Guida per amare i tedeschi

Stati Uniti di Germania

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Germania divisa © CC BY-SA 3.0 Fry1989 WC
Germania divisa © CC BY-SA 3.0 Fry1989 WC

ÜBER ALLES IN DER WELT

Deutschland über alles, risuona l’inno tedesco, e a milioni vengono i brividi, in Finlandia o in Turchia. E non perché la musica sia di Haydn. Nonostante l’idiosincrasia per la lingua di Heine e di Kant, tutti sanno che cosa significano quelle parole, e sono convinti di udirle benché da mezzo secolo nessuno le canti. Deutschland über alles, über alles in der Welt…: Germania sopra ogni cosa, sopra ogni cosa al mondo, versi tabù, come quelli che seguono e che elencano con precisione teutonica i confini del Reich, dal Memel (fiume che nessun italiano, temo, saprebbe indicare sulla carta geografica) all’Etch, altro nome che lascia indifferen­ti i miei connazionali finché apprendono che è il familiare Adige. Allora si indignano, pronti a scattare in piedi e in­tonare «Il Piave mormorò: non passa lo straniero».

Anche gli inni nazionali rispecchiano la mentalità di un popolo, come la tattica calcistica, i «bianchi» di Beckenbauer all’attacco e gli azzurri in difesa. Catenaccio contro imperialismo, revanscismo e rivendicazioni territoriali? «Via», commentava Golo Mann, «quei versi non sono da prendere alla lettera, sono ormai poesia…» Il figlio di Tho­mas Mann veniva considerato un conservatore, un tipo di cui non fidarsi del tutto, dunque, ma anche l’insospettabile «Pravda» rassicura i suoi lettori: i tedeschi possono canta- re per intero il loro inno, senza limitarsi alla strofa che in­neggia all’unità e alla fraternità, e non per questo hanno ‘ intenzione di riconquistare i territori perduti con l’ultimo conflitto.

Eravamo nel ’90, nei giorni entusiasmanti (per alcuni Preoccupanti) della riunificazione, e si tornava a discutere sull’inno nazionale. Nasceva una nuova Germania: non era il momento giusto per cambiare quell’inno imbarazzante? In fondo, si suggeriva, nessuno lo ha mai scelto ufficial­mente: la Costituzione si limita a indicare la bandiera della Repubblica Federale.

Deutschland über alles è una sorta di scippo: la musica di Haydn era l’inno del Kaiser dell’impero austro-ungarico, e i tedeschi se ne appropriarono nel 1922 adattandovi il te­sto poetico di Hoffman von Fallesleben. Sembra che non piacesse tanto all’austriaco Hitler, che pensava di cambiar­lo dopo aver liquidato il problema della guerra. Nel ’45, gli Alleati vietarono l’inno, e per anni si rimase nell’incertez­za. Adenauer vi era affezionato, il primo presidente della Repubblica, Theodor Heuss, preferiva cambiare. Tra i due si arrivò quasi a un duello.

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Roberto Giardina, dal 1986 in Germania, è corrispondente per il QN (Giorno-Resto del Carlino- La Nazione) e Italia Oggi. Autore di diversi romanzi e saggi, tradotti in francese, spagnolo, tedesco. In Germania è uscito "Guida per amare i tedeschi", "Anleitung die Deutschen zu lieben" (Argon e Goldmann), "Complotto Reale" (Bertelsmann), "In difesa delle donne rosse" (Argon), "Hundert Zeilen", "Berlin liegt am Mittelmeer" (Avinus Verlag), "Pfiff", romanzo sulla Torino degli Anni Sessanta e la rivolta operaia di Piazza Statuto; "Attraverso la Francia, per non dimenticare il Belgio"; "Lebst du bei den Bösen?", "vivi tra i cattivi, la Germania spiegata a mia nipote"; e recentemente "Il Muro di Berlino. 1961-1989".

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