“Caro Mayer!
(…) ti prego vivamente che i cori siano provati ancor meglio.
(…) Conoscendo l’attaccamento e l’amicizia che tu, in ogni modo, mi hai sempre dimostrato, mi aspetto da te tutto il possibile anche per queste prove.
Prendi a cuore questa faccenda come se si trattasse di cosa tua.
Il tuo amico”
Con queste parole, nel 1806, un preoccupato Ludwig van Beethoven scrisse a Friedrich Sebastian Mayer, l’interprete che già nel 1805 aveva vestito i panni di “don Pizzarro” in “Leonore”, l’unica opera teatrale composta dal genio tedesco. Qualche giorno dopo questa missiva, una nuova versione di “Leonore oder die eheliche Liebe” sarebbe andata nuovamente in scena al Theater an der Wien, ma il Singspiel di Beethoven avrebbe trovato il successo solo nel 1814, con un libretto migliorato e un nuovo titolo: “Fidelio”.
Sarà proprio quest’ultima edizione di “Fidelio”- in abbinamento con l’ouverture “Leonore” n. 3 in do maggiore op. 72b, creata per la seconda versione della partitura- ad inaugurare oggi, sabato 20 novembre 2021, la Stagione Lirica e del Balletto 2021-2022 della Fondazione Teatro La Fenice di Venezia.
Con la regia di Joan Anton Rechi, le scene di Gabriel Insignares, i costumi di Sebastian Ellrich e il light design di Fabio Barettin, “Fidelio” verrà presentato in un nuovo allestimento del Teatro veneziano alla presenza del pubblico che riempirà la sala per la sua intera capienza.
Al maestro coreano Myung-Whun Chung sarà affidata la direzione dell’Orchestra e del Coro del Teatro La Fenice e del prestigioso cast composto per i ruoli principali da Ian Koziara (Florestan), Tilmann Rönnebeck (Rocco), Tamara Wilson (Leonore), Bongani Justice Kubheka (don Fernando), Oliver Zwarg (don Pizzarro), Ekaterina Bakanova (Merzelline), Leonardo Cortellazzi (Jaquino).
Proposto a Beethoven da Joseph von Sonnleithner, segretario del teatro di corte a Vienna e primo estensore del libretto, il testo fu steso sulla falsariga di un lavoro messo in musica da Pierre Gaveaux nel 1798: Léonore, ou L’amour coniugal, del drammaturgo francese JeanNicolas Bouilly, il quale nei Mémoires avrebbe in seguito asserito che si fosse trattato di un episodio realmente accaduto durante gli anni del Terrore. La pièce di Bouilly apparteneva a pieno titolo al genere francese postrivoluzionario dell’opéra à sauvetage, tipicamente strutturata sul tema del salvataggio in extremis di una vittima innocente e virtuosa, predestinata a morte da un tiranno esecrabile e sadico. Si trattava di una trama molto semplice, ma di sicuro impatto sul pubblico considerando che, in quell’epoca, la contrapposizione tra eroi virtuosi e potenti reprobi, connotava politicamente il canovaccio dell’opera rendendolo quasi aderente alla realtà del tempo. La vicenda si svolge infatti nella Siviglia del XVII secolo dove Florestan è stato imprigionato ingiustamente da don Pizzarro, ma viene salvato da sua moglie Leonore che, per cercarlo e liberarlo, si traveste da uomo e si fa chiamare “Fidelio”.
Beethoven lavorò alacremente alla sua “Leonore” tra il 1802 e il 1805, la quale esordì, in tre atti, il 20 novembre del 1805 presso il Theater an der Wien, davanti ad una platea composta per la maggior parte da ufficiali napoleonici. Particolare, quest’ultimo, non trascurabile se consideriamo che l’opera teatrale, incentrata sugli ideali di libertà e liberazione dalla tirannia, andava in scena in una Vienna occupata dalle truppe francesi. Dato il clima di tensione, l’opera fu fischiata e Beethoven fu costretto a ritirarla.
Con nuove modifiche, la pièce beethoveniana fu riproposta sullo stesso palcoscenico nel marzo del 1806, riscuotendo un timido consenso. La partitura rimase nel cassetto fino alla primavera del ‘14, quando fu sottoposta all’ultima revisione, operata assieme al poeta Georg Friedrich Treitschke, debuttando al Kärntnertortheater il 23 maggio del 1814, con il nuovo titolo al maschile. In questa terza e ultima edizione, il compositore potenziò la componente ‘alta’ della trama, giovandosi ampiamente della propria inclinazione al grandioso e attingendo i mezzi opportuni dal bagaglio dell’esperienza creativa sinfonica: esso contribuì in modo determinante al linguaggio sonoro dei finali d’atto, alla potenza evocativa di episodi come il recitativo che introduce l’aria di Leonore, e come il delirio estatico della cabaletta che conclude l’aria di Florestan con la visione dell’amata. Il potenziamento sonoro fu insieme la concausa e l’effetto della metamorfosi di Fidelio dall’originaria trama cronachistica verso una dimensione di respiro simbolico e tragico.
Il Teatro La Fenice di Venezia riproporrà la recita di “Fidelio” anche nei giorni 23, 25, 27, 30 novembre 2021, ma ci sono buone notizie anche per chi non potrà raggiungere la Serenissima: la prima di sabato 20 novembre sarà infatti trasmessa a partire dalle ore 19:00 in diretta su “La Repubblica”, “La Stampa”, “HuffPost Italia” e “Rai Radio3”. Il live streaming sarà disponibile anche sul sito del Teatro La Fenice.
Sarà una bella occasione per festeggiare, con ritardo, il duecentocinquantesimo anniversario dalla morte di Ludwig van Beethoven (16 dicembre 1770), passato quasi in sordina a causa della chiusura dei teatri durante l’emergenza sanitaria.
Per ulteriori informazioni consigliamo la consultazione del sito http://www.teatrolafenice.it
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L’Ouverture del Fidelio nell’interpretazione del maestro Bernstein
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