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Triage alla tedesca

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Centro Test Covid © il Deutsch-Italia
Centro Test Covid © il Deutsch-Italia

Il postino arriva sempre più tardi al mattino, e io attendo una lettera con una certa ansia. Dovrei ricevere l’avviso di quando e dove potrò, o dovrei, essere vaccinato contro il Covid. Oppure un messaggio dalla mia Frau Doktor. Sarò tra i primi, senza merito, per il dubbio privilegio della mia età, insieme con quanti lavorano contro il Covid, in posti a rischio, medici, infermieri, vigili del fuoco. Si dovrebbe cominciare a vaccinare subito dopo Natale, il 27 dicembre. Il vaccino non sarà obbligatorio, al contrario di quanto pretendono molti in Italia. Le dosi non bastano per tutti, entro gennaio ne saranno disponibili 4 milioni, la vaccinazione di massa proseguirà almeno fino all’estate.

Che rispondere? Vado avanti io, e lascio mia moglie a attendere il suo turno? Sono convinto che molti dei prescelti proveranno gli stessi miei dubbi, preoccupati per sé e per le persone a cui vogliono bene, parenti, amici. Quando saranno vaccinati mia figlia e mio figlio a Roma, e la mia giovane nipote? Non è vero che in pericolo siano solo i miei coetanei.

Le autorità tedesche sono precise nel dividere in sei fasce i cittadini. Le raccomandazioni e lo status sociale non contano, non passano avanti i ricchi, i politici, o i vip, attori di successo e calciatori che valgono decine di milioni. Anche in Gran Bretagna, la prima a ricevere il vaccino è stata una signora novantenne.

Antony Fauci © White House Covid

Antony Fauci © White House Covid

Sarò ingenuo, ma credo che in Germania si rispetteranno le regole. Altrove in Europa, che purtroppo si chiama Vecchio Continente, sarei meno sicuro. Negli Usa, il virologo Anthony Fauci, quello che litigava con Trump, ha dichiarato: «Dovremmo vaccinare per primi il presidente Joe Biden e la sua vice Kamala Harris, va protetto chi è importante per la nostra patria». God Bless America, non mi piacciono i Paesi convinti che Dio abbia una bandiera. Anche al tempo del Kaiser e di Adolf, si pensava che Gott parlasse tedesco. Oggi in Germania la pensano diversamente, anche perché in maggioranza sono atei.

A Washington hanno dimenticato la vecchia regola marinara, in caso di naufragio “prima le donne e i bambini”, e il capitano sale per ultimo sulla scialuppa di salvataggio. Non so quando verrà vaccinata Frau Angela, quando lei andava al Kindergarten io andavo al liceo, ma i suoi ministri sono in lista in quinta fascia, quasi tra gli ultimi. Non sono insostituibili. La signora Merkel ha invece il potere di convincere i suoi connazionali che è meglio essere ragionevoli. Quando qualcuno dell’AfD le ha gridato contro in Parlamento, che il lockdown era una follia antidemocratica, lei non ha risposto alzando la voce, ha ricordato che in quel giorno i morti erano quasi mille. Mercoledì scorso, primo giorno di chiusura totale, erano 698. Come è possibile in Germania, che era la prima della classe, con 28mila letti a terapia intensiva, aumentabili a 40mila, con un sistema sanitario che dovremmo invidiare?

Lichen99 WK14 Zittau dworzec kolejowy, CC BY-SA 4.0

Lichen99 WK14 Zittau dworzec kolejowy, CC BY-SA 4.0

A Zittau, in Sassonia, nella ex Ddr, 90mila abitanti, si è cominciato con il triage, parola che dovrebbe far meno paura di “selezione”. Chi scegliere di accogliere se l’ospedale è al completo? Anche a Berlino i posti a terapia intensiva liberi sarebbero ancora un centinaio. Troppo pochi per sentirsi al sicuro. In questo caso, l’età da privilegio diventa un handicap. Meglio lasciare la precedenza ai giovani. L’Istituto etico, l’Ethrikat, non è d’accordo, ma alla fine tocca al medico l’ultima parola. A Zwittau si cerca di smentire la notizia, nonostante la smentita della smentita: il telegiornale mostra gli elicotteri che portano altrove i pazienti. In altre regioni non si è ancora al limite di guardia, anche se ci sono i letti e manca il personale specializzato. Però, spiegano i dottori, un viaggio pur breve potrebbe essere fatale per molti pazienti.

Come mai a Zittau, ex zona industriale al tempo del muro, l’indice di contagio è tre volte più alto della media? E anche in quella che è chiamata la “Svizzera sassone”, zona di montagna dall’aria salubre, al confine con la Repubblica Céca? Gli italiani sanno bene o male che sono stati compiuti degli errori, alcuni molti anni fa. I tedeschi credevano di essere perfetti, e cominciano a dubitare di se stessi. Obbediscono a Frau Angela, quasi tutti: la vita è più importante del Tannenbaum, l’albero di Natale.

 

 

© per gentile concessione di ItaliaOggi

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Roberto Giardina, dal 1986 in Germania, è corrispondente per il QN (Giorno-Resto del Carlino- La Nazione) e Italia Oggi. Autore di diversi romanzi e saggi, tradotti in francese, spagnolo, tedesco. In Germania è uscito "Guida per amare i tedeschi", "Anleitung die Deutschen zu lieben" (Argon e Goldmann), "Complotto Reale" (Bertelsmann), "In difesa delle donne rosse" (Argon), "Hundert Zeilen", "Berlin liegt am Mittelmeer" (Avinus Verlag), "Pfiff", romanzo sulla Torino degli Anni Sessanta e la rivolta operaia di Piazza Statuto; "Attraverso la Francia, per non dimenticare il Belgio"; "Lebst du bei den Bösen?", "vivi tra i cattivi, la Germania spiegata a mia nipote"; e recentemente "Il Muro di Berlino. 1961-1989".

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