediterraneo, le percentuali più allarmanti. Seguono l’Austria (0,98) la Finlandia 0,97. La Germania è al nono posto con lo 0,8, quasi il doppio dell’Italia con lo 0,43. Ovviamente non è un dato rassicurante, una donna uccisa in famiglia o picchiata è già di troppo. Ma se si vuole evitare che continui a accadere, come si augura il titolo del libro, bisogna analizzare il male senza pregiudizi.
Qualcuno si vorrà rassicurare: quante sono le donne immigrate in Germania uccise dai loro uomini? La polizia non specifica l’etnia delle vittime e degli autori di crimini, ma non è un dato rilevante. Saranno comunque nella stessa percentuale nei vari Paesi che hanno accolto profughi in questi anni.
Un altro dato importante è, secondo me, la pena a cui vengono condannati gli uomini. In Germania come in Italia, in genere non si reagisce subito alle prime denunce delle donne, ma le condanne sono severe. Agli imputati non si riconoscono attenuanti, se non in casi particolari, e non si leggono motivazioni del tipo “ha agito in una tempesta emotiva”, o “non era momentaneamente in grado di intendere e di volere”. Il femminicidio non avrebbe bisogno di aggravanti. In Germania si finisce all’ergastolo.
Gli uomini uccidono le donne in ogni classe sociale. Il 16 agosto del 2016, Tsin-ieh L., architetto di 45 anni, venne uccisa a Monaco sulle scale di casa con 18 pugnate dal suo ex compagno Roland B. Il rapporto era finito da sette anni, ma l’uomo la perseguitava con minacce, email, telefonate di giorno e di notte, lanciava pietre contro le sue finestre. La donna l’aveva denunciato più volte per stalking. Roland era stato condannato a 4.500 euro di multa, perfino lo studio per cui lavorava Tsin-ieh L. aveva incaricato un avvocato per difendere la collaboratrice. Nel novembre del ‘17, Roland è stato condannato all’ergastolo, ma non resterà in cella fino alla fine dei suoi giorni. Tra 15 anni potrà finire ai domiciliari.
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