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Lo schiaccianoci non è politicamente corretto

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Un'edizione de Lo schiaccianoci © CC BY-SA 3.0
Un'edizione de Lo schiaccianoci © CC BY-SA 3.0
La danza dei fiocchi di neve 1981

La danza dei fiocchi di neve 1981

Una delle tradizioni che amo in Germania è quella a Natale degli spettacoli all’Opera per i bambini. Già dalla fine di novembre sono in programma rappresentazioni pomeridiane per i piccoli. A volte riduzioni di opere per adulti, più spesso messe in scena fedeli. È sbagliato, si ritiene giustamente, manipolare gli originali. I bambini sono solo piccoli adulti, non vanno protetti, sono in grado di capire e giudicare. Naturalmente si scelgono opere e balletti adatti all’età. I genitori prenotano un anno per l’altro.

Quest’anno, lo “Schiaccianoci” di Ciaikovskij è rimasto vittima del politically correct. Christiane Theobald, la direttrice del corpo di ballo di Berlino , ha scoperto che il  balletto è razzista e la fiaba natalizia è stata tolta dal repertorio in attesa che venga rivista e corretta. Non so come se non con un taglio brutale.  Frau Doktor Theobald, 65 anni, è diventata molto prudente dopo la denuncia l’anno scorso di una sua ballerina di colore, a cui non aveva rinnovato il contratto. Razzismo? Ma la danzatrice aveva lavorato per due anni senza problemi.

Lo schiaccianoci e il re dei topi (1853)

Lo schiaccianoci e il re dei topi (1853)

Ciaikovskij compose il balletto nel 1892 seguendo la coreografia ideata da Marius Petipa, ispirato al racconto di Eta Hoffmann “Lo Schiacconoci e il re dei topi” del 1816, ma nella versione di Dumas, che attenua la storia originale, più dura e crudele.

Fritz e Maria, fratello e sorella, nella notte di Natale sono in attesa dei doni, arrivano i balocchi che si esibiscono in danze tipiche dei loro Paesi d’origine, la Cina, l’Africa, e così via, com’era nel gusto del tempo. Il mondo visto dalla Corte dello Zar. Oggi, intollerabili caricature etniche? I pregiudizi sono già un primo punto di contatto, di conoscenza. Poi si scoprirà che non tutti gli spagnoli ballano il flamenco, i tedeschi non vanno sempre in giro in calzoncini di cuoio, e non tutti gli italiani cantano “O’ Sole mio”. Non credo che lo “Schiaccianoci” sia un pericolo per i bambini del XXI secolo che il mondo già lo conoscono a otto anni.

Berlino è una città fantastica per chi ama la musica, e ha ben tre teatri d’Opera, uno in quella che era la parte occidentale, e due all’Est. Per risparmiare hanno deciso di avere un solo corpo di ballo, e decidono insieme il cartellone per evitare di farsi concorrenza. Per lo “Schiaccianoci” il verdetto di Frau Christiane è per il momento senza appello.

Il lago dei cigni nella versione di R. Nureyev Vienna © CC-BY-SA-3.0 Peter Gerstbach-WC.

Il lago dei cigni nella versione di R. Nureyev Vienna 2004 © CC-BY-SA-3.0 Peter Gerstbach-WC.

Un peccato. Il balletto è la forma di spettacolo più adatta per avvicinare i bambini al teatro. Quando ero da poco giunto a Amburgo, portai mia figlia Raffaella, cinque anni, a vedere il “Lago dei cigni”, a suo modo sempre una fiaba, e sempre politicamente scorretta. Come la mettiamo con il Cigno Nero, e come eliminarlo? A lei piacque, non è diventata razzista, ha sempre amato non solo il balletto, anche la prosa. Una dozzina d’anni dopo, Raffaella adolescente pretese giustamente che trovassi i biglietti per vedere una delle ultime esibizioni di Nureyev a Roma. Non fu facile.

La vedo male anche per “Die Schneekönigin”, la Regina delle Nevi, il balletto con musica di Prokofievf dalla fiaba di Andersen, un altro classico natalizio.  E per “Pierino e il lupo” sempre di Prokofievf: agli animalisti non piacerà di certo.

Ho un bel ricordo, non politico, degli ultimi giorni della Germania Est, in cui si trovavano 17 teatri dell’Opera in cinque regioni. A Dresda, un pomeriggio di domenica, in cui per caso non avevo nulla da scrivere, andai a vedere “Il ratto dal serraglio”, comprai uno degli ultimi biglietti che costavano pochi Ostmark, e mi trovai in una platea occupata da famiglie con bambini e ragazzini, vestiti come per andare al cinema. I cantanti erano mediocri, ma non importa. Quei ragazzi alla vigilia della fine per la DDR, scoprivano l’opera. Non credo che quegli spettatori trent’anni dopo siano diventati islamofobici, come si dice, per colpa di Mozart, e adesso votano per l’AfD, il partito dell’estrema destra.

Un altro classico natalizio per i piccoli è “Il flauto magico”, anche questo, prevedo, da censurare. La Regina della Notte con i suoi acuti darà una falsa idea delle donne. Mozart le amava troppo per essere politicamente corretto.

 

Il walzer dei fiori nell’interpretazione di Daniel Barenboim e dei Berliner Philharmoniker

© Youtube irie1948

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© per gentile concessione di ItaliaOggi

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Roberto Giardina, dal 1986 in Germania, è corrispondente per il QN (Giorno-Resto del Carlino- La Nazione) e Italia Oggi. Autore di diversi romanzi e saggi, tradotti in francese, spagnolo, tedesco. In Germania è uscito "Guida per amare i tedeschi", "Anleitung die Deutschen zu lieben" (Argon e Goldmann), "Complotto Reale" (Bertelsmann), "In difesa delle donne rosse" (Argon), "Hundert Zeilen", "Berlin liegt am Mittelmeer" (Avinus Verlag), "Pfiff", romanzo sulla Torino degli Anni Sessanta e la rivolta operaia di Piazza Statuto; "Attraverso la Francia, per non dimenticare il Belgio"; "Lebst du bei den Bösen?", "vivi tra i cattivi, la Germania spiegata a mia nipote"; e recentemente "Il Muro di Berlino. 1961-1989".

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