“Eine lange Liebe geht zu Ende”, annuncia un tweet del Bundestag, finisce un lungo amore. A partire dalla prossima legislatura. dopo il voto del 26 settembre, insieme con Frau Angela, andranno in pensione anche i fax. Una doppia notizia per me: ignoravo che il Bundestag comunicasse via tweet come Donald Trump e gli adolescenti, e non sospettavo che i fax fossero ancora usati dagli Abgeordnete, i deputati, e dai funzionari del Parlamento.
Per la precisione gli apparecchi, che appartengono al passato tecnologico, sopravvissuti a internet e ai computer, sono ancora circa 900, ma il funzionario che ha dato la notizia si preoccupa di precisare che si tratta di fax moderni, niente a che vedere con gli esemplari di qualche anno fa. Sarà, mi chiedo chi li usi.
Già una quindicina di anni fa, mi offesi perché qualcuno a cui avevo inviato un fax, mi sbeffeggiò via email: sei un dinosauro tecnologico. Certamente, anch’io da tempo mando documenti, articoli, con il computer, ma ho sempre un numero di fax attivo a casa, che non uso e non squilla mai. Però, a lungo, diverse amministrazioni pubbliche italiane mi chiedevano un fax e non una mail.
Una rivoluzione velocissima. Nei giornali, i giovani colleghi si meravigliano che io un tempo dettassi gli articoli al telefono a stenografi abilissimi, a cui non dovevi fare lo spelling dei nomi stranieri, Helmut Schmidt o Erich Honecker. Una volta che mi distrassi e iniziai a dettare lettera per lettera, lo stenografo giustamente si risentì: lo so, non perdere tempo.
Alla Pressehaus di Bonn, il palazzo della stampa, al pianterreno si trovava un ufficio della Bundespost, la posta tedesca, al servizio dei giornalisti, con una ventina almeno di telescriventiste bravissime. Trasmettevano i pezzi in lingue che ignoravano, velocissime, con rari sbagli di battitura. Dalla telescrivente uscivano lunghe strisce di carta giallina traforata, lettere e parole trasformate in forellini. Ma ai giornalisti per motivi sindacali era vietato usare la telescrivente.
Quando nell’ottobre del ‘78 mi trovai a Cracovia per scoprire chi fosse questo Woytila diventato Papa, dalla Polonia in quei giorni era quasi impossibile telefonare. Noi inviati italiani ci impossessammo del telex dell’unico albergo moderno, e il collega Piero Benettazzo, l’unico capace di usare l’apparecchio, trasmise lealmente tutti i pezzi, il mio e quello di altri due colleghi. Non tutti l’avrebbero fatto.
Nell’’86, doveva essere aprile, fui inviato dall’“Europeo” a Vienna, per la visione privata di “Rosa Luxemburg”, il film di Margarethe von Trotta, e parlare con la regista. Volevano un pezzo molto lungo, e via fax. Fu la mia prima volta, il mio albergo ne era sprovvisto, scoprii che esisteva solo un fax pubblico alla Posta centrale. Ci andai, era guasto, ma promisero di trasmettere l’articolo a mezzanotte. Così avvenne, fu l’inizio della rivoluzione: scomparvero le telescriventiste a Bonn, gli stenografi erano già quasi estinti. Io mi comprai un fax.
In realtà era un’invenzione antica. Anche le telefoto erano dei fax. Arrivò internet e scomparvero i fax. Eine lange Liebe? In realtà fu un amore veloce. Qualcuno al Bundestag deve continuare ad amarli, chissà perché, sospetto che li guardi in ufficio senza usarli, come un sopramobile che ricorda il passato. Anch’io in uno scaffale tra i libri ho sistemato la mia Olivetti Lettera 25 verdolina. Al mercato delle pulci a Trastevere le vendono per dieci euro, per me è una vecchia amica senza prezzo.
© per gentile concessione di ItaliaOggi
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