Berlinale 2020Cinema

“Favolacce”, quando una vita difficile presenta il conto

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Favolacce © Pepito Produzioni Amka Film Production
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«M’è capitata una cosa curiosa settimane fa: ho trovato il diario di una bambina. Io quel diario l’ho tenuto, perché quella vita mi piaceva! Quanto segue è ispirato a una storia vera, la storia vera è ispirata a una storia falsa… la storia falsa non è molto ispirata!»

Con questa voce fuori campo inizia il film, la cui uscita in Italia è prevista per il 16 di aprile, di Damiano e Fabio D’Innocenzo, gemelli romani, nati e cresciuti tra Tor Bella Monaca (uno dei quartieri più malfamati di Roma) e il litorale laziale. Questa seconda opera, dopo “La terra dell’abbondanza” film presentato nella sezione Panorama della Berlinale di due anni fa, è ambientata nel quartiere di Spinaceto, zona a Sud della Capitale, ma potrebbe svolgersi tranquillamente in una zona periferica romana qualunque. In effetti il soggetto del film, il disagio, è il collante comune dei protagonisti, una serie di famiglie che vivono ciascuna per proprio conto le difficoltà di un’esistenza di degrado e solitudine sociale comune a

Favolacce © Pepito Produzioni Amka Film Production

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tutte le periferie del mondo. Non a caso i punti di riferimento dei due sceneggiatori e registi sono scrittori americani come Carver, Yeats, Updike e Edgar Lee Masters con la sua antologia di Spoon River. «Questa storia l’abbiamo scritta tanto tempo fa, a 19 anni. Come primo film non ce l’avrebbero mai fatta fare e anche ora è stato complicato. I bambini del film, che sono gli unici maturi, siamo noi da piccoli. Avevamo ricordi spezzati della nostra infanzia. Ci siamo detti: facciamola ora che stiamo diventando vecchi, così ci togliamo il sogno», ha sottolineato Damiano. E Fabio ha chiosato: «Siamo diventati quegli errori che vedevamo da bambini. È stato come sfogliare un album di famiglia».

Favolacce © Pepito Produzioni Amka Film Production

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In realtà il film divide abbastanza nettamente il piano psicologico degli adulti da quello dei loro figli, spettatori incolpevoli, e alla fine vittime, delle frustrazioni dei più grandi. Dai fratello e sorella, alunni perfetti, sottoposti alle pressioni dei genitori in crisi sia a livello di coppia che personale (il padre, Elio Germano, è un disoccupato con il Suv e una piscinetta gonfiabile in giardino, unica attrattiva estiva della vita di quartiere), al ragazzino magro e timido con il padre autoreferenziale che pensa di crescere il figlio alimentandolo con i suoi scarsi modelli educativi e sentimentali, passando per la dolce ragazzina costretta ad indossare una parrucca a causa del taglio dei capelli subìto per aver preso i pidocchi, per finire alla poco più che adolescente diventata madre troppo in fretta per sopportare una così grande responsabilità di vita.

Un mondo, quello dei bambini, senza la rabbia presente in quello degli adulti, mentre la frustrazione di questi ultimi porterà alla tragedia finale.

Una storia che racconta la vita in un arco di tempo estivo, a cavallo tra la chiusura delle scuole e la loro riapertura. Alcuni torneranno alla routine della quotidianità alla fine di questa esperienza sconvolgente, altri faranno solo parte delle notizie di cronaca nera apprese distrattamente dalla tv durante l’ora di pranzo. Film che meriterebbe senz’altro un premio.

Favolacce, il trailer ufficiale

© Youtube Ecodelcinema

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Nato a Roma, laureato in Filosofia all'Università "la Sapienza", è giornalista professionista. Ha collaborato con ilSole24Ore, con le agenzie stampa Orao News e Nova, e in Germania con il magazine online ilMitte.

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