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Fellini nel mondo, fa tappa a Berlino

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Fellini nel mondo fa tappa a Berlino © il Deutsch-Italia
Fellini nel mondo fa tappa a Berlino © il Deutsch-Italia
La dolce vita © Archivio Centrale dello Stato - Fondo Civirani

La dolce vita © Archivio Centrale dello Stato – Fondo Civirani

Pochi titoli nella storia del Cinema sono rimasti impressi ed hanno influenzato l’immaginario comune come quello che Federico Fellini diede ad uno dei suoi film più famosi, “La dolce vita” (1960). A partire dal maglioncino a collo alto ed aderente, indossato da uno dei personaggi del film, passando per il termine “paparazzo”, cognome di un fotografo (interpretato da Walter Santesso) a caccia di scoop scandalistici nella Roma degli Anni Sessanta, finendo per l’appunto al titolo stesso della famosissima pellicola, sinonimo di bella vita o vita “all’italiana” che ovunque nel mondo ha preso piede. In Germania non c’è città che non abbia un ristorante, un caffè o un locale di ritrovo italiano (e a volte anche non italiano) con questo nome. Qualche anno fa fu girato perfino un film, ambientato a Berlino, che riecheggiava il titolo dell’opera felliniana: “la Deutsche Vita”.

Fellini nel mondo fa tappa a Berlino © il Deutsch-Italia

Fellini nel mondo fa tappa a Berlino © il Deutsch-Italia

Insomma la figura del grande regista italiano è fra le più amate al mondo. Particolarmente in Germania, dove a Berlino, con un anno di ritardo dovuto alla pandemia, si apre quest’oggi (fino al 12 dicembre) una mostra presso l’Istituto Italiano di Cultura che celebra il centenario della sua nascita (Rimini, 20 gennaio 1920 – Roma, 31 ottobre 1993). La mostra è nata dall’unione dei ricordi e delle storie di vita raccolte da tre figure diverse tra loro, ma profondamente legate al grande artista riminese: l’amico giornalista Vincenzo Mollica, l’imprenditore ed organizzatore di mostre Alessandro Nicosia e la nipote (figlia della sorella Maria Maddalena) Francesca Fabbri Fellini che ne sono per l’appunto i curatori.

Un bel percorso della vita e delle opere dell’istrionico autore cinematografico, articolato in un’esposizione di disegni, fotografie, costumi e filmati che ripercorre le principali tappe, artistiche e non, a partire dai primi anni di vita.

Riccardo e Federico Fellini © Archivio Cinemazero Images Pordenone

Riccardo e Federico Fellini © Archivio Cinemazero Images Pordenone

Proprio dalle foto di gioventù parte questo viaggio a metà tra l’onirico, dell’espressività artistica del regista, e la realtà della vita, a volte difficile, dell’uomo. Dopo l’infanzia e l’adolescenza passata nella sua Rimini, Fellini si trasferì a Roma, dove tra gli altri frequentò Aldo Fabrizi (che lo introdusse nel mondo del Cinema) ed Alberto Sordi, all’epoca attore di avanspettacolo ancora semi-sconosciuto e che divenne suo grande amico. Proprio quest’ultimo raccontò in un’intervista rilasciata alla RAI quanto fu essenziale l’incontro con quella che sarebbe diventata, oltre che la protagonista di alcuni dei suoi film più belli e famosi, la compagna di una vita intera: Giulietta Masina.

Alcuni dei suoi disegni della collezione Mollica © il Deutsch-Italia

Alcuni dei suoi disegni della collezione Mollica © il Deutsch-Italia

Fellini amava tantissimo disegnare, passione che aveva coltivata fin da giovane, e questo lo portò a produrre tavole in notevole quantità. Ed eccoli allora scivolare, uno ad uno, sotto i nostri occhi i suoi fantasmagorici disegni, molti dei quali visibili grazie alla collezione privata dello stesso Vincenzo Mollica. «Perché disegno i personaggi dei miei film? Perché prendo appunti grafici delle facce, dei nasi, dei baffi, delle cravatte, delle borsette, del modo di accavallare le gambe delle persone che vengono a trovarmi in ufficio? Forse l’ho già detto che è un modo per cominciare a guardare il film in faccia, per vedere che tipo è, il tentativo di fissare qualcosa, sia pure minuscolo, al limite dell’insignificanza, ma che mi sembra che abbia comunque a che fare col film, e velatamente mi parla di lui: non so, forse è anche un pretesto per avviare un rapporto, un espediente per trattenere il film, o meglio ancora per intrattenerlo», ebbe a dire lo stesso regista. I soggetti sono vari, dai film che doveva girare, come detto da lui stesso, ai quelli erotici, passando per i soggetti amati in giovinezza.

Fellini a Berlino © il Deutsch-Italia

Fellini a Berlino © il Deutsch-Italia

Il percorso della mostra approda poi ai manifesti dei suoi film, immortale testimonianza della fantasia oramai fattasi leggenda. Da “La voce della Luna” passando per “Prova d’orchestra”, da “I vitelloni” a “La città delle donne”, da “Roma” ad “Amarcord”. A proposito di quest’ultimo mi ha confessato la nipote Francesca, presente all’inaugurazione della mostra a Berlino, «forse, era il suo preferito. Se lo lasciò scappare una volta in un’intervista. In particolare uno dei momenti che lui amava di più per il livello di poeticità raggiunto era la scena del nonno nella nebbia, quando si perde e chiede “Ma la morte è così?”. Ma non voleva focalizzarsi su un film in particolare e subito dopo aggiunse: “Certo, poi c’è “La Strada”, “Otto e mezzo”, “La dolce vita”…».

“La dolce vita”, che abbiamo citato all’inizio, ha visto protagonista uno dei più grandi amici di Fellini, Marcello Mastroianni. «Era il suo alter-ego», prosegue la nipote Francesca. «Erano proprio amici. Lo si comprende nel momento in cui lui fece indossare a Marcello in “Ginger e Fred”, che per me è un film bellissimo, ma troppo poco messo in evidenza, il suo cappotto, la sua sciarpa, il suo cappello, che per lui era un cappello magico. Stavano spesso assieme e si ritrovavano nella vita di tutti i giorni anche nelle piccole cose».

Fellini a Berlino © il Deutsch-Italia

Fellini a Berlino © il Deutsch-Italia

A Fellini non piaceva frequentare il mondo del Cinema, e spesso non si presentava neanche alle prime dei suoi film. Ma sul set si sentiva a proprio agio. Lo si capisce anche dalla collezione di foto “rubate” durante le riprese cinematografiche, ultima parte della mostra assieme ad alcuni costumi usati per il suo “Casanova”.

“La voce della Luna”, girato nel 1990 con Roberto Benigni e Paolo Villaggio, fu il suo ultimo film. In seguito girò nel 1992 solo tre cortometraggi che erano degli spot pubblicitari per conto di una banca. Sentiva di essere diventato estraneo al suo tempo. Come ebbe a dire una volta a Tonino Guerra: «Sai Tonino, noi siamo dei costruttori di aerei, ma non ci sono più aeroporti». Forse era vero, ma la sua fantasia continua a volare in tutte le sue immortali pellicole.

Alcuni dei suoi film più belli

© Youtube Eddie Lensweiger

Per via delle rigorose misure adottate, dovute alla pandemia, è consigliabile leggere bene sul sito dell’istituto i giorni, gli orari e la procedura richiesta per prendere parte alla visita.

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Nato a Roma, laureato in Filosofia all'Università "la Sapienza", è giornalista professionista. Ha collaborato con ilSole24Ore, con le agenzie stampa Orao News e Nova, e in Germania con il magazine online ilMitte.

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