Scenari

Se non ti vedo, ti multo mascherina

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Coronavirus © il Deutsch-Italia
Coronavirus © il Deutsch-Italia
Mascherine per il Coronavirus © il Deutsch-Italia

Mascherine per il Coronavirus © il Deutsch-Italia

Anche in Germania è entrato in vigore l’obbligo della mascherina, pur se generalmente limitato ai mezzi pubblici o nei negozi. Ma nel giro di pochi giorni la mascherina sul volto è diventata un’immagine comune. E l’imposizione del suo uso, secondo i sondaggi, è stata accettata favorevolmente dal 97 per cento dei tedeschi. Dopo la diffusa penuria delle scorse settimane ormai se ne trovano senza problemi; quelle cosiddette chirurgiche, le più diffuse, anche a prezzi non esorbitanti, variabili, ma nella media abbondantemente sotto l’euro al pezzo. Sono molto diffuse, però, le mascherine personalizzate, di stoffa (generalmente cotone) e di ottima fattura, quantunque perlopiù artigianale, soprattutto lavabili e quindi indossabili più volte e anche, per quanto si può, alla moda.

In ogni caso non è sempre obbligatoria una mascherina vera e propria: per essere in regola è sufficiente anche porre su naso e bocca una sciarpa o un foulard. Ma c’è una importante controindicazione all’uso di mascherine et similia, che sembrerebbe logica e che invece così a quanto pare non è, se la solita “Bild” si è sentita in dovere di ricordala ai suoi lettori: non deve essere indossata quando si è al volante dell’automobile. O meglio: non va indossata in un “certo” modo. Spieghiamo meglio. Dal 2017 la legge vieta di indossare mentre ci si trova alla guida di un veicolo “cuffie, scialli – per esempio burka o nihab – o maschere che nascondano o coprano l’intero volto o sue parti rilevanti”. Questo, ovviamente, per ragioni di ordine pubblico. Ma anche per un altro motivo, meno preoccupante o “pericoloso”: contrariamente a quanto avviene in Italia, in Germania, come in altri Stati europei, i “radar” o gli “autovelox” per il controllo della velocità fotografano la parte anteriore del veicolo, e l’inquadratura, oltre alla targa, comprende tassativamente il parabrezza dal lato del guidatore. Le apparecchiature fotografiche sono ormai molto efficienti e con un alto tasso di sensibilità e definizione, per cui le immagini del volto del conducente sono sempre nitide. Ergo: da una sua precisa identificazione non si scappa e non si possono cercare scuse per far credere che alla guida, al momento dell’infrazione, fosse la solita nonnetta compiacente. Con buona pace della privacy.

L’uso della mascherina durante la guida, dunque, è punito con una multa di 60 euro. Ma se si ha l’accortezza di coprire soltanto la bocca e una parte del naso, in modo tale comunque che l’identificazione resti possibile, non si incorre in alcun reato. Va da sé che la norma vale soltanto per il conducente. Gli altri eventuali passeggeri possono coprirsi il volto come vogliono.

La Germania è uno stato federale ed anche per quanto riguarda le misure contro il Coronavirus non sono mancati, fino ad ora, i distinguo tra i vari Länder, soprattutto per quanto riguarda la tempistica di introduzione delle norme restrittive che si stanno succedendo. Sulle mascherine ci si è messi abbastanza d’accordo subito, anche se tale uniformità non si registra per quanto riguarda le reprimende nei confronti di chi non le indossa. Si va dal rigore assoluto della Baviera, che multa i reprobi di almeno 150 euro (ma la punizione arriva a 5.000 se a non indossarle sono commessi o addetti ai negozi), ai 10 euro della Renania-Palatinato, fino alla tolleranza di Berlino ed altri Stati che non prevedono multe. Almeno per ora: perché un vertice tra la Cancelliera Angela Merkel ed i Presidenti dei Länder dovrebbe, tra le altre cose, stabilire a breve una regola uniforme anche per quanto riguarda le multe se non si indossano, dove e quando dovuto, le mascherine.

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nato a Perugia nel 1948 ha la Germania come sua seconda Patria. Oltre a quella italiana, possiede anche la cittadinanza tedesca. Proprio in Germania, nella redazione italiana del Deutschlanfunk di Colonia (radio nazionale tedesca) è decollata la sua lunga carriera di giornalista professionista. Dopo essere stato capo ufficio stampa del Gruppo Fiat a Francoforte ed a Londra e successivamente dell’Italdesign-Giugiaro di Moncalieri (Torino), dal 1999 è tornato a vivere stabilmente in Germania, Ė stato a lungo corrispondente della Gazzetta dello Sport, per la quale, oltre ad occuparsi di calcio, ha seguito regolarmente la F.1 su tutti i circuiti del mondo. Attualmente collabora con varie testate italiane.

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