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Le signore si danno alla pesca

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Nel film “Radio Days”, Woody Allen ricorda che nella sua infanzia in famiglia le donne detestavano lo zio che andava a pesca, perché poi toccava a loro pulire i merluzzi. Compito femminile. Alle signore non piace andare a pesca, e di conseguenza non saprebbero usare ami e lenze. Non è cosa per loro, come si legge nei manuali anche non tanto vecchi. Un’arte da lasciare ai compagni, come il gioco degli scacchi. Forse perché sanno che per quieto vivere è meglio non dare scacco matto all’amato, e dimostrargli di essere più brave a prendere trote e lucci.

Le donne ormai da tempo hanno conquistato gli scacchi, e negli sport dove non domina la forza bruta (come il tennis) battono i maschi. In tempo di Covid ora hanno scoperto la pesca. “Der Spiegel”, per non annoiare i lettori con articoli sul virus e sul dopo Merkel, nell’ultimo numero dedica un lungo reportage alla pesca femminile: “Angeln: Frauenanteil in der Männerdomäne wächst“, pesca, cresce la percentuale femminile in un campo maschile. I redattori tedeschi preferiscono la precisione ai titoli ad effetto.

Nel 2015, i pescatori dilettanti in Germania erano 4milioni e settecentomila, l’anno scorso oltre cinque milioni e mezzo. Le associazioni sportive confermano l’improvviso aumento, e le donne sono almeno il trenta per cento tra i nuovi iscritti. Andare lungo i fiumi o su un lago è consentito durante il lockdown, senza mascherina. La lenza come alibi per una passeggiata all’aria aperta? Ma erano in aumento anche prima dell’epidemia. Nel 2002 le donne erano il sette per cento, oggi sono l’undici. «Crescono ma la pesca rimane ancora un’attività maschile», commenta Robert Arlinghaus, professore per l’economia della pesca all’Humboldt Universität a Berlino.

The secrets of angling di Izaak Walton

The secrets of angling di Izaak Walton

Un’estate molto lontana, condussi mia figlia di otto anni alla pesca d’altura su una secca al largo di Lampedusa, su un fondale di un centinaio di metri. Prese un dentice di tre chili, ed è un’impresa perché ci vuole abilità e pazienza per tirarlo su, senza che spezzi la lenza. L’aiutai solo alla fine per tirare in barca il dentice. Prevedo che qualcuno dirà che ero un cattivo padre, ma io non dimentico la felicità e l’orgoglio negli occhi di mia figlia. Io quel giorno non presi nulla. Un caso? Non è sempre fortuna. Le donne sarebbero da sempre abili pescatrici se avessero avuto la possibilità di dimostrarlo.

Izaak Walton nel suo manuale del 1653 scrive che “la pesca è un hobby esclusivamente riservato ai signori”. All’inizio era un passatempo dei nobili che molto lentamente venne praticato anche dalla gente comune. «Alle mie lezioni», spiega il professor Arlinghaus, «vent’anni fa avevo solo uomini, per motivi pratici, come il figlio di un allevatore di carpe. Oggi quasi un terzo degli studenti sono ragazze, e non meno brave dei compagni».

Najwa Hussein © Facebook

Najwa Hussein © Facebook

Najwa Hussein, 41 anni, ha trasformato la passione in un lavoro, e porta gruppi di pescatori lungo l’Elba ad Amburgo, o sul Baltico. È stata una delle prime donne a organizzare partite di pesca undici anni fa, adesso ha diverse colleghe. «Quando ho cominciato, se andava male, qualche uomo commentava che era colpa mia, una donna a bordo porta sfortuna». All’inizio i clienti erano quasi tutti uomini, adesso arrivano gruppi di signore. Oppure, il marito sta a guardare e pesca la moglie. Gli uomini fanno battute, vogliono dimostrasi tolleranti, ma cambiano umore se alla fine della giornata la compagna è stata più brava, o ha preso il luccio più grosso.

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© per gentile concessione di ItaliaOggi

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Roberto Giardina, dal 1986 in Germania, è corrispondente per il QN (Giorno-Resto del Carlino- La Nazione) e Italia Oggi. Autore di diversi romanzi e saggi, tradotti in francese, spagnolo, tedesco. In Germania è uscito "Guida per amare i tedeschi", "Anleitung die Deutschen zu lieben" (Argon e Goldmann), "Complotto Reale" (Bertelsmann), "In difesa delle donne rosse" (Argon), "Hundert Zeilen", "Berlin liegt am Mittelmeer" (Avinus Verlag), "Pfiff", romanzo sulla Torino degli Anni Sessanta e la rivolta operaia di Piazza Statuto; "Attraverso la Francia, per non dimenticare il Belgio"; "Lebst du bei den Bösen?", "vivi tra i cattivi, la Germania spiegata a mia nipote"; e recentemente "Il Muro di Berlino. 1961-1989".

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