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Invece di abbattere i monumenti, perché non aggiungerne?

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Il monumento a Rommel © Mara Piras per il Deutsch-Italia
Il monumento a Rommel © Mara Piras per il Deutsch-Italia
Erwin Rommel © Bundesarkiv B 146-1985-013-07 © CC BY-SA 3.0

Erwin Rommel © Bundesarkiv B 146-1985-013-07 © CC BY-SA 3.0

Invece di abbattere i monumenti perché non aggiungere correzioni e lapidi per spiegare chi sia stato il personaggio sul piedistallo, nel bene e nel male? La statua di Indro Montanelli a Milano va abbattuta oppure si potrebbe aggiungere accanto quella di Fatina Destà, la ragazzina dodicenne che avrebbe sposato in Eritrea. Fu il giornalista a rivelarlo.

È la soluzione adottata a Heidenheim, la cittadina (48mila abitanti) nel Baden-Würrttemberg, dove nel 1891 nacque Erwin Rommel, la volpe del deserto. Una figura discussa, un eroe o un criminale di guerra, un nazista o un ufficiale che detestava il Führer, e fu costretto al suicidio? A Heidemheim nel 1961 gli eressero un monumento, ideato da Franklin Pühn, ma non una statua. Ed ora non intendono abbatterlo. Ora lo scultore Reiner Jooß ha aggiunto la sagoma di un bambino privo di una gamba, per ricordare le vittime delle mine disseminate da Rommel durante la guerra in Libia. Gheddafi a 6 anni nel ‘48 venne ferito a un braccio da un ordigno, e due cuginetti che giocavano con lui persero la vita. Jooß raccoglie firme per appoggiare il suo progetto, ed è particolarmente orgoglioso che uno dei primi firmatari sia stato Franklin Pühn, che ha appena compiuto 95 anni. «Abbiamo rispetto per la figura di Rommel», dichiara Jooß.

Il monumento a Rommel © Mara Piras per il Deutsch-Italia

Il monumento a Rommel © Mara Piras per il Deutsch-Italia

A 26 anni, nel 1917, giovane ufficiale al comando di un battaglione, fu uno dei protagonisti a Caporetto. L’Italia restò neutrale quasi per un anno, fino al 1915, ma pochi ricordano o sanno, che entrammo in guerra con la Germania solo nel 1916, e fummo noi a dichiararla, sempre nel momento meno opportuno. Dopo la resa della Russia, Berlino spostò parte delle divisioni dal Fronte orientale per aiutare gli austriaci.

Il monumento a Rommel © Mara Piras per il Deutsch-Italia

Il monumento a Rommel © Mara Piras per il Deutsch-Italia

L’Afrika Korps di Rommel giunse fin quasi alle porte di Alessandria, ma poi fu costretta a cedere per mancanza di mezzi, e di carburante. Gli inglesi, abili nel glorificare le loro vittorie, esaltano le figure dei nemici sconfitti invece di sminuirle. Fu Montgomery, sembra, ad affibbiare il titolo di “Volpe del deserto” a Rommel. «Per molti tedeschi è sempre un mito, riconosce Jooß, ma noi desideriamo spiegare chi fu veramente».

Era uno dei pochi generali ammirato da Hitler, ma cadde in disgrazia dopo lo sbarco in Normandia. Secondo il Führer avrebbe dovuto inchiodare sulla spiaggia americani e inglesi. A lungo si è discussa la partecipazione di Rommel al fallito complotto del 20 luglio del ‘44, ma gli storici oggi sono concordi nel giudicare il ruolo positivo sostenuto dal generale. Hitler gli risparmiò il processo perché per l’opinione pubblica era un eroe, ma lo costrinse a togliersi la vita in ottobre.

Manfred-Rommel nel 2004 © CC BY-SA 1.2 Enslin WC

Manfred Rommel nel 2004 © CC BY-SA 1.2 Enslin WC

Intervistai suo figlio Manfred, per oltre vent’anni sindaco di Stoccarda. «Avevo sedici anni», mi raccontò, «quando mio padre si congedò da me, da mia madre e dai miei fratelli prima di togliersi la vita». Non lo abbracciò, si limitò a stringergli la mano. Manfred Rommel mi disse ancora che suo padre lodava i soldati italiani, ma non gli ufficiali. I tedeschi a mensa stavano insieme, graduati e soldati, gli ufficiali italiani si ritiravano in una tenda riservata. Mi volle fare una cortesia? Non credo. Come il padre, il pacifico e amato sindaco, non amava le smancerie.

Forse suo padre non fu un grande stratega, e non fu un eroe, ma ricordarlo può spiegare come fosse possibile anche per un generale opporsi al nazismo, e “tradire” la Patria non è sempre un disonorevole peccato.

Il monumento ad Heidenheim an der Brenz

© Youtube Heimatschutz

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Roberto Giardina, dal 1986 in Germania, è corrispondente per il QN (Giorno-Resto del Carlino- La Nazione) e Italia Oggi. Autore di diversi romanzi e saggi, tradotti in francese, spagnolo, tedesco. In Germania è uscito "Guida per amare i tedeschi", "Anleitung die Deutschen zu lieben" (Argon e Goldmann), "Complotto Reale" (Bertelsmann), "In difesa delle donne rosse" (Argon), "Hundert Zeilen", "Berlin liegt am Mittelmeer" (Avinus Verlag), "Pfiff", romanzo sulla Torino degli Anni Sessanta e la rivolta operaia di Piazza Statuto; "Attraverso la Francia, per non dimenticare il Belgio"; "Lebst du bei den Bösen?", "vivi tra i cattivi, la Germania spiegata a mia nipote"; e recentemente "Il Muro di Berlino. 1961-1989".

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