Le campane di Lutero hanno un altro suono di quelle del Papa? Protestanti e cattolici sono divisi anche dallo scampanio? Il mio appartamento a Berlino dà su una piazzetta, e al centro si trova una chiesa costruita da Schinkel. Quando sono venuto ad abitarci non mi sono preoccupato delle campane. Sapevo già che sarebbero state discrete. Anzi, la vista della chiesa tra gli alberi è stato uno dei motivi per scegliere dove andare a abitare.
In linea d’aria, il campanile si trova a una ventina di metri dalla poltrona dove leggo libri e giornali. Alla domenica a mezzogiorno il suono delle campane mi sommerge per qualche minuto, ma non è acuto e sgradevole. Il pastore le suona per i matrimoni, che sono rari, quando gli sposi escono in piazza sotto la mia finestra. A Berlino, nei quartieri, pur al centro, c’è un’atmosfera paesana.
In Italia almeno in città di solito si sta tranquilli, anche se la mia strada a Roma porta il nome di un santo a cui è dedicata la chiesa dietro l’angolo. La quiete è disturbata dai parroci di paese. Ho trascorso un mese d’estate a Camogli. La campane notte e giorno mi avvertivano del tempo che passa, a ogni quarto d’ora, mezz’ora e ora piena. Naturalmente, il parroco non suonava a forza di braccia: aveva programmato un lettore di cd, ogni notte cambiava registrazione, e a Camogli rimbombava il “Big Ben” o le campane di Notre Dame, o quelle di San Pietro. Non era un caso un isolato. Andai a Santa Margherita per un concerto all’aperto di musica classica, diretto da un giapponese. Il parrocco lo disturbò con scampanii ogni quarto d’ora, forse perché Mozart era un notorio peccatore.
Nella cattolica Baviera, al contrario che in Prussia, i parroci, non tutti, imitano i colleghi italiani. Ma i magistrati proteggono chi vorrebbe dormire, e sono rapidi. L’undici novembre, giorno di San Martino, a Garmisch Partenkirchen, località turistica per vip, Josef Konitzer, 55 anni, il parrocco della Martinskirche, nella Marienplatz, ha festeggiato il suo santo patrono con entusiasmo eccessivo, come a Natale e a Pasqua. Un turista ha protestato, spalleggiato dall’albergatore: pur a 500 metri di distanza in linea d’aria, lo scampanio impediva di dormire. Nella lettera ha sottolineato le parole “rücksichtlos” e “geschäftschädigend”, il parroco era “senza rispetto, e “danneggiava gli affari”. Credo che abbia avuto più peso quest’ultimo rilievo.
Due mesi dopo, il giudice ha deciso: le chiese devono rispettare i cittadini, credenti o meno, e assicurare una quiete assoluta dalle 22 alle 6 di mattino. Beh, io avrei aggiunto un paio d’ore. In vacanza si può poltrire più a lungo, ma non si può stravincere. Pater Josef, si è piegato «pur con il cuore dolente”. Abita a poche decine di metri dalla chiesa, ma “le campane, sostiene, non mi hanno mai svegliato di notte”. Anche lui, come a Camogli, le fa suonare grazie a un registratore.
Si potrebbe giungere a un compromesso, obietta, e suonare le campane ogni ora. Come si fa da tempo in Mitterwald o Oberammergau, sempre in Baviera. Altri parroci di Garmisch non sono d’accordo: con il divieto si perde un’antica tradizione religiosa. Andreas Lacker, portavoce del municipio, distingue: «Suonare le campane per una funzione religiosa può essere tollerato, anche perché di solito non avvengono in piena notte. Segnare il tempo con le campane è una tradizione, ma non ha nulla a che vedere con la fede».
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