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Il Limes patrimonio culturale dell’umanità

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Vallo d'Adriano
Piero Fassino © CC BY-SA 3.0 Niccolò Caranti

Piero Fassino © CC BY-SA 3.0 Niccolò Caranti

Il Limes, il confine che i romani posero tra loro e l’attuale Germania, tra loro e i barbari, è diventato patrimonio culturale dell’umanità. La decisione dell’Unesco, su richiesta congiunta della Germania e dell’Europa, mi ha sorpreso perché credevo che lo fosse già. E mi è tornata in mente una serata culturale in piazzetta a Capalbio una decina di anni fa, a cui partecipava Piero Fassino. Mi è anche simpatico, ma mi sorpresero un paio di sue categoriche affermazioni. Di solito non andavo agli appuntamenti di Capalbio, ma mi interessava il tema: “La Turchia doveva entrare in Europa?”.

Fassino giunse con tre quarti d’ora di ritardo. Affermò che se l’Italia avesse mantenuto il controllo sulle isole tra Grecia e Turchia, ottenuto dopo la Grande Guerra, il problema non si sarebbe posto. Perché mai? Se avessimo mantenuto un’enclave in Libia, come gli spagnoli in Marocco, Tripoli e Bengasi avrebbero potuto entrare nella UE? Infine concluse: i confini non esistono, e se ne andò via.

I confini magari non si vedono, ma continuano a sopravvivere dopo secoli e millenni. Vanno rispettati, perché non segnano solo una divisione, sono un punto d’incontro e di scambio tra culture. Non so perché, ma l’ultima guerra nei Balcani, si è svolta lungo il confine scomparso tra Impero romano d’Occidente e d’Oriente. Istanbul è una città europea, non la Turchia, ma era Costantinopoli e Bisanzio.

Helmut Kohl © Bundesarchiv-145 Bild-F074398-0021 Engelbert Reineke - CC-BY-SA 3.0

Helmut Kohl © Bundesarchiv-145 Bild-F074398-0021 Engelbert Reineke – CC-BY-SA 3.0

Per tornare al Limes, e di nuovo ignoro il perché, al di sotto oggi vince sempre la CDU o la CSU, e al di là vincono i socialdemocratici dell’SPD. Il renano Helmut Kohl era quasi un democristiano italiano, riusciva a capire Moro e Andreotti, e li stimava, preferiva il vino bianco italiano o della Mosella alla birra. Il socialdemocratico Gerhard Schröder è nato a Messenberg, paese della Westfalia, a 26 chilometri da Detmold, da quelle parti nel 9 dopo Cristo nella Foresta di Teutoburgo Varo perse le sue legioni, annientate dai barbari di Arminio. Da allora Roma decise di lasciar perdere quelle regioni inospitali. Sarà un caso, ma è curioso. La bandiera della Repubblica Federale è rosso, giallo (o oro), e nero. I primi due sono i colori dell’Impero romano e della maglia della Roma di Totti. Il nero fu aggiunto durante i moti rivoluzionari ottocenteschi.

La foresta di Teutoburgo

La foresta di Teutoburgo

La differenza tra Nord e Sud, non si spiega con la religione, i meridionali in prevalenza cattolici e a Nord luterani. Ormai le due Chiese in molte zone sono alla pari. Sul problema hanno scritto decine di saggi, nessuno del tutto convincente. Il Limes (limite), il più lungo monumento d’Europa, per circa 1.200 chilometri fino all’Olanda e il Mare del Nord, seguendo per gran parte il corso del Reno e del Danubio, una cinquantina di fortini con guarnigioni da cento a un migliaio di uomini, torrette in legno, mura, fossati, accampamenti, era una linea difensiva, ma all’inizio era un cammino, e anche dopo, lungo il suo percorso, avvenivano intensi scambi commerciali. Il Limes, per incuria, si stava sgretolando, andava sparendo, ora grazie a sovvenzioni potrà tornare a segnare un’arteria della nostra Europa.

Purtroppo, il tratto riconosciuto dall’Unesco, è solo di 385 chilometri, da Bad Breisig, in Germania, fino alla foce del Reno. Passa da Colonia, e sfiora Maastricht, dove furono fissati i parametri dell’Euro che condizionano l’economia d’Europa.

Detmold monumento ad Arminio

Detmold monumento ad Arminio

Mancano 800 chilometri circa, perché Austria, Slovacchia e Ungheria, non partecipano al programma, forse entreranno in un secondo tempo, tra qualche anno. A causa del “no” provvisorio ungherese, vengono a mancare 400 chilometri da Regensburg, la nostra Ratisbona fino a Belgrado. A Budapest, la romana Aquineum, era stazionata una legione. Il Limes era quasi scomparso, cominciò a venire riscoperto nel 1892 grazie all’intervento dello storico Theodor Mommsen. Il progetto di ridare visibilità al Limes si è scontrato con le proteste di quanti vedono nel confine romano il simbolo di una chiusura dell’Europa verso i migranti. Naturalmente una paura immotivata da parte da chi ignora la storia.

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© per gentile concessione di ItaliaOggi

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Roberto Giardina, dal 1986 in Germania, è corrispondente per il QN (Giorno-Resto del Carlino- La Nazione) e Italia Oggi. Autore di diversi romanzi e saggi, tradotti in francese, spagnolo, tedesco. In Germania è uscito "Guida per amare i tedeschi", "Anleitung die Deutschen zu lieben" (Argon e Goldmann), "Complotto Reale" (Bertelsmann), "In difesa delle donne rosse" (Argon), "Hundert Zeilen", "Berlin liegt am Mittelmeer" (Avinus Verlag), "Pfiff", romanzo sulla Torino degli Anni Sessanta e la rivolta operaia di Piazza Statuto; "Attraverso la Francia, per non dimenticare il Belgio"; "Lebst du bei den Bösen?", "vivi tra i cattivi, la Germania spiegata a mia nipote"; e recentemente "Il Muro di Berlino. 1961-1989".

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