Visto dalla Germania, c’è un buon segnale trascurato tra Covid e Mes: Mario Draghi resuscita il ministero per il Turismo, abolito per referendum nel 1993. Non ho mai capito il perché, colpa mia, già in quell’anno vivevo a Berlino. Il turismo è uno dei fattori più importanti per il Pil, con una percentuale del 13 per cento. E i turisti tedeschi sono sempre al primo posto. Secondo i dati comunicati dall’Enit, nel 2019 hanno fatto registrare 59milioni di pernottamenti, un aumento minimo dello 0,1 rispetto all’anno precedente, ma il 22,8 in più rispetto al 2010.
Abbiamo, da masochisti, preferito le regioni. Quasi un suicidio. Oggi l’Enit in Germania non ha fondi per la pubblicità, bastano appena per gli stipendi. La nostra rivale Spagna può spendere in spot tv, inserzioni, e promozioni oltre 40milioni di euro all’anno. Ogni regione dispone di fondi più generosi dell’Enit. Qual è il problema? Un tempo i tedeschi venivano per un mese, di anno in anno, sempre nello stesso posto, nella stessa pensione. La maggioranza a Rimini o a Riccione, sul “Teutonengrill” come con autoironia viene indicata la Riviera Adriatica, ma anche a Ischia, o a Viareggio. Oggi dividono le vacanze in più viaggi, e in una settimana vogliono più di un’esperienza: andare alla Scala e proseguire per Venezia o per Firenze, abbronzarsi in Versilia e visitare San Pietro. Serve il coordinamento tra regione e regione, ma di rado avviene.
All’ITB, la Fiera del turismo di Berlino, la più grande al mondo, le regioni intervengono in ordine sparso. Arrivano delegazioni di decine di politici accompagnati dalle mogli. E molti sprecano. Mi invitarono ad una splendida cena della Campania, di sicuro oltre cento euro a coperto, al tempo della spazzatura che sommergeva Napoli. Ai discorsi ufficiali, troppi e troppo lunghi, qualcuno sostenne che non era vero, colpa dei giornalisti, cioè di noi invitati. Bastava suggerire di andare a Capri o Ischia. Ho gustato i tartufi offerti a un’altra cena delle Langhe, ma chi parte da Berlino per andare solo a Alba? Perché napoletani e piemontesi invitano me? Dovrebbero pensare solo ai giornalisti tedeschi.
Per l’Expo di Milano, il ministro Franceschini venne a Berlino a presentare il sito costato milioni e lanciare giustamente il turismo in tutta Italia. I tedeschi ridono ancora per il titolo “Very Bello”, senza senso, si era dimenticato di tradurre il sito anche in tedesco, le traduzioni nelle altre lingue erano zeppe di errori. Anche durante la pandemia che vieta i viaggi, i quotidiani tedeschi nazionali, pubblicano ogni settimana gli inserti turistici senza mai dimenticare l’Italia, nonostante i nostri prezzi. Il mio albergo a Milano durante l’esposizione raddoppiò le tariffe, e non è più tornato indietro.
La “Frankfurter Allgemeine” ricorda che il turismo senza cultura è solo commercio, e sabato ha pubblicato un lungo articolo in ricordo di Gesualdo Bufalino. L’autore Andreas Rossmann, ama la nostra letteratura e conosce l’Italia: Comiso si trova al margine della Sicilia, dell’Italia e dell’Europa, scrive, ma per Bufalino la sua piazza era un solitario polo dell’universo, e Comiso ha un aeroporto, un’occasione per un viaggio e per rileggere un romanzo.
I tedeschi amano la cultura e l’arte, nonostante “Very bello”, e sono quelli che spendono di più, 7,6miliardi nel 2019, con un incremento del 7,4 sull’anno precedente, il 17,2 per cento del totale internazionale. Ed è impossibile valutare l’indotto. Le vacanze in Italia sono sempre unite allo shopping. I miei amici berlinesi sono orgogliosi di aver scoperto un nuovo rosso piemontese o toscano, comprano olio e aceto balsamico, e i maglioni e le scarpe direttamente in fabbrica. Ma il risorto ministero per il Turismo avrà i fondi per intervenire in modo concreto?
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