Abituati all’idea di un Medioevo che non lascia spazio alle donne, ci si trova spaesati davanti a una figura come quella di Hildegard di Bingen. Nata nel 1098 in una famiglia aristocratica, entra in monastero all’età di otto anni. Segue la carriera monastica, studia – tutto – diventa una monaca benedettina e, a 40 anni, badessa. Fonda monasteri, compie viaggi pastorali, predica in pubblico su autorizzazione di tre papi, dialoga con le principali autorità – clericali e laiche – dell’epoca, produce un corpus di scritti che non trova eguali in quelli delle altre autrici medievali. Anche secoli dopo la sua morte, il suo nome continua a rappresentare un simbolo per il cattolicesimo: è così che nel 2012 viene santificata e nominata Dottore della Chiesa.
Hildegard fu certamente una delle menti più brillanti e affascinanti della sua epoca, estremamente curiosa e aperta al mondo esterno. È quest’ultimo uno degli aspetti più interessanti della sua personalità: la convinzione che la conoscenza possa passare solo dall’osservazione, anzi dalla visione. «Le cose che non vedo non le conosco», affermava lei stessa. A soli tre anni inizia ad avere le prime visioni, ma soltanto nel 1136, divenuta badessa del monastero di san Disibodo, inizia a parlarne. Nel 1151 dà il via alla stesura di Scivias, intenso testo profetico in cui racconta le 26 visioni, tappe di un viaggio che consente di arrivare alla Sapienza, alla Salvezza, a Dio: esperienze travolgenti, complesse e difficili da comprendere se trasposte al di fuori della mentalità medievale.
Rendere il pensiero e il messaggio profetico di Hildegard più accessibile al lettore contemporaneo è stato l’obiettivo di Sara Salvadori, autrice del volume “Hildegard von Bingen. Viaggio nelle immagini” (Skira editore, 41,65 euro). Partendo dall’elemento iconografico, assoluto protagonista dell’opera, l’autrice illumina il lettore, trascinandolo nella mistica della monaca tedesca. Dalla disamina del volume emerge uno scrupoloso lavoro di analisi e studio, frutto di un percorso di ricerca durato sette anni nei quali Sara Salvadori ha innanzitutto approfondito e scandagliato il significato del testo di Hildegard per poi cercare una chiave di lettura per renderlo comprensibile anche agli uomini del XXI secolo.
Il Portrait iniziale, che presenta la figura di Hildegard e la contestualizza, è seguito dall’analisi dello Scivias, scelto proprio perché è l’unico testo profetico in cui «[…] la scrittura va oltre la parola e il racconto si fa immagine fisica», che quindi tende ad annullare la distanza che la parola impone all’immagine. Il primo livello di lettura proposto è quello della Grammatica della figura/simbolo «spesso simile a una sequenza filmica, che conduce il lettore a percepire la visione nella sua dimensione esperienziale e non come immagine statica bidimensionale». Dopo la presentazione delle 35 tavole con le miniature delle visioni riprodotte a grandezza originale, si accede al secondo livello di lettura, quello della Retorica, «si passa al piano della connessione simbolica metadiscorsiva […] che porta lo sguardo dall’osservazione alla visione, dalla conoscenza alla sapienza».
Grazie al volume di Sara Salvadori è possibile approfondire la figura e il pensiero di una delle figure chiave del Medioevo cristiano, e, attraverso la mistica di Hildegard, sviluppare una migliore comprensione della concezione del mondo e del sentire medievale.
Sicuramente un bel libro che offre la possibilità di approfondire le nostre conoscenze e coscienze. Mi permetto di suggerirvi questo altro libro: https://books.google.de/books/about/Ildegarda_di_Bingen.html?id=qE4sDwAAQBAJ&source=kp_book_description&redir_esc=y
Cari saluti.