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Il monumento al Würst bianco

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Skulpturen Einweihung © Andreas Leder SWM
Skulpturen Einweihung © Andreas Leder SWM
Wasserschloss © Andreas Leder SWM

Wasserschloss © Andreas Leder SWM

Che fanno a Monaco in piena epidemia, con teatri e cinema chiusi, che rischiano di non più riaprire, per non parlare dell’Opera? Sprecano soldi per erigere un monumento al Weisswürst, il Würst bianco, specialità bavarese. Bianco, ovviamente, perché è in costoso marmo di Carrara. Eppure, in fondo, è un monumento alla cultura, perfino europea. È una frase che si sente ripetere spesso, un po’ retorica: anche il cibo è cultura. Vero, ma dipende.

Palazzo Italia 05 © il Deutsch-Italia

Palazzo Italia © il Deutsch-Italia

Quando nel 2006 fu inaugurato a Berlino il “Palazzo Italia” sulla Unter den Linden, che avrebbe dovuto ospitare tutte le nostre case nazionali, a cominciare dalla Ferrari, l’inviato del governo di Roma (sinceramente ho dimenticato il nome, era un sottosegretario) proclamò: anche la pizza è cultura. Aveva ragione, purché non diventi la cultura della pizza. Il costoso palazzo è stato un flop, un fallimento annunciato. Ma le nostre pizzerie e ristoranti, quelli autentici, hanno contribuito a cambiare l’immagine dell’Italia in Germania, e anche i tedeschi hanno scoperto che esistono altri piaceri di gola, oltre i Würstel e i crauti.

La statua al Würstel bianco è stata eretta nel parco del Wasserschloss Reisach, un castello che fa parte dell’acquedotto che dalle Alpi porta l’acqua fino in città. È opera dello scultore britannico Bob Budd. I bavaresi non sono sciovinisti. Sarò prevenuto, ma sono convinto che a Bob il Würstel di cui sono ghiotti quelli di Monaco non piaccia. Come non piace a me e a gran parte dei berlinesi e dei tedeschi del Nord.

La Germania è divisa da due confini, il Limes dei romani, che divideva l’Impero dai barbari germanici, e la Weisswürstelinie, la frontiera della salsiccia. Esistono circa 1.500 tipi di salsicce, ogni zona ha le sue, e gusta anche quelle dei vicini. Ma il Würstel bianco divide i palati.

Stop TTIP © il Deutsch-Italia

Stop TTIP © il Deutsch-Italia

Si dovrebbe gustare prima di mezzogiorno, come il cappuccino, che ai tedeschi piace anche a mezzanotte insieme con la grappa. Ognuno ha i suoi gusti. C’è un motivo: è fresco, preparato all’alba, e senza conservanti non dura a lungo. Va bollito e non grigliato, e a Monaco lo trovi con una birra anche al pomeriggio. Oggi si è meno rigorosi. Per questo sarebbe stato condannato a morte dal TTIP, il trattato di libero scambio tra l’Europa e gli Stati Uniti. In nome del fatturato, avrebbe sancito la fine di quasi tutti i prodotti tipici europei dal lardo di Colonnata al Camembert francese, dal parmigiano al prosciutto di Parma, che gli americani avrebbero potuto produrre in Texas, e vendere a metà prezzo. I prodotti tipici italiani sono 42, se non mi sbaglio, e sarebbero sopravvissuti in tre.

Per gli americani tutto quel che è fresco sarebbe pericoloso, non abbastanza sterilizzato. Loro la pizza la preferiscono congelata. Il monumento al Würstel bianco come il marmo è un simbolo della resistenza europea alla globalizzazione e all’Impero americano, sia che a Washington regni Donald, di origine bavarese, o Joe che ha nonni irlandesi.

 

 

 

© per gentile concessione di ItaliaOggi

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Roberto Giardina, dal 1986 in Germania, è corrispondente per il QN (Giorno-Resto del Carlino- La Nazione) e Italia Oggi. Autore di diversi romanzi e saggi, tradotti in francese, spagnolo, tedesco. In Germania è uscito "Guida per amare i tedeschi", "Anleitung die Deutschen zu lieben" (Argon e Goldmann), "Complotto Reale" (Bertelsmann), "In difesa delle donne rosse" (Argon), "Hundert Zeilen", "Berlin liegt am Mittelmeer" (Avinus Verlag), "Pfiff", romanzo sulla Torino degli Anni Sessanta e la rivolta operaia di Piazza Statuto; "Attraverso la Francia, per non dimenticare il Belgio"; "Lebst du bei den Bösen?", "vivi tra i cattivi, la Germania spiegata a mia nipote"; e recentemente "Il Muro di Berlino. 1961-1989".

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