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Il “Tüv” non è perfetto

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Tüv © il Deutsch-Italia
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Tüv  © il Deutsch-Italia

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Un tedesco su quattro, circa il 25 per cento non crede in Dio. Il dato risale al 2018, non so se a causa del Covid nel frattempo gli atei siano aumentati o diminuiti. Ma il cento per cento, o quasi, crede nel “Tüv”, la divinità della tecnica che controlla la mitica perfezione del Made in Germany. Non solo: garantisce anche che quanto viene prodotto altrove, dai meno affidabili stranieri, sia altrettanto sicuro.

Oggi il mito ha subito un duro colpo, o dovrebbe. Il “Tüv” ha garantito la solidità di una diga costruita in Brasile, che ha ceduto pochi mesi dopo. Le vittime furono 270, un’intera vallata venne sommersa dal fango, e i brasiliani chiedono i danni. Il processo si è appena aperto a Monaco di Baviera, durerà qualche anno, vedremo come andrà a finire. Una notizia che dovrebbe apparire in prima pagina, e in apertura dei telegiornali, invece non ha grande risalto, a parte sulla “Süddeutsche Zeitung”, il quotidiano cittadino, che in un commento lascia capire che forse i brasiliani non hanno tutti i torti.

Tüv  © il Deutsch-Italia

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“Tüv” sta per Technischer Überwachungsverein, società per il controllo tecnico, e se vivete in Germania non potete sfuggirle. Il suo sigillo appare ovunque, sull’apriscatole elettrico, sulla macchinetta del caffè espresso, sulla lavatrice e il frigorifero, sull’impianto dell’aria condizionata, sull’ascensore. Gli uomini del “Tüv” sono i sacerdoti che garantiscono la vostra sicurezza. Il passeggino non si trasformerà in una trappola per il neonato, il giocattolo è a prova di bambino, il piccolo non si taglierà, non ingoierà frammenti di plastica o di metallo. È più di un sigillo di qualità, anche se appare perfino sui tubetti di dentifricio e sui prodotti in scatola.

Ogni due anni la mia auto deve passare il “Tüv”, come si dice in gergo. Cioè sottoporsi alla periodica verifica. Come in Italia o ovunque? Sì, ma quelli del “Tüv” sono severissimi. Non c’è scampo. Trovano il minimo difetto. E si accaniscono sulle macchine straniere: non hanno fiducia in noi italiani o francesi, o negli inglesi quando ancora producevano Rolls Royce, Jaguar o Aston Martin.

Secondo i tedeschi, Fiat, Alfa Romeo e Lancia non costruivano vetture resistenti al clima nordico. Solo dopo controlli puntigliosi, sconfitti e rassegnati applicavano la loro targhetta sulla targa della mia Alfa Coupe 2000 carrozzata da Bertone nel 1972. Una garanzia anche per me. Una Old Car può essere pericolosa. Una sicurezza che mi costava intorno ai 120 euro ogni due anni, e ora grazie ai brasiliani scopro che il “Tüv” non è perfetto. Oggi, comunque, guido un’utilitaria Made in Germany, e non ho più problemi. Viene promossa in pochi minuti, anche se sta per compiere dieci anni.

Il “Tüv” è nato nel 1866, ancor prima del Reich di Bismarck che unì i vari stati tedeschi, ed è diviso in tre società, il “Tüv” del Nord, quello centrale del Rheinland, la Renania, e il “Tüv” Sud, quello sotto accusa per il disastro in Brasile. Ha 800 sedi, 24mila dipendenti e un bilancio di 2,5miliardi di euro, di cui il 43 per cento proveniente dall’estero. È presente ovunque, dall’Europa all’Oriente, anche in Italia, dove agisce il “Tüv” del Rheinland.

In Brasile, nella località di Brumafinho, a Nord est di Rio, la società Vale costruì una diga, completata nell’autunno del 2018. Per il controllo, la comunità si affidò alla filiale del “Tüv” di Rio. I tecnici, tutti brasiliani, avevano più di un dubbio sulla solidità della struttura, ma – a quanto pare – erano in soggezione nei confronti della società costruttrice e chiamarono per il verdetto un ingegnere tedesco da Monaco, che garantì sulla sicurezza della diga. Dopo pochi mesi, nel gennaio del 2019, la diga cedé, le vittime furono 270, e la vallata è scomparsa sotto una coltre di fango spessa tre metri diventata dura come il cemento.

Ora la comunità di Brumafjnho chiede i danni. La “Tüv” Sud ha già speso venti milioni in avvocati per respingere le accuse. I responsabili sono i tecnici della succursale brasiliana. Il loro ingegnere, aggiungono, non era un esperto di dighe. Allora perché lo anno inviato come garante? Il “Tüv” darebbe solo un parere, responsabili sono sempre i costruttori. Perché si fanno pagare le perizie, rispondono dal Brasile?

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Roberto Giardina, dal 1986 in Germania, è corrispondente per il QN (Giorno-Resto del Carlino- La Nazione) e Italia Oggi. Autore di diversi romanzi e saggi, tradotti in francese, spagnolo, tedesco. In Germania è uscito "Guida per amare i tedeschi", "Anleitung die Deutschen zu lieben" (Argon e Goldmann), "Complotto Reale" (Bertelsmann), "In difesa delle donne rosse" (Argon), "Hundert Zeilen", "Berlin liegt am Mittelmeer" (Avinus Verlag), "Pfiff", romanzo sulla Torino degli Anni Sessanta e la rivolta operaia di Piazza Statuto; "Attraverso la Francia, per non dimenticare il Belgio"; "Lebst du bei den Bösen?", "vivi tra i cattivi, la Germania spiegata a mia nipote"; e recentemente "Il Muro di Berlino. 1961-1989".

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