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La ragazza di Vermeer era lesbica

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La lattaia di Vermeer
La lattaia di Vermeer

La lattaia di Johannes Vermeer

La ragazza, piuttosto massiccia, versa il latte da una caraffa, sul tavolo del pane, sta preparando la colazione. È un celebre quadro di Jan Vermeer, dipinto nel 1660. La giovane è concentrata, bada solo al latte, o è persa nei suoi pensieri? Quell’atto quotidiano non dovrebbe richiedere molta attenzione. Sono domande che gli studiosi dell’arte di solito non si pongono. Per loro l’identità della modella o del modello non è interessante, a meno che non si tratti di un noto personaggio storico, della Bibbia, o letterario.

La “Milchmagd”, la ragazza del latte, questo il titolo attribuito al capolavoro di Vermeer, è stata al centro della “Pride Week” ad Amsterdam, la settimana LGBT, dedicata a omosessuali, bisessuali, intersessuali e transessuali. A causa di un particolare che di solito sfugge ai normali osservatori: nell’angolo in basso a destra si nota una piccola scatola. Era un Lollepot, cioè uno scaldino, molto diffuso all’epoca nella zona. Se ne trovano ancora molti nei negozi d’antiquariato, a un prezzo non eccessivo, intorno ai mille euro.

Il fornelletto riscaldato a carbone era maneggevole e trasportabile, era molto usato dalle giovani e dalle anziane. Le case erano mal riscaldate, fredde e umide, anche le chiese. Le donne portavano il loro Lollipot e lo nascondevano sotto le ampie gonne per stare al caldo in pubblico, con discrezione.

Ma il Lollipot avrebbe risvegliato la sessualità femminile. Che cosa accadeva quando le donne si riunivano tra loro in cucina? Che cosa si confidavano? Per il movimento LGBT lo scaldino fiammingo è diventato un simbolo, come la ragazza che versa il latte. Non saprei che pensare. Ricordo gli scaldini nella mia infanzia siciliana. Con la scusa dell’eterna primavera isolana le case erano prive di riscaldamento. Ma gli scaldini, in rame, servivano a riscaldare le lenzuola prima di andare a letto. Dubito che risvegliassero sensuali desideri.

Germania ed Italia di Friedrich Overbeck

Germania ed Italia di Friedrich Overbeck

La “Milchmagd” olandese potrebbe segnare un nuovo trend nella critica artistica. “Germania e Italia”, il quadro di Friedrich Overbeck del 1828, mostra due giovani una bionda e l’altra bruna che si scambiano sguardi d’affetto e si tengono per mano. È diventato il quadro simbolo dei rapporti tra i nostri due Paesi. Per la verità, in origine era una scena biblica, il pittore l’aveva intitolato Sulamita e Maria, ma la tela rimaneva invenduta nel suo atelier a Roma. Con una travata di marketing, cambiò il titolo, e nel 1832 la vendé subito a Ludwig I, re di Baviera, innamorato del nostro Paese e delle italiane. Il quadro si trova nella Pinacoteca di Monaco e viene sfruttato per illustrare gli articoli sui rapporti bilaterali italo tedeschi.

Amor vincit omnia di Michelangelo Merisi, detto Caravaggio

Amor vincit omnia di Michelangelo Merisi, detto Caravaggio

Mi sembra più adatto della lattaia olandese ad alludere ai rapporti tra donne, più accettati di quelli tra uomini. Penso all’“Amor terrestre” o “Omnia vincit Amor” di Caravaggio, ora alla Gemälde Galerie di Berlino. Il pittore nel 1601 ritrasse il giovinetto Francesco Boneri, nudo e trionfante. Boneri divenne a sua volta un artista abbastanza noto, sotto il nome di “Cecco de Caravaggio”.

Qualche anno fa, in nome del politically correct, si chiese alla pinacoteca di togliere il quadro dalla vista del pubblico, e di nasconderlo nel deposito. Il direttore della Gemälde rispose che non l’avrebbe mai fatto. È vero, Boneri era un ragazzino, e quindi Caravaggio sarebbe stato un pedofilo, ma erano altri tempi e, comunque, i simboli sono senza età. In nome del politically correct dovremmo mettere al bando tutte le opere di Caravaggio, che era un assassino. `

Il bacio di Francesco Hayez

Il bacio di Francesco Hayez

E “Il bacio” di Hayez, il quadro custodito a Brera, che tutti conoscono perché finito sulle scatole dei cioccolatini Perugina? Una scena tra innamorati, ma la donna è visibilmente succube, dominata dal compagno, alto e virile. Francesco Hayez lo dipinse nel 1859 su commissione del conte Alfonso Maria Visconti, ed è in realtà un quadro politico, la scena romantica servì a sfuggire alla censura. L’uomo sta per andare in battaglia, e la giovane rappresenta l’Italia che aspira all’indipendenza, o allude alla Francia nostra alleata? Sono un ingenuo se sospetto che la ragazza di Vermeer avesse freddo e pensasse solo a versare il latte?

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© per gentile concessione di ItaliaOggi

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Roberto Giardina, dal 1986 in Germania, è corrispondente per il QN (Giorno-Resto del Carlino- La Nazione) e Italia Oggi. Autore di diversi romanzi e saggi, tradotti in francese, spagnolo, tedesco. In Germania è uscito "Guida per amare i tedeschi", "Anleitung die Deutschen zu lieben" (Argon e Goldmann), "Complotto Reale" (Bertelsmann), "In difesa delle donne rosse" (Argon), "Hundert Zeilen", "Berlin liegt am Mittelmeer" (Avinus Verlag), "Pfiff", romanzo sulla Torino degli Anni Sessanta e la rivolta operaia di Piazza Statuto; "Attraverso la Francia, per non dimenticare il Belgio"; "Lebst du bei den Bösen?", "vivi tra i cattivi, la Germania spiegata a mia nipote"; e recentemente "Il Muro di Berlino. 1961-1989".

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