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Il capo dei pompieri e il Covid

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Centro Test Covid all'aeroporto di Schönefeld © il Deutsch-Italia
Albrecht Broemme Präsident der Bundesanstalt Technisches Hilfswerk © WC opera propria

Albrecht Broemme Präsident der Bundesanstalt Technisches Hilfswerk © WC opera propria

A chi sarà affidata a Berlino la vaccinazione anti Covid? Al capo dei pompieri, anzi a un ex, Albrecht Broemme, 67 anni. La Capitale è una Città Stato, come Amburgo o Brema, e la sua amministrazione è giudicata la meno efficiente e la più caotica tra i sedici Länder della Repubblica Federale, ma non si deve pensare subito a un caso come quello della Calabria e ai suoi ultimi commissari per la Sanità. I Feuerwehr, i vigili del fuoco, sono un’antica tradizione in Germania, fin dall’Ottocento. A loro è affidata la sicurezza in generale, non solo l’emergenza in caso di un incendio. Le loro ambulanze dipinte di rosso sono di solito le più rapide. Nei paesi e nelle cittadine il corpo è formato da volontari, e chi ne è fa parte è stimato da vicini e amici. Quando accade qualcosa di brutto, ci si fida di loro.

È stato il pensionato Broemme, la primavera scorsa, a creare in appena cinque settimane il Corona-Krankenhaus, l’ospedale per i contagiati dal Covid, nei padiglioni della Fiera, esattamente come è avvenuto a Milano. Nessuno ha gridato alla follia e allo spreco. Adesso allestirà i diversi centri dove i berlinesi potranno essere vaccinati. «Meglio evitare tende e container, si perderebbe troppo tempo», ha spiegato alla “Berliner Zeitung”. Si è messo subito alla ricerca di edifici pubblici nei diversi quartieri, «ma le palestre, che oggi sono vuote, non sono adatte. Troppo piccole, al massimo giungono ai 600 metri quadrati».

Un'ambulanza tedesca © il Deutsch-Italia

Un’ambulanza tedesca © il Deutsch-Italia

Tutto chiaro, e si comincia a organizzare appena poche ore dopo l’annuncio che il vaccino è pronto. Non so che cosa stia succedendo negli altri Länder, perché la Sanità è di competenza delle regioni. Ma il ministro della Sanità federale si preoccupa di organizzare il trasporto e la conservazione del vaccino a meno 80 gradi. Non tutti gli ospedali hanno i frigoriferi adatti. Non si comprano al negozio di elettrodomestici, bisogna ordinarli con mesi di anticipo. A Roma ci avranno già pensato? Entro la prossima primavera si spera di vaccinare il 70 per cento degli 82milioni di residenti, tedeschi e stranieri.

Al telegiornale, hanno spiegato che servono due dosi per ciascuno. L’Italia riceverà poco più del 13 per cento dei 300milioni di dosi assegnate all’Unione Europea, circa 39milioni. Dunque gli italiani che potranno essere vaccinati, saranno non più del venti per cento, meno di un terzo dei tedeschi. Come avverrà la selezione?

Mia figlia a Roma si preoccupa perché ancora non è riuscita a vaccinarsi contro l’influenza, e si lamentano anche alcuni miei amici, non più giovani. La mia Frau Doktor, in ottobre, mi ha detto: venga quando vuole, dalle 8 alle 10 senza appuntamento. Ho atteso una ventina di minuti. Ovviamente, gratis.

Non voglio lodare i tedeschi, anche qui non tutto è perfetto, anzi soprattutto a Berlino spesso è ben lontano dalla perfezione. Il vaccino antinfluenzale è finito, e mia moglie ora è in lista di attesa. Attende la telefonata dalla Frau Doktor.

E non funziona il monitoraggio dei contagiati. Un mio amico il primo novembre è stato tra i primi a partire per Roma dal nuovo aeroporto di Berlino, inaugurato quel giorno con nove anni di ritardo. È tornato l’8, con l’ultimo volo diretto previsto da Roma, il prossimo sarà a metà dicembre. Dato che giungeva da un Paese a rischio, avrebbe dovuto fare un test all’arrivo, ma nel supergigantesco aeroporto la sera di domenica il centro per il test era già chiuso. Gli hanno detto di andare alla stazione centrale. Ma lì ha scoperto che il centro non esiste.

Centro Test Covid © il Deutsch-Italia

Centro Test Covid © il Deutsch-Italia

Il giorno dopo è tornato all’aeroporto. E il test, a pagamento 59 euro, dopo altre 24 ore è risultato positivo. Sta bene, è un asintomatico. L’amico ha chiamato l’ufficio sanitario responsabile, nessuno ha mai risposto. Dovrà restare in quarantena per dieci giorni, che fare dopo? Un altro test, dove e come? Alla fine, dopo ore, hanno risposto: niente test, se non avrà sintomi.

Probabilmente, nessuno l’avrebbe cercato e controllato se non fosse stato un italiano coscienzioso. E a causa della disorganizzazione, da positivo avrebbe attraversato sui mezzi pubblici tre volte la città. L’aeroporto dista dalla stazione come la Malpensa a Milano. Per fortuna dei berlinesi ha viaggiato sull’auto di un amico (non io). Forse sarebbe meglio non godere malignamente della disorganizzazione dei prussiani, che continuiamo a ritenere cattivi, ma perfetti.

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Roberto Giardina, dal 1986 in Germania, è corrispondente per il QN (Giorno-Resto del Carlino- La Nazione) e Italia Oggi. Autore di diversi romanzi e saggi, tradotti in francese, spagnolo, tedesco. In Germania è uscito "Guida per amare i tedeschi", "Anleitung die Deutschen zu lieben" (Argon e Goldmann), "Complotto Reale" (Bertelsmann), "In difesa delle donne rosse" (Argon), "Hundert Zeilen", "Berlin liegt am Mittelmeer" (Avinus Verlag), "Pfiff", romanzo sulla Torino degli Anni Sessanta e la rivolta operaia di Piazza Statuto; "Attraverso la Francia, per non dimenticare il Belgio"; "Lebst du bei den Bösen?", "vivi tra i cattivi, la Germania spiegata a mia nipote"; e recentemente "Il Muro di Berlino. 1961-1989".

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