Galeotto fu Jean Baptiste Lully, il compositore e ballerino italiano (si chiamava infatti Giovanni Battista Lulli ed era nato a Firenze nel 1632) naturalizzato francese, che visse gran parte della sua vita presso la corte di Luigi XIV. Alcune storie d’amore contemporanee iniziano così, anche tra artisti. Lui, Federico Maria Sardelli, classe 1963, musicista, maestro e pittore incontra nel 1987 ad un balletto di Lully a Livorno, la sua città natale, la musicista e musicologa tedesca Bettina Hoffmann (nata nel 1959 a Düsseldorf). Li ho incontrati nella loro casa di Firenze.
Federico, autodidatta, oggi direttore d’orchestra, compositore, flautista, musicologo, pittore e autore satirico, inizia a disegnare e dipingere all’età di 3 anni. Nasce in una casa piena di disegni, dipinti e strumenti del mestiere dell’artista. Suo padre, appassionato della Germania (frequenti i suoi viaggi a Norimberga) e della pittura tedesca, in particolare di Albrecht Dürer, era solito dipingere nel suo studio ascoltando musica di Beethoven ad altissimo volume.
Da lui, Federico interiorizza la grammatica della pittura, e non è un caso che il suo primo ritratto in grandi dimensioni, per il quale ricevette un premio all’età di 7 anni, sia stato quello del compositore di Bonn (di cui quest’anno ricade il 250esimo anniversario dalla nascita). A 11 anni la sua prima mostra. A 12 disegna al posto del padre una vignetta nel giornale livornese diretto da Mario Cardinali che da lì a poco si sarebbe trasformato nel famoso “Vernacoliere”: le sue prime 5.000 lire guadagnate nella vita! A 14 il suo primo concerto per flauto da autodidatta. Sempre a 14 anni inizia il suo amore per Antonio Vivaldi.
Nel 1984 fonda l’ensemble “Modo Antiquo”, al tempo in cui frequentava l’Università a Pisa, durante gli studi in Filosofia. La Filosofia si infiltra in tutto, nella sua musica e nella sua pittura metafisica e simbolica. Iniziano i concerti di musica medievale e rinascimentale. L’attività di direttore di orchestra diventa il centro della sua vita e la pittura passa dalla dimensione pubblica a quella privata, rimanendo comunque per lui una necessità espressiva. Negli ultimi anni la pittura ha ripreso il posto che le spettava. Il suo studio è sotto la bellissima e colorata casa, in cui vive con Bettina, invasa da viole da gamba di varia misura, dipinti, flauti ed un clavicembalo.
Bettina Hoffman nasce nel ’59 a Düsseldorf da una famiglia dove tutti cantano e suonano, come di frequente accade nei Paesi di lingua tedesca. È violista da gamba, violoncellista e musicologa, docente al Conservatorio di Vicenza e alla Scuola di Fiesole (dove insegna anche Federico), ed inoltre è protagonista di una vasta produzione discografica (più di settanta cd per la Deutsche Grammophon, Naive, Amadesus e altri) ed autrice di libri. Il Padre è un professore di Latino e Storia. Lei era così “pacata e tranquilla” che i suoi genitori decisero che doveva studiare uno strumento “basso” ovvero “grave”. Bettina si trasferisce a Firenze nel 1982, diventa una gambista, una violoncellista, una musicologa nonché pedagoga. A tutt’oggi all’interno della scuola di musica di Firenze si occupa di musica antica d’insieme, della viola da gamba e del violoncello barocco. Come tutti coloro che fanno musica antica è capace di suonare tanti strumenti affini.
Federico ci confessa che per conoscerla meglio e conquistarla fece finta di essere interessato alle sue lezioni di viola da gamba, e da Livorno andava sempre a lezione a casa sua a Firenze. Bettina è simpatica ed ha un ciuffo celeste da fata turchina che risalta tra i suoi capelli. Parla un italiano perfetto, con accento toscano, sciolta e informale. Con due cd, realizzati con l’ensamble “Modo Antiquo”, ha ricevuto due nomination ai Grammy Awards nel 1997 e nel 2000.
Come avete passato il lockdown?
Bettina. Io ho fatto lezioni online tutto il tempo, oltre suonare e scrivere. A volte abbiamo suonato anche sulla finestra per tutti.
Federico. Io oltre a suonare e a comporre, (mi mostra la sua ultima composizione) ho dipinto tutto il tempo. In totale ho realizzato 47 nuove opere.
Durante l’incontro mi mostra con un certo orgoglio lo studio pittorico, che si trova al piano terra di un bel palazzo storico in centro a Firenze. Dunque non hanno sofferto il lockdown, presi a creare e scrivere. Entrambi hanno pubblicato un gran numero di libri: Il “catalogo della musica solistica e cameristica per viola da gamba” del 2001 di Bettina spicca insieme al volume “gli archi bassi di Antonio Vivaldi” del 2020 uscito per l’Istituto Italiano Antonio Vivaldi. Per gioco li tirano fuori dagli scaffali della grande libreria e li collocano tutti, ridendo complici, sul clavicembalo. I loro sono libri di musicologia in gran parte, ma anche romanzi e vignette. Con “L’affare Vivaldi” (Sellerio, 304 pp., 14 euro) Federico ha vinto il Premio Commisso per la narrativa. Il libro è diventato un best seller tradotto in molte lingue.
Federico, secondo lei bisogna contrapporre Vivaldi a Bach?
Diversamente dalla stragrande maggioranza dei miei colleghi, io non amo Bach: lo trovo un compositore di un gusto piuttosto rozzo, anche se è un eccelso contrappuntista. In buona sostanza mi conformo all’opinione che di Bach avevano nel XVIII secolo. Chiaramente Vivaldi è un modello, come lo è stato per tutta Europa nel primo Settecento, e mettere adesso i due sullo stesso piano non mi pare corretto.
Che tipo di strumenti suonate?
I nostri strumenti sono tutte copie di strumenti antichi, ma Bettina ha un violoncello originale del XVIII sec. Sarebbe troppo lungo l’elenco degli strumenti che suoniamo e dei loro costruttori.
Quali sono i vostri autori preferiti in campo musicale e pittorico?
Bettina non ha autori preferiti: s’innamora ogni volta di quello che sta studiando o eseguendo. Io ho una sfacciata predilezione per Vivaldi, che amo fin da bambino e che credo di conoscere come se fossi stato suo allievo. Poi c’è Beethoven, il gigante, Brahms, Lully. Händel…
Federico, com’è il rapporto Italia-Germania nei vostri progetti passati e futuri?
È un rapporto bello, continuativo, profondo. Della Germania apprezzo tutto, anche la cucina! Andiamo sempre a Düsseldorf dai genitori di Bettina, due o tre volte l’anno, ma poi ci sono i miei concerti o le opere: tornerò l’anno prossimo a Karlsruhe a dirigere il Tolomeo di Händel, all’“Händel Festspiele”, e sta per uscire il nostro ultimo cd per Glossa (casa discografica tedesca).
Diciamo tra 10 anni, come vi immaginate?
Federico. Non immagino mai il futuro, mai. Vivo istante per istante.
Bettina sorride soltanto.
A. Vivaldi: concerto n. 5 RV 114 per archi e basso continuo in Do maggiore
© Youtube John Portman
A. Vivaldi: concerto in Mi maggiore RV 264 per violino, archi e basso continuo
© Youtube Ispirazione barocca
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