Blog

I manifesti elettorali

0
Manifesti elettorali a Berlino © il Deutsch-Italia
Manifesti elettorali a Berlino © il Deutsch-Italia
Manifesti elettorali a Berlino © il Deutsch-Italia

Manifesti elettorali a Berlino © il Deutsch-Italia

Da qualche settimana prima delle elezioni (il 26 settembre), i partiti hanno potuto invadere città e paesi con i loro manifesti elettorali. Ma non possono imbrattare i muri. Sono di dimensioni ridotte e vengono appesi ai lampioni, non incollati alle mura dei palazzi. Entro pochi giorni dal voto, dovranno essere tolti, e i candidati colpevoli che non rispettano la scadenza rischieranno una multa.

I manifesti, di solito, più che a un partito fanno propaganda ai singoli politici, quanti aspirano al Bundestag, il Parlamento federale, e quelli che si accontentano di essere eletti deputati regionali. Nella mia Berlino, si vota lo stesso giorno per il Senato, la Capitale è una città stato. Io come residente, ma senza doppia cittadinanza (a che mi serve?), non potrò votare per il borgomastro della metropoli, ma solo per il sindaco e per la giunta di quartiere. Per 48 giorni vedrò oscillare mossi dal vento le facce delle signore e dei signori che sperano di governare la Germania.

La grafica lascia piuttosto a desiderare. I candidati hanno quasi tutti il sorriso melenso e lo sguardo vacuo di chi si trova davanti all’obiettivo, non importa se del fotografo di quartiere o da un ritrattista famoso e esoso.

Armin Laschet © CC BY-SA 3.0 Sandro Halank WC

Armin Laschet © CC BY-SA 3.0 Sandro Halank WC

Il cristianodemocratico Armin Laschet, sempre in testa anche se continua a perdere terreno, non è proprio fotogenico, ma è una qualità indispensabile per un Cancelliere? “Gemeinsam für ein modernes Deutschland”, è il suo slogan, insieme per una Germania moderna. Un invito al sabotaggio. Nelle prime ore, qualcuno ha già cancellato le prime tre lettere, e Armin dice: “einsam”, cioè solo. Lui e il suo partito sono attaccati al potere, ma non riescono a comunicare.

Markus Söder, il leader della Csu, i cristianosociali bavaresi, ha dovuto cedere la candidatura a Laschet, anche se i sondaggi erano tutti a suo favore, ed ora proclama con orgoglio regionale. “Gut für Bayern. Gut für Deutsclnad”, quel che è bene per la baviera è bene anche per la Germania. La regione è la più ricca e meglio amministrata del Paese.

Olaf Scholz, il candidato socialdemocratico, appare serio come un dirigente d’azienda, in giacca e cravatta, le mani conserte. I compagni sono ormai dei buoni borghesi. Lo slogan è semplice: “Respekt für dich”, rispetto per te. Uno slogan ambiguo: rispetto per te elettore, o per Scholz? La sigla del partito Spd, diventa “Sozial Politik für dich”. Il ritratto è in bianco e nero su uno rosso. In un altro manifesto si spiega: “Rosso sta per energia, amore, fuoco e forza.”

Robert Habeck, Parteichef Bündnis 90 / Die Grünen, Berlin

Il manifesto dei Grünen è ovviamente verde, graficamente un po’ confuso, e la candidata Annalena Baerbock appare in coppia con Robert Habeck. Lei ha compiuto una serie di errori e ha perso da aprile la metà delle preferenze in base ai sondaggi, oggi appena il 13 per cento la giudica all’altezza di prendere il posto di Frau Merkel. Con Robert, che le ha dovuto cedere il passo solo perché uomo, sarebbe andata meglio: “Pronti a cambiare il Paese, se ce lo permettono”.

La Linke, all’estrema sinistra, non punta su un leader. Il manifesto ritrae un signore elegante, che mostra con orgoglio un Rolex d’oro al polso. Il messaggio non scritto è: il nemico del popolo si riconosce dall’orologio. Il partito ha in programma una stangata fiscale per i ricchi, una patrimoniale che corregga le ingiustizie sociali, dopo il Covid i ricchi sono diventati ancora più ricchi, e i poveri più poveri.

Christian Lindner

Dalla parte opposta, Christian Lindner, il leader dei liberali, dichiara: “Nie gab es mehr zu tun”, non c’è mai stato tanto da fare. La Germania, dopo l’era di Frau Merkel, dopo il Covid, è un cantiere, ma nessuno si mette al lavoro. I socialdemocratici e i cristianodemocratici sono fermi, difendono lo status quo, in realtà hanno paura dei cambiamenti. Il sogno dei Verdi a Lindner e ai suoi elettori appare come un incubo.

A ogni leader viene dedicata una “intervista dell’estate” dalla Tv pubblica, un’ora a tu per tu con un giornalista. Quanto basta per spiegare cosa intende fare per il Paese. E ogni partito potrà trasmettere i suoi spot, per un tempo in proporzione ai voti ricevuti. Non basta pagare per ottenere più pubblicità. I piccoli protestano, come si fa a cambiare se i più forti ottengono un vantaggio?

.

.

© per gentile concessione di ItaliaOggi

Print Friendly, PDF & Email
jav xxx
tube
mm
Roberto Giardina, dal 1986 in Germania, è corrispondente per il QN (Giorno-Resto del Carlino- La Nazione) e Italia Oggi. Autore di diversi romanzi e saggi, tradotti in francese, spagnolo, tedesco. In Germania è uscito "Guida per amare i tedeschi", "Anleitung die Deutschen zu lieben" (Argon e Goldmann), "Complotto Reale" (Bertelsmann), "In difesa delle donne rosse" (Argon), "Hundert Zeilen", "Berlin liegt am Mittelmeer" (Avinus Verlag), "Pfiff", romanzo sulla Torino degli Anni Sessanta e la rivolta operaia di Piazza Statuto; "Attraverso la Francia, per non dimenticare il Belgio"; "Lebst du bei den Bösen?", "vivi tra i cattivi, la Germania spiegata a mia nipote"; e recentemente "Il Muro di Berlino. 1961-1989".

Che c’entra Putin con il formaggio olandese?

Articolo precedente

Kunstwerkhof – Vertrauen in Bewegung

Articolo successivo

Commenti

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *